Tarrare il divoratore

Di tanto in tanto i media ci mettono al corrente di persone eccezionali, dalle capacità fuori dal comune o con patologie al limite del credibile. Anche in passato succedevano di questi casi (molti avranno sentito parlare dei “freak show”), ma come spesso succede le notizie si perdono nel tempo e solo di pochi si può attestarne la veridicità.

Quest’uomo è affettivamente vissuto, esistono documenti sugli studi effettuati su di lui, ma le notizie sono quasi sempre incomplete e la sua figura tende a sconfinare nella leggenda. Cercherò come al solito di mettere insieme i pezzi per giungere ad una biografia quanto meno “plausibile”.

Tarrare probabilmente era il nomignolo che l’uomo assunse quando iniziò ad esibirsi come fenomeno da baraccone: non si consoce il suo nome esatto perché la famiglia si disfece presto di lui e fu costretto per diverso tempo alla vita di strada. Ad ogni modo nacque a Lione nel 1772. La sua era una famiglia contadina e mai prima di lui c’erano stati casi particolarmente bizzarri. Sin da piccolo il bambino mostrò un appetito fuori dal comune, ma fino alla pubertà la cosa non preoccupò più di tanto i genitori.

Forse con lo sviluppo anche qualcosa nella tiroide cambiò perché Tarrare iniziò ad essere costantemente affamato e arrivò a mangiare un quarto di bue in una sola giornata. A 13 anni i suoi genitori non erano più in grado di procurarsi il cibo necessario a sfamarlo e scelsero di abbandonarlo per strada. L’adolescente iniziò a vagabondare e si unì prima ad una compagnia di ladri e prostitute e poi ad un gruppo circense in cui iniziò ad esibirsi come fenomeno da baraccone.

In quel modo riuscì quanto meno a sostentarsi: il suo numero consisteva nell’ingoiare oggetti di vario tipo, sassi e perfino animali vivi ed ebbe così successo che ad un certo punto “si mise in proprio” esibendosi come artista di strada per le vie di Parigi. La cosa impressionante era che a 17 anni pesava appena 45 kg e nessuno riusciva a comprendere come un ragazzo così magro potesse mangiare così tanto.

Nel 1792 scoppiò la guerra della Prima Coalizione e Tarrare si arruolò nell’Armée Révolutionnaire Française credendo che in quel modo potesse trovare il cibo necessario al suo sostentamento; ma le razioni militari erano insufficienti e lui, per placare la fame, fu più volte visto consumare i rifiuti presi dai cesti della spazzatura. Quella sua attitudine, oltre a sconcertare diversi commilitoni, lo portò ad accusare diversi problemi digestivi e finì per essere ricoverato in ospedale.

Ovviamente il suo caso affascinò diversi medici e Tarrare divenne oggetto di molti esperimenti volti a capire fin dove riuscisse ad arrivare il suo appetito. Si dice che fosse capace di mangiare in una sola volta un pasto sufficiente per 15 persone, di inghiottire serpenti vivi e che un giorno ingoiò un’anguilla intera senza masticarla. Nonostante ingurgitasse un quantitativo spropositato di cibo era di dimensioni e aspetto normali e non mostrava alcun segno di malattia mentale; anzi, fu descritto come una carattere mite e apatico.

Nel 1794 tornò al fronte e il generale Alessandro di Beauharnais cercò di sbarazzarsi di lui condannandolo ad una missione suicida: disse a Tarrare che l’esercito avrebbe sfruttato la sua capacità di ingoiare oggetti interi per scopi bellici e lo inviò oltre le fila nemiche con il compito consegnare documenti importanti ad alcune spie; i documenti furono messi in una scatola di legno e Tarrare la ingoiò: sarebbero stati recuperati dalle sue feci una volta giunto in una destinazione sicura.

Beauharnais sapeva benissimo che Tarrare non conosceva il tedesco e infatti non ci volle molto che fu catturato dalle truppe prussiane nei pressi di Landau. Fu portato dinanzi al generale Zoegli e dopo un giorno di prigionia rivelò la sua missione; quando la scatola venne finalmente defecata, Zoegli scoprì che il messaggio, che a Tarrare era stato detto “di vitale importanza”, era in realtà una presa in giro a opera di Beauharnais.

Tarrare fu condotto al patibolo e gli venne posto il cappio attorno al collo, ma lo stesso Zoegli capì che il povero soldato era vittima del raggiro dal suo generale e così ordinò che fosse una messa in scena. Tarrare fu picchiato e deriso, ma poi rilasciato e riconsegnato alle armate francesi.

Quell’esperienza lo segnò nel profondo e lui si fece ricoverare in ospedale per sottoporsi a qualsiasi procedura che potesse curare il suo appetito. Su di lui vennero sperimentati moltissimi intrugli, come bevande a base di laudano, di pillole di tabacco, di aceto di vino e uova alla coque, ma nessuno di loro ebbe successo. Tarrare durante la degenza arrivò all’apoteosi delle stranezze e per saziare il suo appetito tentò di bere il sangue salassato dei pazienti e addirittura di nutrirsi dei cadaveri dell’obitorio. Fu anche visto uscire dal nosocomio per scavare tra i rifiuti e rubare i resti inutilizzabili fuori dai macelli. Sospettato addirittura di aver mangiato un bambino, fu espulso dall’ospedale e riapparve solo quattro anni dopo, nel 1798, nelle strade di Versailles, affetto da tubercolosi. Fu nuovamente ricoverato, ma morì poco dopo a seguito di un lungo attacco di diarrea essudativa.

Tarrare nei pochi documenti giunti fino a noi viene sempre descritto come un uomo di altezza media, magro e con i capelli biondi molto fini. La sua bocca era però notevolmente più larga del normale, le labbra quasi inesistenti e la sua pelle era molto elastica. Il suo addome aveva la capacità di dilatarsi e restringersi a seconda di ciò che mangiava e il corpo mostrava un’intensa sudorazione e un odore sgradevole; si diceva che Tarrare “puzzava a tal punto che l’odore diveniva insopportabile già entro la distanza di venti passi”.

I medici riportarono che dopo aver mangiato solitamente si addormentava e raggiungeva una sorta di letargo durante il quale digeriva; molto spesso era colpito da intensi attacchi di diarrea, come quella che lo uccise.

Ma cosa aveva Tarrare? Nei decenni successivi alla sua morte (ma ancora oggi) si è molto discusso sul suo caso e le opinioni di alcuni medici avvallano l’ipotesi che l’uomo soffrisse di ipertiroidismo, che comporta un estremo appetito, sudorazione, capelli fini e intolleranza al caldo; qualcuno invece crede che Tarrare abbia avuto un problema all’amigdala, una parte del cervello che porta all’iperfagia se gli viene danneggiata.

Il suo è un mistero destinato a permanere nei secoli e forse la sua vicenda oggi intreccia fati storici con un po’ di leggenda.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere