Gli esperimenti per resuscitare gli animali

Alcuni tra i peggiori esperimenti che l’uomo ha fatto sono stati eseguiti dalle forze militari. Durante le due guerre mondiali poi tutte le nazioni si sono sbizzarrite in test e pratiche mediche davvero raccapriccianti.
Molti pensano che solo i tedeschi e i giapponesi facessero esperimenti al limite dell’umano, ma i russi e gli americani non erano da meno.
Dietro la “Cortina di Ferro” i sovietici si dilettavano con pratiche più sinistre di quelle che una mente normale potrebbe immaginare: rianimavano singoli organi e parti del corpo dando vita a raccapriccianti creature. Lo scopo? La resurrezione umana…
Alcune delle ricerche e operazioni più inquietanti sono legate agli esperimenti sulla rianimazione degli organismi viventi a opera dello scienziato S.S. Bryukhonenko, condotti presso l’Istituto di Fisiologia e Terapia sperimentale di Voronezh, nell’ex URSS.
Un video del 1940 (che non metto per rispetto alla morale e soprattutto agli animali torturati), mostra i dettagli degli esperimenti in cui alcune parti di animali morti (cani, gatti, scimmie, ecc.) vengono rianimate attraverso l’uso di macchinari. Le parti degli animali venivano agganciate a una macchina che il dott. Bryukhonenko battezzò ‘autojector’, una macchina che riproduceva le funzioni del cuore e dei polmoni. A questa macchina venivano collegate anche le teste degli animali e in particolar modo quelle dei cani che sembravano le più reattive agli stimoli. Le teste mozzate dei cani, sotto l’impulso elettrico, riprendeva lentamente vita anche se per poco.
Questa macchina degli orrori fu presentata per la prima volta nel 1928, durante il Terzo Congresso dei Fisiologi dell’URSS.
Un esperimento simile è stato condotto nel 1954 da Vladimir Demikhov, un altro scienziato sovietico che, invece di tenere il cane in vita con una macchina, lo collegò agli organi vitali di un altro animale. Il cane a due teste di Demikhov compare in un video in lingua russa conservato in un archivio pubblico (che nuovamente mi rifiuto di postare).
Per fare ciò Demikhov tagliò a metà un cucciolo, appena sotto le zampe anteriori, e lo innestò sul collo di un cane adulto. Creò 20 di queste creature a due teste, ma nessuna di loro visse a lungo a causa del rigetto dei tessuti.
Nonostante la breve durata della vita dei suoi animali (circa un mese al massimo), gli esperimenti di Demikhov ebbero una grande risonanza a livello internazionale e ci fu una sorta di corsa alle armi nel campo della rianimazione. Il 14 marzo 1970 il Governo americano finanziò un progetto simile condotto da Robert White, il quale tagliò la testa di una scimmia e la riportò in vita innestandola sul corpo senza testa di un’altra scimmia. Sopravvisse un solo giorno, guardando con odio il dott. White.
In un’intervista con la BBC White dichiarò che lui e il suo team erano stati capaci di «trapiantare un cervello in un animale integro e di mantenerlo in vita per molti giorni.
La BBC sintetizzò così l’intervista:

«Ha detto che questo significava che la scimmia era cosciente, non aveva perso il senso della vista, dell’udito, del gusto e dell’olfatto perché i nervi cranici erano stati lasciati intatti».

In seguito al successo riscontrato, White si mise alla ricerca di due pazienti umani disposti a sottoporsi al suo esperimento. Trovò Craig Vetovitz, un portatore di handicap, ma dal momento che non riuscì a trovare un secondo soggetto disponibile, il suo progetto svanì nell’ombra.

La domanda che mi pongo è questa: è giusto permettere queste sperimentazioni?

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere