15230674_1177293215691408_8442276763390095221_nLa maledizione sulle tavolette greche.

Di oggetti ritenuti maledetti o presunti tali ce ne sono tantissimi, ma le maledizioni scritte e giunte fino a noi si contano sulla punta delle dita. Questi oggetti li potremmo inserire tra gli oggetti maledetti, ma in realtà riportano semplicemente delle scritte che, spero, non si siano avverate.
Anche se a noi di questi manufatti ne siano giunti ben pochi le maledizioni nel mondo antico erano tutt’altro che sporadiche, e non solo nel medioevo, ma anche prima dell’impero romano. Un esempio lampante? La scritta sulla tomba dell’imperatore egiziano Tutankhamon, morto nel 1323 a.C.
Io invece vi parlerò di 5 tavolette di piombo trovate nel 2003 nella tomba di una giovane donna a nordest del Pireo, nei pressi del porto di Atene. La tomba risaliva a 2400 anni fa, ma gli esperti ritengono che tra la donna sepolta e le tavolette non ci fosse un legame diretto: pare che a scriverle non fu lei, anche se in qualche modo sembra fosse imparentata con l’autore di quelle scritture.
I loro contenuti sono emersi grazie ad un articolo pubblicato sulla rivista Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphike, secondo gli studiosi, furono probabilmente commissionate da un oste per maledire altri tavernieri rivali. A questa deduzione sono giunti per via del linguaggio forbito e di alto livello che presentano le incisioni, che lasciano pensare a un professionista di questo genere di improperi e sortilegi.
Tra le 5 tavolette, una in particolare sembra più dettagliata e inquietante delle altre: è stata chiamata ” tavoletta di Fanagora e Demetrios” perché questi due nomi sono i destinatari dell’anatema inciso sopra.
La traduzione della tavoletta è più o meno la seguente:
«Ecate, Artemis, Hermes, gettate il vostro odio su Fanagora e Demetrios, sulla loro taverna e sulle loro proprietà e possedimenti. Legherò i miei nemici Demetrios e Fanagora nel sangue e nella cenere, assieme a tutti i morti. Nemmeno il prossimo ciclo di quattro anni vi libererà. Ti legherò in un tal modo, Demetrio, il più duramente possibile, e colpirò la tua lingua con un kynetos. »
Ecate fu per moltissimo periodo la divinità più invocata nelle maledizioni, tanto che anche in epoca romana veniva spesso invocata nella speranza di maledire una o più persone. Le stesse raffigurazioni della dea la mostrano con i capelli vorticanti come serpenti, e circondata da iscrizioni sia in latino sia in greco che inneggiano alla morte tra atroci sofferenze dei destinatari.
Ci si è chiesto perché le tavolette vennero riposte nella tomba di quella donna, ma gli storici sono convinti che i ” defixiones”, cioè i testi magici e mistici di questo tipo, erano di solito nascosti in luoghi ritenuti a contatto con il mondo ultraterreno affinchè la preghiera o l’invocazione giungesse più facilmente al dio o alla dea a cui ci si rivolgeva. E cosa c’è di meglio che una tomba come luogo vicino all’altro mondo?
Non solo, anche il fatto che le tavolette siano di piombo ha un suo perché: il piombo, nelle credenze elleniche e latine era considerato un metallo appartenente agli Inferi ed associato, appunto, alla dea Ecate. Non c’era modo migliore che incidere le proprie maledizioni su una tavoletta di piombo, soprattutto quando c’era la necessità di affidare le proprie preghiere alle divinità infernali.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere