Orang Ikan: gli uomini pesce

Uomini pesce. Sicuramente la maggior parte di voi dopo aver letto queste due parole penserà ai mitici tritoni e i maschi in particolare penseranno alle splendide e sensuali sirene. Certo, le sirene sono al centro del folclore di quasi tutti i paesi del mondo: descritte quasi sempre come incantevoli ragazze mezze nude con la parte sopra umana e la parte sotto di pesce, erano al centro delle storie marinaresche e ogni mare ha ancora la sua sirena caratteristica.

Ma ammesso che le sirene esistano, siamo proprio sicuri che siano proprio fatte così? Qui mi sto inoltrando in un argomento lungo e al centro di molte discussioni. Per farla breve, ci sono molti scienziati che credono (anche in base a ritrovamenti e avvistamenti) che possa esistere una specie umanoide acquatica nei nostri oceani frutto di un’evoluzione inversa: in pratica una teoria molto diffusa è che circa 7 milioni di anni fa alcune specie di primati, entrati in competizione con i grandi mammiferi del tempo, si siano stabiliti lungo le coste e pian piano si siano riadattati alla vita acquatica cercando le prede in mare fino a sviluppare pinne, branchie e tornare definitivamente in acqua.

Per questo motivo le famose sirene sarebbero in realtà simili a scimmie con la coda di pesce, ma senza peli e con una pelle liscia come i delfini. Sarebbero quindi piuttosto bruttine in effetti e non le candide fanciulle ammaliatrici della mitologia.

Ma il punto è un altro: se perfino biologi marini di un certo spessore e se associazioni come il NOAA spendono soldi ed energie nella ricerca di questi umanoidi acquatici, almeno il dubbio che possano esistere c’è.

Se questi esseri sfuggenti vengono cercati nel Pacifico e nell’Atlantico anche con i sottomarini ad grandi profondità, sembra esserci un luogo dove basterebbe attendere a rive per vederli, o vedere qualcosa a loro imparentato. I malesi e i giapponesi li chiamano “Orang Ikan” e a loro dire ci sarebbe una grande colonia attorno alle isole Kei, nella parte sud-orientale delle isole Maluka dell’Indonesia.

In malese Orang significa “umano” e Ikan significa “pesce” e sono descritti come esseri umanoidi frutto di incroci tra uomo e pesce con braccia, gambe ma anche pinne, branchie e coda. I malesi sono a conoscenza di queste creature da secoli, ma solo dopo la seconda guerra mondiale la notizia si è sparsa altrove.

Nel 1943, nel bel mezzo dei combattimenti in tutto il Pacifico, un battaglione di soldati giapponesi si stanziò con l’ordine di presidiare le isole Kei. Le isole Kei coprono un’area totale di circa 555 miglia quadrate e sono famose per le loro spiagge incontaminate e per alcune tribù indigene ancora oggi presenti in perfetta armonia con la natura. Fu in questo meraviglioso paradiso di sabbia bianca che i soldati giapponesi riferirono diversi avvistamenti di strane creature in prossimità della riva con arti e un volto simile ad un umano, ma una bocca larga simile a quella di un carpa, branchie e coda di pesce. Queste creature bizzarre erano alte circa 150 cm di altezza, con la pelle color rosa o rosso salmone; avevano una lunga pinna dorsale che formava una cresta in testa e scendeva lungo le spalle. A differenza delle sirene classiche, non furono descritte come ragazze attraenti, ma come esseri mostruosi con braccia lunghe e due prominenti gambe simili a quelle di una rana, entrambe terminanti con lunghi artigli.

In varie occasioni questi esseri sono stati segnalati lungo le spiagge, ma il loro habitat ideale erano le lagune. In un’occasione due delle creature vennero viste giocare e nuotare vicino al bagnasciuga di giorno, ma il più degli avvistamenti avvenne di notte. Un soldato affermò di aver visto due Orang Ikan correre sulla sabbia al crepuscolo, come se fosse alla ricerca di qualcosa, ma i movimenti erano goffi, al contrario di quelli in acqua che erano veloci e agili.

Un altro soldato che aveva preso una pausa in prossimità dell’acqua di una laguna vide emergere dall’acqua una “orribile scimmia con una bocca di pesce e spine come un riccio di mare” a non più di tre metri da lui. C’era un forte odore di pesce puzzolente e quando prese il fucile per spararle lei guizzò nell’acqua colpendolo con la cosa e scaraventandolo a terra per poi immergersi e scomparire. Altri soldati, pur non avendo avuto incontri diretti con le bestie, dissero di averle viste spesso distese su spiagge appartate o nuotando in acque basse.

La testimonianza più sconcertante però venne dal sergente della squadra, Taro Horiba, che una sera fu convocato da un capo tribù locale, con cui aveva stretto amicizia, per un’incredibile offerta: il capo villaggio disse a Horiba che un Orang Ikan era stato trovato morto sulla spiaggia il giorno prima e che il corpo era disponibile per la sua visualizzazione. Horiba descrisse la strana creatura come alta circa 160 cm, con una testa molto larga coperta di peli rossi che arrivavano fino alle spalle; aveva spine lungo tutto il collo. Riferì che il volto era abbastanza brutto, una combinazione di caratteristiche umane e scimmiesche: un naso basso e corto, un’ampia fronte e piccole orecchie appuntite; la bocca non aveva labbra ed era larga come quella di un pesce, descritta in modo specifico come quella di una carpa e piena di denti piccoli e duri come gli aghi. Le dita della creatura erano lunghe e finivano con artigli traslucidi. Horiba ha anche riferito che c’erano delle alghe attaccate su tutto il suo corpo che davano al corpo colorito verdastro alternato al rosa tipico della creatura.

Dopo essere tornato in Giappone, Horiba riportò le sue esperienze e chiese al governo di mandare biologi ad investigare, ma nessuno lo prese seriamente. Il fatto che non aveva scattato alcuna foto non ha aiutato la sua causa e alla fine è stato per lo più ridicolizzato.

Il caso venne chiuso come allucinazione collettiva da stress o errori di valutazione: gli avvistamenti venero attribuiti a dugonghi che, anche se rari, si trovavano una volta in tutto l’Indo-Pacifico, e molto probabilmente esistevano anche sulle isole indonesiane. I dugonghi però non hanno braccia né gambe e non sembra che il volto di dugongo possa essere interpretato così male come riportarono Horiba e i suoi.

Non si può fare a meno di notare la somiglianza tra questi Orang Ikan e altri esseri acquatici segnalati altrove. Il lago di di Thetis sull’isola di Vancouver nel 1972 è un esempio con i suoi mostri anfibi, come pure Pugwis e tutti i mostri lacustri o di laguna nel nord dell’America, tutte creature molto simili tra loro e somiglianti nella descrizione all’Orang Ikan.

Gli abitanti dei villaggi delle Isole Ike affermano che spesso sono stati visti sulle isole e talvolta persino catturati nelle reti. Si diceva che fossero terribilmente territoriali e attaccavano pescatori e imbarcazioni se si avvicinavano troppo.

L’Orang Ikan non pare essere di interesse degli studiosi e se ne occupano solo i criptozoologi, ma se la teoria delle scimmie acquatiche esposta per le sirene si rivelasse corretta c’è la possibilità che questi esseri esistano e che siano un tipo di primate che molto tempo si è adattato ad una vita acquatica o semi-acquatica. Di certo è un’opzione più probabile dell’immagine della sirena classica con un torace umano perfetto su una perfetta coda di pesce.