Il fantasma di Costanza De Cupis

Quando si parla di fantasmi o costruzioni infestate si tende ad immaginare luoghi isolati, lontano da tutto e da tutti, spesso teatro di omicidi o morti violente. E spesso le indicazioni geografiche sono vaghe, a volte errate o si dice che quella costruzione è crollata o è stata abbattuta. Per una volta vi parlo di un fantasma in pieno centro della nostra capitale, in una delle vie più famose e la cui dimora è ancora visibili e alcune volte visitabile.
Non serve essere di Roma per sapere dove si trova Piazza Navona; ecco, il resto di questo edificio si affaccia proprio lì, anche se l’entrata principale è in via dell’Anima. Oggi si chiama Palazzo De Cupis, ma prima che avvenisse la storia che vi scriverò tra poco era conosciuto come Palazzo Pamphilj.
Nei primi anni del 1600 a palazzo viveva Costanza Conti un ragazza descritta come molto avvenente. La cosa che però colpiva chiunque la vedesse erano le sua mani, di un candore unico e dalla bellezza invidiata da tutte le dame dell’aristocrazia.
La giovane donna andò in sposa al nipote del cardinale Giandomenico De Cupis e anche dopo il suo matrimonio la usa bellezza rimase tale e le sue mani rimasero perfette, tanto che un artista di nome Bastiano le chiese di poterne fare un calco per mostrarle a tutti nella propria bottega. L’uomo fece un calco in gesso di una sua mano e la sua opera divenne talmente che la gente andava a vederla in pellegrinaggio quasi fosse una reliquia.
La leggenda vuole che un giorno un frate di San Pietro in Vincoli, giunse alla bottega a rimirare quella opera d’arte e che, stupefatto da tutta l’ammirazione della gente che quasi venerava quel calco, disse un frase del tipo:
«Se quella mano è umana, merita d’essere tagliata!»
Probabilmente si riferiva al fatto che le persone ne parlavano quasi con blasfema ammirazione e che sembravano più attratti da quel pezzo di gesso che dalla croce del Cristo.
Quell’episodio giunse alle orecchie di Costanza che da quel giorno si fece prendere dal terrore e dall’angoscia, vedendo in quell’affermazione un oscuro presagio. La donna, religiosissima, ordinò che il calco venisse distrutto e prese la decisione di rinchiudersi in casa per rinunciare alla vita mondana e espiare colpe che effettivamente non aveva pregando e cucendo.
Qualche tempo dopo la ragazza si punse il dito con l’ago mentre stava ricamando e quella che sembrava una ferita di poco conto si infettò e si estese rapidamente a tutta la mano e il braccio. La mano andò in cancrena e a nulla servirono gli unguenti e le medicine dei medici: dovette essere amputata. Ma nemmeno quella drastica decisione riuscì a salvare Costanza perché l’infezione era ormai in circolo e la donna morì a causa della setticemia.
Questa triste vicenda nei decenni a seguire venne tramandata di padre in figlio, assunsero i connotati di una leggenda e i romani ancora oggi sostengono che il fantasma di Costanza De Cupis si aggiri nel palazzo e che una bellissima e pallida mano appaia dietro il vetro di una finestra di Palazzo De Cupis quando la luna fa capolino e i suoi raggi illuminano la facciata. In molti sostengono che quella forma sia speso visibile anche dalla piazza sottostante.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere