El Tunchi: lo spirito maligno dei boschi

Uno dei metodi più usati dai cacciatori per farsi notare da eventuali colleghi o persone nelle vicinanze è fischiare o urlare, in modo da evitare incidenti spiacevoli. Per questo motivo quando ci si inoltra in un bosco, oltre a vestire abiti dai colori sgargianti, è buona norma ascoltare con attenzione i rumori nel sottobosco e quando si ha il sospetto di non essere soli fischiare o emettere un rumore inconfondibile che avverta un possibile cacciatore nelle vicinanze.
Sentire un fischio in una foresta dovrebbe quindi essere un sollievo, quanto meno per escursionisti o amanti delle lunghe passeggiate; è vero ovunque tranne nella foresta pluviale peruviana. In Perù, infatti, si narra da almeno un secolo la leggenda di “El Tunchi”, uno spirito maligno che vagherebbe nella foresta pluviale per uccidere gli esseri umani e che verrebbe anticipato da un fischio sempre più acuto che solo la vittima predestinata sarebbe in grado di sentire.
Si dice che El Tunchi sia un’entità rancorosa scaturita da un uomo allontanato ingiustamente da uno dei villaggi dell’immensa foresta e che è morto di stenti: tornato per vendicarsi, ora lo spirito abiterebbe i boschi e come un cacciatore attaccherebbe le persone che entrano nel suo raggio d’azione, uccidendole e mutilandole orrendamente. Una volta scelta la sua preda, El Tunchi emetterebbe un fischio prolungato che aumenterebbe di intensità fino a diventare fastidioso: nonostante tutto lo spirito darebbe una possibilità di fuga alle sue vittime, tutto sta nell’afferrare l’indizio al volo.
I nativi, ancora attaccati alle loro tradizioni, credono che ci sia poco da fare contro questo mostro, ma i coloni cristiani hanno tramandato di generazione in generazione la teoria che si possa scongiurare un attacco di El Tunchi anche senza scappare: la prima cosa sarebbe farsi il segno della croce e fermarsi a pregare, la seconda (più importante) è non rispondere per nulla al mondo al fischio e non dire nulla a nessuno, nemmeno alle persone che in quel momento sono nei paraggi. Seguendo questi due accorgimenti El Tunchi si avvicinerà, ma non attaccherà la persona e cambierà obiettivo scegliendo un’altra vittima. Rispondere al richiamo di El Tunchi o svelare la sua presenza ad amici scatenerebbe la sua ira e lui ucciderà la persona nel modo più spaventoso immaginabile.
Bene, si tratta di una leggenda forse orchestrata da qualche missionario per convincere gli abitanti dei villaggi a convertirsi e pregare; tuttavia esistono ancora oggi molte segnalazioni di strane ombre e creature che si aggirano e aggrediscono la gente nella foresta pluviale, anche in pieno giorno. Qui vi riporto due testimonianze che spesso vengono citate quando si parla di El Tunchi, una da parte di religiosi e l’altra da esploratori che spesso si addentrano nella sconosciuta boscaglia.
Nella prima metà del 1800 una giovane suora cattolica di nome Bernadette, dopo aver preso i voti in Spagna, fu mandata in Perù per unirsi come missionaria ad un gruppo di suore più anziane che vivevano a Sacambu, un villaggio della foresta pluviale. Dopo la stagione delle piogge il gruppo di suore fece un viaggio in barca per professare le religione nei villaggi sperduti nella foresta pluviale.
Le suore e i barcaioli di notte dormivano in tende nei pressi della barca per timore di bestie feroci o tribù aggressive; prima di riposare le donne erano solite recitare il rosario, ma una notte Sorella Bernadette interruppe le preghiere disturbata da un fischio molto acuto nelle sue orecchie.
Chiese alle altre se sentivano quel fastidioso rumore, ma tutte le risposero che non sentivano nulla e tornarono a pregare. Anche lei tentò di riprendere la preghiera, ma quel fischio riprese. Bernadette descrisse quel fastidio come il rumore di unghie che raschiano contro una lavagna o il fischio distorto di una persona, ma le altre suore, dopo essere rimaste in silenzio alcuni secondi per verificare la cosa, dissero nuovamente non sentire nulla di strano a parte i versi di alcuni animali della giungla.
Sorella Bernadette cominciò a fischiettare imitando lo strano fischio e alle sue orecchie il rumore cessò. Lei continuò a fischiare, ma non ottenne alcuna risposta e quel comportamento bizzarro allarmò le altre suore che si fecero il segno della croce e dissero di andare a dormire.
Quella stessa notte, mentre erano tutti addormentati, sentirono un urlo proveniente dalla boscaglia poco lontano. I barcaioli e le suore si precipitarono fuori dalle tende e sotto la luce delle lampade ad olio videro con orrore una lunga scia di sangue che si allontanava nel sottobosco. Diversi giorni dopo il corpo Bernadette venne trovato nella foresta appeso ad un albero: la gola era stata dilaniata e braccia e gambe erano state rotte e contorte in posizioni innaturali.
L’altra storia invece riguarda una ragazza di 14 anni che nel 1984 viveva assieme al padre ad Anama, un altro villaggio all’interno della foresta. Probabilmente questa storia è un po’ “gonfiata”, ma rende l’idea delle credenze locali.
Una sera all’imbrunire la ragazza stava studiando nella sala da pranzo quando vide fuori dalla finestra un’ombra scura che si muoveva nella foresta. Sentì uno strano fischio e cominciò a rispondere imitandone la tonalità. Quando arrivò il padre lei gli raccontò di quell’ombra e l’uomo, che aveva sentito le leggende di El Tunchi, andò nel panico. Afferrò sua figlia e la trascinò in camera da letto, poi chiuse le persiane e le tende e chiuse le figlia nell’armadio dicendole non parlare e non uscire per nessun motivo.
Poco dopo dall’interno dell’armadio la ragazza sentì pesanti colpi alla porta della camera e poi un chiaro rumore di assi che si rompevano. Il padre cominciò a urlare e subito dopo la finestra della camera da letto si frantumò e i vetri caddero sul pavimento di legno. La ragazza si coprì le orecchie mentre le urla di suo padre svanirono in lontananza.
La mattina seguente la ragazza venne trovata da uno degli abitanti del villaggio che stava investigando sui danni alla casa. Il padre era scomparso e il suo corpo non fu mai trovato. Oggi la donna vive nella paura che un giorno El Tunchi tornerà per lei.
La foresta pluviale è ancora oggi per una buona parte sconosciuta; sono in molti a credere che al suo interno si aggirino creature mostruose e terribile e queste convinzioni sono alimentate da centinaia di sparizioni ogni anno. Che ci sia davvero El Tunchi in agguato nei boschi?