hotel fantasma

L’hotel fantasma

Questa storia l’ho sentita per la prima volta da piccolo in campeggio ed era quella che andava per la maggiore per spaventare i ragazzini prima di andare a dormire. Ho sempre pensato che fosse una leggenda metropolitana, una di quelle ben congeniate tanto da sembrare reali. Forse si tratta davvero di una leggenda metropolitana, ma recentemente ho trovato riferimenti su date, luoghi e persone, tanto che mi sorge il dubbio che qualcosa sia realmente successo.
Questa vicenda ha avuto inizio i primi di ottobre del 1979 in Inghilterra quando due coppie di sposi e amici decisero di fare un viaggio organizzato di due settimane per visitare la Francia e la Spagna.
Geoff e Pauline Simpson decisero di unirsi a Len e Cynthia Sisby, che per primi avevano avuto quell’idea: era un modo per lasciarsi alle spalle per qualche giorno la routine quotidiana e lo stress accumulato sul lavoro.
I quattro viaggiatori si imbarcarono al porto di Dover e attraversarono la Manica, decisi a visitare prima le città francesi più invitanti. Entrambe le coppie erano dell’idea di un turismo ” fai da te”, che avrebbe permesso loro di organizzare a loro piacimento le tappe e le date: proprio per questo motivo, giunti in territorio francese, presero una macchina a noleggio e decisero di proseguire verso sud.
Dopo tre giorni erano sulla strada che da Lione portava ad Avignone loro prossima meta, ma erano già la 6 di sera e si sa, ad ottobre la notte scende velocemente. Decisero quindi di fermarsi la primo albergo, ma la mappa che avevano non ne segnava alcuno prima di un’oretta di viaggio. Decisero allora di uscire dall’autostrada e di fermarsi al primo un hotel poco costoso che li volesse ospitasse per la notte. Arrivarono nei pressi della cittadina di Privas quando lungo la strada isolata che stavano percorrendo avvistarono delle luci: era un motel dall’aspetto raffinato, che lasciava pensare ad un costo piuttosto alto. Tuttavia era per loro arrivato il momento di fermarsi e riposare.
Al bancone c’era un uomo vestito con un’uniforme rossa che purtroppo dovette respingere la loro richiesta: al momento non c’erano camere libere nell’albergo. Con molta gentilezza disse loro che procedendo verso sud sulla stessa strada ne avrebbero trovato uno non molto lontano. I turisti ringraziarono e ripresero il viaggio alla ricerca di un rifugio per la notte.
La prima cosa che colpì le due coppie fu la strada che poche centinaia di metri più avanti divenne una antica via lastricata. Dell’asfalto non c’era più traccia e anche le luci dei lampioni finirono, lasciandoli nel buio illuminato solo dai fari dell’auto. L’unica traccia di vita umana che incontrarono furono dei manifesti pubblicitari di un circo, disegnati e scritti in stile retrò. Passarono diversi minuti prima di arrivare finalmente a due edifici: uno sembrava una vecchia stazione di polizia e l’altro il tanto sospirato hotel.
I quattro amici entrarono e si guardarono attorno: non c’era traccia di telefono o ascensori; niente orologi alle pareti e tutto l’arredo era in legno con suppellettili molto rudimentali. Dietro al bancone c’era un vecchio signore con una lunga camicia bianca e pantaloni larghi sui fianchi che disse loro che c’erano due stanze libere al piano superiore.
Perplessi notarono che anche lì l’atmosfera era piuttosto semplice ed essenziale, ma si convinsero che fosse uno di quegli ostelli caratteristici delle zone più isolate intenzionati a mantenere le tradizioni.
Si erano allontanati parecchio dall’autostrada e dagli altri centri abitati, perciò decisero di pernottare lì in ogni caso.
Nelle stanze non c’erano cuscini sui letti e le lenzuola erano di una stoffa ruvida, diversa dal moderno cotone che viene attentamente lavorato e ammorbidito. Divertiti da quell’atmosfera iniziarono a guardarsi attorno in cerca di altre curiose stranezze: alla porta non c’era una serratura ma un paletto in legno; le finestre non avevano i vetri, ma solo persiane in legno; il bagno aveva la vasca al posto della più comune doccia e le manovelle erano in stile antico. Decisero così di fare delle foto di quel curioso luogo.
Convinti che quell’albergo fosse un’originale attrazione turistica in stile antico, cenarono senza lamentarsi delle stoviglie e delle scarse pietanze, poi si ritirarono nelle loro camere per riposare. Il mattino dopo i quattro ospiti scesero a fare colazione, ma dovettero accontentarsi solamente di un caffè molto forte e senza zucchero.
Nella sala entrò una donna vestita in abito da sera, come se fosse stata ad una festa di classe; portava tra le braccia un cagnolino. Pauline fissò la donna a lungo e la trovò molto strana: strana nell’espressione, strano nell’atteggiamento, strani i vestiti, strano persino il cagnolino.
Poco dopo entrarono dalla porta due gendarmi, vestiti in modo diverso dai poliziotti francesi che avevano visto: indossavano uniformi blu scuro, mantello in tinta e cappelli a punta. Geoff e gli altri si convinsero che fosse una messinscena per favorire il turismo in quella zona.
Decisero quindi di ripartire e dopo aver preso i bagagli scattarono alcune foto alle stanze di quel caratteristico hotel. Scesi nella hall Len andò al bancone per pagare il conto: il totale era di 19 franchi. Incredulo, Len ricordò all’uomo che erano quattro persone, che avevano consumato una cena, avevano dormito e avevano fatto colazione. L’uomo annuì dicendo che il conto era giusto.
Rimasero tutti sorpresi e decisamente contenti del notevole risparmio e attribuirono il fatto ad un’interessante ( ma poco oculata) messinscena turistica. Le due coppie ripresero il viaggio, tornando indietro e riprendendo l’autostrada là dove erano usciti la sera prima. Quel giorno raggiunsero Avignone come progettato e in seguito si diressero in Spagna per continuare la loro vacanza.
Quattro giorni prima della fine del loro tempo a disposizione percorsero all’indietro lo stesso itinerario, già decisi a fermarsi di nuovo in quello strano hotel che offriva vitto e alloggio, per quanto scadenti, a prezzi eccezionali. Trovarono la strada, ma non trovarono l’hotel. Non era un momento ideale per cercare un edificio in una zona che non conoscevano bene, era buio e pioveva, ma i quattro erano ormai risoluti a scovarlo. Geoff, al volante, era convinto che l’avessero mancato e si fermò per fare marcia indietro e percorrere ancora una volta la stessa strada. Niente. Tranne i suoi occhi, fissi sul parabrezza, ce n’erano altri sei che scrutavano l’oscurità in cerca delle luci dell’hotel. Non c’erano neanche i vecchi cartelli del circo. Geoff proseguì fino al motel in cui avevano scambiato due parole con l’uomo in divisa rosso scuro.
A riceverli fu lo stesso il direttore, che alle loro parole strabuzzò gli occhi e disse loro che nessuno nel suo hotel portava divise di colore rosso scuro, né esisteva tra i membri del personale un ragazzo corrispondente alla descrizione che gli fecero di chi li ricevette giorni prima.
Per la prima volta i quattro turisti cominciarono seriamente a preoccuparsi.
Testardi e decisi a trovare quel vecchio albergo, trascorsero parte della notte a percorrere avanti e indietro quel tratto di strada. Alle 4 di notte Geoff, stanco di quell’inutile spreco di benzina, si arrese e propose di andare verso Lione.
Tornati a casa i quattro si precipitarono a far sviluppare i rullini. Erano sicuri che la verità fosse lì e che quelle due immagini avrebbero confermato che l’hotel esisteva. Ovviamente, accanto alle certezze, permanevano i dubbi. Arrivati a quel punto, erano ugualmente pronti a sentirsi dire che le foto erano sfocate o troppo scure.
Il fotografo a cui avevano affidato lo sviluppo dei negativi però li fece rabbrividire: quelle foto non c’erano. I negativi erano tutti lì, impressi a dovere, e il numero di pose era corretto. Nessun errore da parte del fotografo e nessun difetto nella pellicola. A circa metà di quest’ultima, dove in teoria avrebbero dovuto trovarsi i negativi delle foto dell’albergo, le perforazioni erano leggermente danneggiate, come se la macchina fotografica avesse tentato di riavvolgere il rullino. In pratica era come se qualcuno avesse contemporaneamente schiacciato il pulsante per scattare l’immagine e quello del riavvolgimento.
In mancanza di prove concrete il gruppo di amici decise di non raccontare nulla, ma nessuno di loro smise di pensare a quanto era successo. Fecero ricerche accurate sulla zona e scoprirono che le divise indossate dai due gendarmi erano datate prima del 1905. Anche il vestito da sera della ragazza con il cagnolino era un modello che andava di moda in quel periodo.
I resoconti della vicenda arrivarono alle orecchie di un giornalista di Dover che la rese pubblica. In seguito venne trasmessa alla TV una ricostruzione sceneggiata. Geoff si sottopose all’ipnosi per vedere se fosse possibile scuotere il suo inconscio e ricavare altri particolari, ma durante la seduta disse le stesse cose che aveva detto da sveglio.
Geoff e compagni hanno forse fatto un viaggio nel tempo? Come mai il direttore dell’hotel accettò banconote del 1979 senza batter ciglio? Dobbiamo supporre che fossero avvezzi alle cose moderne? Dobbiamo supporre che l’uomo con la divisa rosso scuro fosse uno spettro con il compito di indirizzare le persone verso il motel che non esisteva?
I dubbi sulla vicenda restano, anche se questa storia sembra essere qualcosa di più che una leggenda metropolitana.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere