Verzegnis: possessione demoniaca di massa

«… perdono i sentimenti, si abbandonano a certi ululati, vomitano ingiurie contro Dio e contro le persone che le assistono. Quando partecipano alla Messa al Prefazio o all’Elevazione cadono supine al suolo esternando singhiozzi congiunti a furiose smanie; se si accostano alla Comunione, ricevuta la particola, spiegato un riso straordinario, danno nelle furie e nei gemiti commoventi a pietà. Alle volte emettono un guaito forte ripetendolo ogni trenta secondi. L’interrompono talora con il canto del gallo, della cornacchia e d’altro uccello notturno e talora con il grugnito del porco o il belato della pecora. Si divincolano sul letto come bisce, respingono il contatto con qualsiasi persona e cercano di tenersi celata la faccia. A Chiaicis spesso il silenzio della notte è rotto da ululati che durano più di un ora e mettono il terrore e la costernazione in tutta la borgata.»

Queste righe sono paese dal diario del sindaco Billiani, che così descriveva il fenomeno che aveva compito alcune donne della cittadina di Verzegnis nell’inverno del 1878. Per certi versi questo fenomeno fu accostato a quello molto più famoso delle “Streghe di Salem” e analogamente anche questo di Verzegnis viene catalogato oggi come un caso di isteria di massa.
Verzegnis è un comune di poco più di 800 abitanti della provincia di Udine ed è uno dei 28 comuni della Carnia. Al tempo dei fatti contava più di 1.800 persone, ma era comunque un luogo tranquillo dove la vita scorreva lenta e senza episodi eclatanti. Nella piccola frazione di Chiaicis quell’anno però accadde qualcosa che turbò tutta la comunità al punto da richiedere l’intervento della Curia di Udine.
Tutto iniziò quando una ragazza del posto di nome Margherita Vidusson iniziò a comportarsi in modo totalmente illogico: bestemmiava, mostrava atteggiamenti violenti verso chi le si avvicinava, urlava senza motivo e spesso aveva le convulsioni quando si trovava in mezzo alla gente. Nella piccola località la cosa turbò l’intera comunità, ma era solo l’inizio: nel giro di qualche giorno il fenomeno si allargò ad altre donne, prima due, poi tre, poi sette.
Sette ragazze, tutte della frazione di Chiaicis e tutte molto giovani (tra i 15 e i 20 anni) costrinsero il parroco Giovanni D’Orlando a contattare l’arcivescovo di Udine per chiedere un intervento. Nella lettera indirizzata ad Udine il parroco riportava la sua stessa testimonianza:

«… Si contorcono orribilmente, strepitano, perdono i sentimenti ed urlano anche in pari tempo come da voce di cane. Interamente prive di sensi, le ammalate cadono a terra con la bocca stravolta, gridano, urlano, si agitano come forsennate…»

Il fenomeno si allargò come un epidemia e ogni giorno che passava veniva “infettata” una nuova ragazza; si arrivò al ragguardevole numero di 24 donne e addirittura un carabiniere. A nulla valsero le preghiere degli abitanti e nemmeno il ritrovo dei religiosi dei paesi confinanti: le vittime sembravano preda del demonio.
A parte alcune ore della notte, quando sembravano tornare ad un’apparente normalità, le ragazze mostravano i tipici segni della possessione demoniaca: diventavano ostili in presenza di oggetti sacri, parlavano in lingue sconosciute, spesso imprecavano, la croce causava on loro istinti aggressivi e lo sviluppo di una forza disumana; i parroci dei paesini della zona decisero allora di organizzare una messa nella chiesa di S. Rocco il 25 novembre 1878, nella speranza che le preghiere dei fedeli mettessero fine a quella diabolica infestazione.
In quell’occasione, durante la messa, una signora di 64 anni, si lasciò cadere a terra e iniziò a dimenarsi e urlare; pochi istanti dopo altre donne la seguirono e i versi animaleschi sopraffecero le parole del sacerdote. Le donne vennero afferrate dagli uomini più robusti e cosparse di acqua santa, ma nulla sembrava aver effetto su di loro.
Quel giorno nacque un aspro dibattito sul da farsi: alcuni erano convinti che fosse necessario un esorcismo in piena regola, mentre i medici premevano per il ricovero in istituti di igiene mentale.
Nonostante il parere del Clero e della maggior parte degli abitanti alla fine vinse l’opinione medica: da Udine giunse il medico Giuseppe Chiappolino che nell’aprile del 1879 fece caricate su un carro dei Carabinieri 24 donne e un carabiniere che mostrava gli stessi comportamenti e li fece portate all’ospedale di Udine.
Dopo diversi mesi di ricovero forzato 15 delle donne di Verzegnis fecero ritorno in paese, apparentemente guarite e comunque senza nuovi attacchi di isteria. Tre donne furono bandite dalla comunità, mentre il resto nel giro di tre anni tutte le altre vittime della “possessione” tornarono alle loro case nei comuni limitrofi.
Ma cosa capitò veramente a Verzegnis? Nonostante si sia molto discusso a riguardo le due fazioni (medica e religiosa) non sono mai giunte ad un accordo: mentre i religiosi sono ancora convinti che quello fu un caso di possessione demoniaca dovuto alle sepolture per oltre un anno senza rito religioso nella piccola frazione, gli scettici pensano che sia stato un fenomeno di isteria collettiva dovuto probabilmente ai molti matrimoni tra parenti avvenuti nella comunità (Verzegnis al tempo era un paesino ostile verso gli stranieri e piuttosto chiuso verso le altre comunità).
Chi ha visto è morto, chi sapeva o sa lo ha appreso quasi esclusivamente oralmente, perciò viene da pensare che il caso delle “indemoniate di Verzegnis” rimarrà per sempre un mistero insoluto.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere