Miyuki Ishikawa

Miyuki Ishikawa, l’ostetrica-demone

Millenni di evoluzione e ancora oggi c’è gente che pensa che uccidendo delle persone si può far del bene. L’esempio più lampante l’abbiamo sotto gli occhi e sono le guerre che scoppiano in tutto il mondo, con l’America sempre in primo piano per riportare la pace nei paesi dove scoppiano i tumulti. E come lo fa? Uccidendo degli esseri umani per impedire che degli esseri umani uccidano altri esseri umani…
Un concetto difficile da comprendere anche senza la mia battuta volutamente ironica, ma per quanto riguarda la guerra c’è da dire che molti crimini vengono non solo perdonati, ma addirittura premiati. Non è però della guerra che vi voglio parlare, bensì di un massacro in ambiente civile, effettuato da una donna che fino alla fine ha difeso le sue scelte dicendo di aver ucciso decine di neonati a fin di bene.
Il nome Miyuki Ishikawa da noi non richiama nessun famoso serial killer, ma in Giappone viene ritenuta ancora oggi la più prolifica omicida della storia del paese. Addirittura nel Sol Levante è conosciuta come “Oni-Sanba” (ostetrica-demone) a causa della cattiveria con cui uccideva i neonati.
Miyuki nacque a Miyazaki nel 1897 e dopo un’infanzia pressochè anonima di cui si sa poco o nulla si laureò all’università di Tokyo. Poco dopo sposò un uomo di affari chiamato Takeshi Ishikawa, da cui prese il cognome, ma la coppia non ebbe mai dei figli. La donna era convinta che per le persone che vogliono far carriera nella vita i figli sono un intralcio e pertanto scelse di occuparsi di quelli degli altri e di farlo come lavoro. Si specializzò in ostetricia e iniziò a lavorare come ostetrica nell’ospedale di Kotobuki.
Già dagli anni ’20 nel reparto di maternità si delineava un quadro piuttosto inquietante di troppe morti infantili, ma molte di queste vennero giustificate con parti difficili, mancanza di medicine, problemi post parto; insomma tutte cause che per un certo periodo riuscirono a distogliere lo sguardo delle autorità.
La donna divenne direttrice del reparto e ad ogni nascita si mostrava sempre collaborativa e spesso contribuiva direttamente aiutando i dottori nelle sale parto, ma con molte madri, sopratutto quelle di ceto più basso, mostrava una gran pena e spesso si soffermava a dir loro parole di conforto: così come oggi molte gravidanze non erano volute, ma purtroppo allora i metodi di aborto, oltre ad essere illegali, spesso portavano alla morte della madre, quindi le donne preferivano portare a termine la gravidanza per poi crescere i loro figli nella miseria.
Il centro maternità di Kotobuki divenne nel tempo “meta” di donne in ristrettezze economiche ed il problema sembrava affliggere direttamente la stessa Miyuki Ishikawa, che prendeva a cuore proprio i casi più difficili in cui i genitori dei neonati non potevano crescere al meglio i propri figli. Si rivolse a enti di assistenza per aiutare quelle famiglie disagiate, ma il Giappone si stava preparando ad una guerra e tutte le sovvenzioni erano state bloccate per favorire l’armamento bellico.
Fu allora che la donna pensò di fare del bene a queste famiglie uccidendo i figli che davano alla luce, in modo che non avessero problemi di alcun tipo, ne rimorsi. Tecnicamente Miyuki Ishikawa non uccise direttamente alcun neonato, ne usò farmaci o veleni, quindi l’appellativo di “serial killer” è poco adatto al caso, ma viene comunque ritenuta tale perchè semplicemente lasciava morire i neonati di fame e di sete. Tutti gli omicidi che le vennero imputati li attuò tra la metà del 1944 e l’inizio del 1948, quando una commissione decise di fare chiarezza sulle troppe morti neonatali; fino ad allora quasi nessuno sospettò di Miyuki, direttrice del reparto, e piuttosto le morti vennero attribuite a cause varie come infezioni, incuria da parte dei genitori, epidemie di polmoniti e complicanze post-parto.
Bisogna dire che ebbe anche la complicità del medico Shiro Nakayama e del suo assistente Masako Kishi, che la aiutarono più volte a falsificare i certificati di morte.
Già quei suoi atti sono agghiaccianti, ma come ho detto, se le motivazioni erano di far del bene forse più che “demone” la si dovrebbe chiamare ” pazza”; l’appellativo di ostetrica-demone non le fu dato a caso: in realtà la donna non uccideva i neonati con l’intenzione di alleggerire i fardelli delle famiglie povere, ma probabilmente per puro piacere. A dimostrazione di ciò dal 1942 Ishikawa tentò di guadagnarci dagli omicidi, chiedendo ai genitori, in cambio della morte del loro neonato, un pagamento dai 4000 ai 5000 yen, una cifra che lei riteneva inferiore alla spesa effettiva di crescita di quei “fardelli inutili”, come lei li reputava.
La donna si presentava alle famiglie qualche settimana prima del parto ed assieme al marito Takeshi Ishikawa cercava di convincere i futuri genitori dei numerosi problemi che avrebbe portato la guerra e delle ingenti spese che avrebbero dovuto sostenere per crescere il loro figlio. Per questo la donna accettava “offerte” di qualche migliaio di yen per prevenire le loro disgrazie e risolvere quel “problema non voluto”.
Miyuki Ishikawa corruppe l’ufficio reparto di Shinjuku per coprire le loro azioni e arrivò ad un numero di omicidi che supera di gran lunga il centinaio.
Alla fine del 1947, dopo un cambio di personale nella centrale di polizia di Shinjuku, iniziarono i primi guai per il reparto di maternità e per la direttrice: le voci a riguardo erano troppe e tutti, anche nello stesso ospedale, sospettavano che Miyuki Ishikawa fosse la causa di quello strano incremento di mortalità infantile nell’area.
La donna e il marito furono arrestati il 15 gennaio del 1948 mentre si trovavano alla stazione di Waseda allertati da un loro complice ed erano pronti a sparire chissà dove. La polizia le attribuì 169 omicidi premeditati.
L’autopsia su decine di cadaveri riesumati portarono alla luce segni evidenti di deperimento fisico quali totale assenza di cibo e danni ai polmoni per evidenti polmoniti che la donna procurava lasciando i neonati addirittura sui balconi durante le notti.
Accertarono 103 morti direttamente collegate all’attività della donna, ma solo nel periodo 1944-48 furono 169 i neonati morti nel reparto, più chissà quanti in tutti gli anni precedenti in cui la donna lavorò in quell’ospedale.
Nonostante il caso fece molto scalpore, il tribunale distrettuale di Tokyo alleggerì di molto la pena degli imputati: Miyuki Ishikawa fu giudicata colpevole di 103 omicidi; Takeshi Ishikawa e il dottor Shiro Nakayama furono giudicati suoi complici; la pena inspiegabilmente fu di 8 anni per la donna e 4 per i suoi complici. Non solo: nonostante allora ci fosse la pena di morte che era legittima in quel caso, nel 1952 gli imputati fecero appello alla pena e gli anni di carcere di Ishikawa furono scalati a 4 e quelli degli altri due a 2. Una volta scontata la loro pena di tutti e tre si persero le tracce.
In questi casi c’è poco da vantarsi, ma questa è la dimostrazione che non solo in Italia i processi a volte siano solo delle farse.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere