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La casa infestata di Messina

Negli ultimi tempi, quando tratto misteri italiani, ho cercato di spaziare da nord a sud e da ovest a est, in modo da dare spazio a tutte le regioni, perchè è innegabile: ogni città o paesino sul nostro territorio ha i suoi segreti e i suoi misteri.
Sfogliando un notiziario siciliano online chiamato ” Sicilians” mi sono imbattuto in un articolo del 2011 molto interessante, che io qui riporto come sempre sotto un mio personale senso logico.
Come al solito faccio qualche riga di premessa che questa volta riguarda il territorio in provincia di Messina.
Noi siamo relativamente giovani, anche quelli già in terza età, ma la storia riporta un terribile cataclisma avvenuto nel 1908 in tutta la Sicilia, che colpì particolarmente la provincia di Messina causando danni devastanti e soprattutto moltissime vittime.
Il 28 dicembre 1908 all’alba un terremoto e un maremoto di magnitudo 7.1 distrussero il 70% delle costruzioni di Messina e la sua provincia; nella sola città di Messina i morti furono circa 50.000, cioè il 45% degli abitanti della città. Come si può immaginare tra le macerie fu impossibile recuperare tutti i corpi e in fati la precedenza venne data ai sopravvissuti e all’evacuazione di tutta l’area distrutta. Risultò che parecchi corpi rimasti insepolti sotto le macerie non poterono ricevere un’adeguata sepoltura, e da allora numerose anime inquiete si aggirerebbero tra i luoghi che un tempo percorrevano da vive.
Pertanto, specialmente a Messina sono tantissimi i luoghi dove la gente afferma che succedono cose “strane” a fatti inspiegabili. Una delle zone dove negli ultimi 30 anni sono stati rilevati fenomeni paranormali è quella del torrente Annunziata, che purtroppo nel 1909 trascinò al mare molte salme vittime del disastro.
Tra il viale parallelo al torrente e la via Regina Elena, perpendicolare ad esso, ci sarebbe un’abitazione tra le più infestate d’Italia nella quale nessuno riesce a resistere se non qualche settimana prima di scappare terrorizzato.
La storia riportata sul giornale volle mantenere l’anonimato dei protagonisti che parlarono della loro esperienza, pertanto nemmeno io posso fornire dettagli precisi su date e nomi, ma la vicenda è molto interessante e fa capire quanto la casa sia temuta da chi abita nelle sue vicinanze.
Giusto per capirci io definisco a modo mio la famiglia che testimoniò la loro terribile esperienza: diciamo che Guglielmo era il padre, Rosaria la madre e Sebastiano il loro bambino di appena 3 mesi.
All’inizio del 1970 Roberto trovò lavoro a Messina e gli fu proposta la casa in via Annunziata ad un prezzo davvero conveniente: fu loro detto che avrebbero pagato un affitto quasi irrisorio perchè nella casa c’era un fantasma, ma Roberto era un uomo molto concreto e ovviamente non credeva a queste sciocchezze. Rosaria era un po’ più titubante, ma alla fine quella era un’occasione da non lasciarsi scappare e di buon grado accettò di andare a vivere nell’abitazione infestata.
Dopo qualche settimana dal loro insediamento Rosaria iniziò a notare con la coda dell’occhio strane ombre lungo i corridoi, ma diede la colpa allo stress e cercò di non badarci. Una sera però le capitò il primo fenomeno inspiegabile e rimase molto scossa: stava guardando la TV quando ebbe l’impressione che qualcuno stesse andando nella camera del piccolo Sebastiano, si voltò ma vide nel buio solo l’ombra di quello che credeva suo marito e tornò a guardare la TV, ma pochi istanti dopo si aprì la porta di casa ed entrò Guglielmo, che era sceso a gettare la spazzatura.
La donna si inquietò e corse nella camera del bambino a controllare, ma non vide nulla di insolito: era convinta di ciò che aveva visto e non poteva più dare la colpa alla stanchezza o allo stress. Ne parlò con Guglielmo che sminuì la cosa e la convinse che si era sbagliata.
Qualche giorno dopo, questa volta in pieno giorno, sentì il figlioletto piangere e dimenarsi nella culla e si precipitò a controllare: davanti alla culla c’era un uomo che le dava le spalle e sembrava fissare il muro davanti a se. La stanza era illuminata dai raggi del sole che permeavano dalle persiane, ma l’uomo sembrava fatto di ombra, ben delineato ma dai contorni sfumati.
La donna riuscì ad emettere solo un urlo, ma quella figura non fece alcun cenno di reazione. Terrorizzata Rosaria cercò di avvicinarsi alla culla per prendere il suo bambino e a quel punto l’ombra si mosse e si voltò verso di lei. Non aveva tratti distintivi e sembrava una semplice sagoma di ombra.
La figura infine le rivolse la parola:
«Pigghia a to figghiu e vatinni, non c’ha tunnari chiù ‘nta sta casa, e diccillu puru a to maritu!».
( “Prendi tuo figlio e vattene da questa casa. Non tornare mai più e dillo pure a tuo marito!”)
Rosaria in preda al terrore prese in braccio suo figlio e scappò fuori dalla casa, senza nemmeno controllare cosa facesse l’ombra. Guglielmo, al ritorno dal lavoro, la trovò lungo la strada che vaneggiava e che stringeva al petto il figlio avvolto in un lenzuolo. Vedendola e tremante, le chiese cosa fosse successo, ma non volle credere che ci fosse davvero un fantasma in casa. Pensò piuttosto che fosse entrato un male intenzionato e assieme ad un vicino ispezionò l’abitazione palmo a palmo.
Non trovando nessuno convinse Rosaria che in realtà in casa fosse entrato un barbone e le promise di far mettere una nuova serratura alla porta e far mettere le inferiate alle finestre. Seppur riluttante, Rosari accettò nuovamente di tornare a casa e riprendere una vita normale.
Non passarono molti giorni che accadde di nuovo un evento simile: Guglielmo era di ritorno a casa quando Rosaria sentì nuovamente il piccolo piangere in camera sua. Spaventata, ma guidata dall’amore che solo una madre può provare per il proprio figlio, andò in camera da letto e li rivide quella figura nera davanti alla culla.
«Allura non capisti…ora tu fazzu capiri io…»
(“Allora non hai capito… ora te lo faccio capire io…”)
Subito dopo una forza invisibile la spinse fuori dalla stanze e subito dopo la porta della camera si chiuse a chiave. Disperata la donna urlò il nome di suo marito, che giunse salendo gli scalini a due a due. Sentendo il figlio piangere nella camera chiusa dall’interno, Guglielmo sfondò a spallate la porta e vide di sfuggita un’ombra dileguarsi davanti ai suoi occhi. Il piccolo Sebastiano era a terra sul pavimento e piangeva a dirotto. Entrò per raccoglierlo, ma si sentì afferrare da una forza incredibile che lo gettò a terra e lo colpì con calci, pugni e schiaffi. Prese suo figlio e tutti e tre scapparono da quella casa senza rimetterci più piede.
La casa in questione risulta ancora sfitta, ma c’è chi afferma che non è raro vedere qualcuno affacciarsi dietro le persiane a spiare chi passa per strada…