Fuga da Alcatraz

Ancora oggi di tanto in tanto in TV proiettano il film “Fuga da Alcatraz”, uscito nei cinema nel 1979 e diretto da Don Siegel. Il film, oltre ad essere stato girato proprio nella prigione di Alcatraz, si basa sulla vera storia dell’evasione di tre detenuti, Frank Morris e i fratelli John e Clarence Anglin, avvenuta nella notte dell’11 giugno 1962.

Alcatraz è un’isola a 2 km dalla terra ferma situata nella baia di San Francisco divenuta famosa perché accoglieva uno dei carceri di massima sicurezza più famosi del mondo. Dal 1933 l’intera isola fu chiusa al pubblico per diventare prima un carcere militare e poi prigione per i peggiori criminali degli Stati Uniti. Il carcere fu chiuso il 21 marzo 1963 per gli elevati costi di gestione.

Il carcere di Alcatraz è ricordato per l’estrema rigidità con cui venivano trattati i detenuti: i criminali mandati sull’isola erano molto pericolosi oppure noti per aver tentato già la fuga dai precedenti carceri. Al Capone fu uno dei criminali famosi ospitato ad Alcatraz.

Chi finiva ad Alcatraz era costretto a celle singole, spesso in isolamento al buio e al freddo; i prigionieri avevano pochissimi diritti e l’unica possibilità di uscire per lavorare all’esterno era guadagnata con una disciplina ferrea. Una delle peggiori regole della prigione concedeva la facoltà di uccidere coloro che avessero tentato una rivolta o la fuga. La punizione per le guardie era identica, soprattutto se i detenuti fossero riusciti a raggiungere il mare: anche nel caso che fossero annegati nelle gelide acque della baia, le guardie di turno rischiavano la pelle per la loro negligenza.

Nonostante questo in due casi alcuni detenuti sono riusciti a scappare e di loro non si è più avuta alcuna traccia.

La prima evasione con successo da Alcatraz avvenne il 16 dicembre 1937: Theodore Cole e Ralph Roe riuscirono a calarsi da una finestra passando attraverso le sbarre della prigione e, approfittando della nebbia, riuscirono a raggiungere l’acqua e a scomparire nella Baia di San Francisco. I due detenuti vennero dichiarati affogati.

La seconda fu quella che ispirò il celebre film e avvenne la notte dell’11 giugno 1962. Tre detenuti, Frank Morris e i fratelli John e Clarence Anglin, per mesi scavarono un cunicolo in una delle pareti delle loro celle con cucchiai e forchette; per non dare nell’occhio utilizzarono della cartapesta con cui coprivano il buco dello stesso colore delle pareti.

Prepararono la loro fuga nei minimi particolari, impossessandosi pian piano di diversi capi di vestiario che trasformarono in una zattera e tre salvagente e sempre con la cartapesta costruirono delle teste uguali alle loro, dipingendole e incollando dei capelli rubati dal barbiere della prigione.

Quella notte misero le teste e alcuni indumenti nelle brande in modo da simulare i loro corpi distesi e poi attraverso il buco che avevano scavato seguirono le tubature della prigione fino a trovare l’uscita per la spiaggia. La mattina del 12 giugno 1962 le guardie scoprirono la fuga dei tre carcerati, ma i fuggitivi non verranno mai più ritrovati. Le tracce giungevano fino all’acqua e da quel punto non fu più possibile capire che fine avessero fatto.

Nella baia venne trovato un impermeabile con alcuni effetti personali dei fratelli Anglin e ciò portò a pensare che i tre fossero annegati poiché difficilmente i detenuti si sarebbero separati dai loro oggetti; ma negli anni non venne mai trovato nessuno corpo, il che porterebbe a pensare che ce la fecero e a dimostrarlo ci sarebbero diverse segnalazioni dei tre fuggitivi nell’area di San Francisco.

In particolare i fratelli Anglin avrebbero riallacciato i contatti con la famiglia inviando cartoline non firmate e fiori alla loro madre ad ogni festa della mamma; si dice anche che quando morì al suo funerale furono notate due strane signore che si dileguarono subito dopo la funzione.

Il mistero dei tre fuggitivi da Alcatraz rimane e sebbene l’FBI ritiene che i tre siano annegati c’è chi addirittura afferma di averli incontrati e fotografati in Brasile.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere