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Ivan Milat e gli omicidi del sacco a pelo

Nel 2005 uscì nei cinema un film horror australiano intitolato “Wolf Creek” girato dal regista Greg McLean e qualche tempo dopo anche il suo sequel “Wolf Creek 2”.
Wolfe Creek ( in realtà si chiama così in onore del suo scopritore e non Wolf Creek ottenuto per un errore di trascrizione) è un enorme cratere meteoritico con un diametro di circa 875 m e profondità di 60 m nella parte occidentale dell’Australia ed è il luogo in cui è ambientata la pellicola.
Brevemente la trama parla di due ragazze e un ragazzo che dopo aver esplorato il parco nazionale che contiene il cratere hanno problemi con l’auto e sono costrette passare la notte nel parco; lì incontrano un uomo che si offre di riparare la loro automobile, ma che poi si scoprirà un assassino psicopatico che tortura e uccide le sue vittime.
Il film è basato su una storia realmente avvenuta nel Nuovo Galles del Sud in Australia negli anni ’90 e con protagonista il peggior assassino che il paese ricordi: si chiama Ivan Milat, un serial killer che che sceglieva come vittime soltanto i turisti che usavano il sacco a pelo.
Ivan Robert Marko Milat nacque il 27 dicembre 1944 a Newcastle, quarto di dieci fratelli e quattro sorelle e figlio di emigranti jugoslavi. La famiglia si stabilì nella periferia sudoccidentale della città e, nonostante l’elevato numero che la componeva, nessuno dei figli ebbe particolari traumi durante la loro infanzia.
Tuttavia, come si può facilmente immaginare, la famiglia Milat non disponeva di sufficiente denaro per permettersi una vita agiata e Ivan sin da adolescente iniziò a procurarsi ciò che più gli piaceva con piccoli furti. All’età di 17 anni iniziò una carriera criminale vera e propria, iniziando a rubare nelle case delle persone e automobili per strada; proprio nel 1961 venne colto sul fatto mentre scappava da un negozio con della refurtiva e venne accusato di furto. Essendo ancora minorenne venne affidato ai servizi sociali.
Solo due mesi dopo venne denunciato per essersi introdotto in un appartamento e venne mandato in un riformatorio per sei mesi. Ciò però non bastò a far desistere il ragazzo che nel 1964 venne nuovamente condannato per due furti con scasso e nuovamente sei mesi di reclusione.
Credete che al fresco abbia capito di non essere particolarmente scaltro nei furti? Niente affatto: appena venne rilasciato pensò bene di rubare un auto e con esa andare a compiere altri 4 furti; il risultato furono altri due anni di carcere.
Nell’aprile 1967 venne liberato sulla parola, ma l’anno dopo finì nuovamente in prigione per tre anni, sempre con l’accusa di furto con scasso.
Nulla da fare: Milat vedeva nel furto la sua vocazione e a quel punto, resosi conto che prima o poi l’avrebbero riacciuffato, decise di fare le cose in grande. Nel giugno 1970 si procurò una pistola e rapinò prima un negozio e poi svaligiò una banca. Ebbe l’idea di scappare in Nuova Zelanda per evitare l’arresto, ma a pagare anche per lui furono due dei suoi fratelli, accusati di complicità e favoreggiamento.
A questo punto la ricostruzione della vita di Ivan Milat introduce i reati più gravi, ma si teme che abbia iniziato molto prima.
Nell’aprile del 1971, Milat venne accusato di stupro ai danni di due autostoppiste adescate lungo l’autostrada che collega Sydney a Melbourne: entrambe le ragazze dichiarano di essere state minacciate di morte se non lo avessero accontentato in ogni suo desiderio, ma inspiegabilmente quando Milat venne catturato e condotto nuovamente in Australia per il processo le accuse di stupro caddero perché le ragazze ebbero paura di testimoniare in tribunale.
Dal 1971 al 1989 non risulta più nulla riguardo ad Ivan Milat, ma è molto probabile che abbia commesso omicidi e furti con l’aiuto dei fratelli. Non sono state mai raccolte prove sufficienti per procedere a un’incriminazione dell’uomo per molti ritrovamenti di cadaveri nella zona di Sidney in quel periodo, ma le autorità sono convinte che l’uomo abbia commesso altri omicidi, a partire dalla sparizione di due autostoppisti nel gennaio 1979.
Ufficialmente l’uomo divenne serial killer nel 1989, ma solo dal settembre del 1992 si iniziarono a trovare i primi corpi. Fra il 1989 e il 1992 sette autostoppisti in vacanza vennero derubati, stuprati, torturati e assassinati: Milat nascose i loro cadaveri nella foresta di Belanglo a sud di Sydney e solo per puro caso avvenne il primo ritrovamento da parte di un boscaiolo della zona.
Come avvenivano gli omicidi?
Nella maggior parte ( io vi parlo dei 7 di cui fu accusato, ma si sospetta che furono oltre 30 perché quasi tutti hanno avuto lo stesso modus operandi) Milat sorprendeva i turisti che si accampavano lungo la statale che collega Sidney alla cittadina di Berrima. Le aggressioni avvenivano di notte, quando le vittime erano addormentate in tende nei loro sacchi a pelo e l’uomo le pugnalava selvaggiamente con un coltello da caccia. Per impedire che fuggissero Ivan Milat pugnalava ripetutamente la spina dorsale delle vittime per causarne la paralisi e poterle violentare e torturare a suo piacimento; una volta soddisfatto del suo scempio le uccideva strangolandole e pugnalandole diverse volte. Infine, per essere sicuro di averle uccise, sparava loro alcuni colpi con un fucile e infine ne decapita i cadaveri.
Il primo ritrovamento avvenne nel settembre 1992, quando i corpi dei turisti inglesi Joanne Walters Clarke e Caroline furono trovati sepolti sotto rami e felci in una zona conosciuta come “Drop Executioners”.
Un anno dopo, nell’ottobre del 1993, altri due corpi furono scoperti lungo lo stesso tratto dal comando Forestale dello Stato di Belanglo. I corpi furono identificati come quelli James Gibson di e Deborah Everist, entrambi 19enni. Fu proprio quel ritrovamento a datare l’inizio della follia omicida di Milat al 1989: fu infatti in quell’anno che entrambi erano stati dichiarati scomparsi.
Il 1 ° novembre fu trovato un quinto cadavere, ma in condizioni di avanzata putrefazione. Grazie alle analisi dentali venne riconosciuto come Simone Schmidl, di 20 anni, cittadino tedesco scomparso nel gennaio 1991.
Quel quinto cadavere sempre nella stessa area concinse la polizia ad organizzare una battuta di ricerca il 4 novembre con l’ausilio di più di 300 agenti, che portò al ritrovamento di altri due scheletri, identificati come i resti di Gabor Kurt Neugebauer, di 21 anni, e Anja Susanne Habschied, di 20 anni, entrambi turisti tedeschi scomparsi due anni prima.
A quel punto un’altra vittima fu aggiunta alla lista degli omicidi seriali di Milat: si chiamava Diane Pennacchio, di 29 anni, il cui corpo fu trovato nella boscaglia nel 1991; anche lei Era stata pugnalata a morte e il corpo era stato coperto con delle felci, come tutti gli altri corpi ritrovati.
Fino a quel momento però non ci fu modo di accostare le vittime ad Ivan Milat e l’assassino era ancora a piede libero. Solo nel febbraio del 1994 si ebbe una volta nelle indagini, quando una donna di 20 anni, ascoltando le notizie dei ritrovamenti, si presentò alla polizia di Sidney e dichiarò che nel gennaio del 1990, mentre si trovava nel New South Wales con il suo zaino da escursionista, un uomo le aveva offerto un passaggio che lei aveva accettato. Quando vide che l’uomo si comportava in maniera morbosa e troppo spavalda chiese di fermare la macchina nei pressi di Berrima e scappò verso il centro abitato. L’uomo, identificato poi come Ivan Milat, scese dall’auto e le sparò contro tre colpi di pistola, senza però riuscire colpirla, poi risalì in macchina e si diede alla fuga. Pochi giorni dopo si fece avanti un secondo testimone, un turista inglese di nome Cipolle Paolo, che disse alla polizia che nel 1990 accettò un passaggio da un autista nella stessa area.
Il ragazzo si accorse per caso che il conducente aveva una pistola nel cruscotto e per la paura fuggì. Anche a lui il conducente sparò contro prima di scappare, ma Cipolle fu in grado di identificare Milat dalle fotografie di polizia e identificare il suo veicolo.
Nel maggio 1994 la polizia si presentò a casa di Milat e arrestò tre uomini: Ivan Milat, che al tempo aveva 49 anni, e due suoi fratelli. Nella perquisizione della proprietà vennero ritrovati un fucile calibro 0.22 che corrispondeva al tipo utilizzato negli omicidi e molti oggetti personali appartenenti alle vittime identificate.
Il 23 maggio Ivan Milat fu accusato solo di rapina, ma il 30 maggio, a seguito delle indagini della polizia, Milat fu anche accusato degli omicidi di sette escursionisti. Nel luglio del 1996, l’uomo fu dichiarato colpevole di tutti i capi di accusa e condannato a sette ergastoli, uno per ciascuna delle sue vittime.
Attualmente, ci sono 10 casi di omicidio irrisolti in cui Ivan è sospettato perché il modus operandi fu lo stesso., ma ancora più inquietante fu la dichiarazione di uno dei suoi fratelli nel maggio del 2005: Boris Milat in un’intervista dichiarò che suo fratello aveva ucciso più di venti persone, tutti turisti sprovveduti accampatisi nella regione.
Ivan Milat sta scontando la sua pena in un carcere, ma negli ultimi anni non ha mancato di attirare le attenzioni su di se: nel gennaio del 2009 si amputò il mignolo della mano sinistra con un coltello di plastica per protesta per le condizioni di isolamento a cui venne obbligato e nel 2011 iniziò uno sciopero della fame nel quale perse 25 kg con l’unico scopo di farsi portare in cella una PlayStation.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere