Okinoshima: l’isola per soli uomini

La mitologia greca racconta che sull’isola di Lemno, nella parte settentrionale del Mar Egeo, fosse permesso l’accesso solo alle donne e tutti gli uomini che vi attraccavano venivano uccisi per non scatenare le ire di Afrodite. Lemno fu la prima tappa delle avventure degli Argonauti, la spedizione per il recupero del vello d’oro. Sull’isola vivevano solo donne e il loro destino era quello di non congiungersi agli uomini per aver offeso la dea trascurando il suo culto.
Le leggende e i miti del passato sono sicuramente molto interessanti e fantasiosi, ma alcuni culti e alcune tradizioni si sono mantenuti nei secoli e casi come questo di cui sto per parlarvi non sono sporadici, ma in tutto il mondo si verificano ancora oggi.
In questo caso ci dobbiamo spingere fino al Giappone, ed in particolare sulla piccola isola di Okinoshima, non più grande di 250 ettari. Okinoshima fa parte della prefettura di Fukuoka, e sebbene da noi sia pressoché sconosciuta fa parte del patrimonio mondiale dell’UNESCO: ciò ovviamente non lo si deve al fatto che sono ammessi solo maschi, ma perché sul suo territorio ci sono importantissime costruzioni di valore religioso e architettonico ineguagliabili.
Per raggiungerla bisogna andare a visitare la parte meridionale del Giappone, dove un tempo partivano le navi che commerciavano con Corea; oggi si tratta di zone turistiche molto belle e frequentate, tanto che le compagnie turistiche hanno addirittura istituito proprie rotte con traghetti e navi per permettere la più ampia scelta per le visite delle isole; tutte tranne una perché chi vuole andare a visitare l’isola di Okinoshima è sottoposto addirittura a controlli corporali per assicurare che la raggiungano solo maschi.
Ma perché questa rigida restrizione?
Okinoshima sin dal IV secolo è considerata un’isola sacra e fino al IX secolo sono sorti moltissimi templi, altari, luoghi sacri e pali per le offerte agli dei da parte degli shintoisti. Poiché era un’isola raggiungibile solo dai marinai e dai commercianti divenne un luogo sacro al maschile e ancora oggi ci sono oltre 80.000 reliquie esposte nei vari templi, tutti oggetti preziosi o personali, segno di quanto ci tenessero (e ci tengano) i giaspponesi. Spade, oggetti votivi, oggetti preziosi, sete e statue venivano lasciati in dono ai sacerdoti per ringraziare gli dei o chiedere loro una grazia e oggi tutti questi oggetti sono considerati dal popolo giapponese dei tesori nazionali.
Oggi l’isola ha solo un residente, il custode del santuario Munakata Taisha, ed è il suo compito di assicurarsi che solo gli uomini visitino l’isola. È suo compito anche eseguire un rito di purificazione prima di lasciare che i visitatori mettano piede sull’isola e di accertarsi (nonostante i controlli ferrei alla partenza) che nessuno di loro sia donna. Il culto è molto antico e ancora si rifà alle credenze secondo cui le donne fossero impure e che la dimostrazione di questo fossero le mestruazioni; sotto questo punto di vista il sacerdote è restrittivo anche verso gli uomini e rimanda indietro chi mostra ferite recenti e addirittura chi per caso perde sangue dal naso.
Recentemente un gruppo hindu statunitense ha iniziato una protesta per la discriminazione sessuale che avviene a Okinoshima, ma il governo giapponese è molto rigido sul voler mantenere le tradizioni del passato. Se può essere una consolazione per le donne, sull’isola nemmeno gli uomini sono ammessi in grosse quantità: solitamente l’isola viene aperta al turismo solo nel mese di maggio e non più di 200 per volta.
Piccola curiosità: se Okinoshima vi sembra restrittiva vi basti pensare al Monte Athos nella penisola Calcidica in Grecia. Ancora oggi i 20 monasteri ortodossi offrono ristoro a chiunque ne abbia bisogno, ma a due condizioni imprescindibili: essere di sesso maschile e in possesso di un permesso di soggiorno. Il controllo viene effettuato all’imbarco da Uranopoli e ripetuto all’arrivo a Dafni. E non finisce qui: i monaci mantengono una tradizione letterale del divieto e ciò include il fatto che l’interdizione si estende anche agli animali domestici di sesso femminile e che tutti gli animali selvatici femminili trovati nei pressi del monastero vengono deportati o uccisi qualora cerchino di entrare nei luoghi sacri. Stranamente (non ho capito il perchè) alle gatte è concesso l’ingresso ai luoghi sacri, unica rigorosa eccezione.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere