Il paradosso di Fermi

Il paradosso di Fermi è un interrogativo (a metà fra filosofia e scienza) proposto dallo scienziato italiano Enrico Fermi che invita a riflettere sulle probabilità di esistenza di altre forme di vita, oltre a quelle terrestri, nell’universo.
Il paradosso di Fermi si contrappone in un certo modo all’ottimistica visione dell’equazione di Frank Drake, secondo cui le possibilità che ci siano altre forme di vita intelligente sono altissime causa l’elevato numero di stelle e di sistemi planetari che ad esse fanno riferimento.
A questo ragionamento, Fermi ne contrappone un altro che sembra egualmente non oppugnabile e che può essere riassunto nella seguente proposizione: se esistono altre civiltà extraterrestri, dove sono?
Proviamo a fare qualche ragionamento da persone guidate dal buon senso e partiamo da ciò che sappiamo.

– L’universo osservabile dall’uomo è ampio circa 92 miliardi di anni luce. Osservabile ho detto, perchè le reale dimensioni sono ancora sconosciute e forse lo resteranno per sempre.

– Sono state stimate minimo 100 miliardi di galassie ognuna contenente dai 100 ai 1.000 miliardi di stelle.

– Negli ultimi anni i nostri telescopi stanno scoprendo moltissimi pianeti attorno alle stelle conosciute: con ogni probabilità quindi esistono miliardi di pianeti nella sola Via Lattea. Immaginate in totale quanti pianeti ci siano nell’universo.

– Di questi pianeti pochi, molto pochi, hanno condizioni simili alla Terra. Gli astronomi dicono che i pianeti in cui è possibile la vita o è stata possibile, sono in media uno ogni 1.000. Quindi parliamo di milioni di pianeti possibili candidati ad ospitare la vita, solamente nella nostra galassia.

– Anche se esistessero altre forme di vita nelle altre galassie probabilmente sarà, anche in un futuro, impossibile raggiungerle. Muovendosi alla velocità massima sarebbero comunque necessari miliardi di anni per mettersi in contatto con loro. L’esempio lampante è la stella più vicina a noi, Proxima Centauri, facente parte del sistema triplo Alfa Centauri e distante da noi 4,2 anni luce. Proxima Centauri è stata spesso suggerita come destinazione logica per il primo viaggio interstellare dell’umanità, ovviamente ipotizzando che si scopra un pianeta associato abitabile dall’uomo. Attualmente viaggiando alla massima velocità possibile un’astronave raggiungerebbe la stella dopo ben 110.000 anni. Immaginate quindi il tempo che impiegherebbe un eventuale messaggio alieno da chissà quale sperduta galassia ad arrivare a noi.

Ora andiamo un più nello specifico e analizziamo solo la nostra galassia, così da non perderci nei grandi numeri.

– La Via Lattea, la nostra galassia, ha fra i 200 miliardi e i 400 miliardi di stelle.

– Nella Via Lattea ci sono almeno 20 miliardi di stelle con caratteristiche simili al nostro sole.

– Un quinto di loro, quindi circa 4 miliardi, ha un pianeta simile alla terra nella propria orbita.

– Se solo lo 0,1 % avesse la vita i pianeti con delle forme viventi nella galassia sarebbero circa 4 milioni.

– Quando nacque 13 miliardi di anni fa, la Via Lattea era troppo “movimentata” per ospitare la vita. Dopo circa mezzo miliardo di anni si crearono le condizioni per ospitare la vita su alcuni pianeti della galassia. La Terra ha solo 4 miliardi di anni, quindi potrebbero esser esistite forme di vita in altri pianeti ed esser già estinte da miliardi di anni.

Ecco, ho appena inserito un altro fattore: il tempo. L’uomo vive sulla terra da non più di 3 milioni di anni, ma solo negli ultimi 40.000 anni ha sviluppato un’intelligenza tale da poter tramandare le proprie esperienza oralmente e poi per iscritto. L’universo ha vita da 13,82 miliardi di anni, quindi la nostra esistenza è un infinitesimo del tempo in cui potrebbero essersi sviluppate forme di vita su altri pianeti.
Diciamolo chiaramente: l’uomo ha a disposizione troppo poco tempo per comunicare con altre civiltà prima di auto-distruggersi. E se anche esistessero o siano esistite 100, 1.000, o 1.000.000 di civiltà da qualche parte, queste potrebbero già essere estinte o estinguersi prima di entrare in contatto con noi, perché il loro tempo sarebbe limitato come il nostro. In ogni caso, finché il limite di velocità rimarrà quello della luce (limite peraltro ancora non raggiunto) per noi sarà impossibile raggiungere altre galassie o anche solo pianeti di stelle della nostra galassia e quindi sapere se esiste un’altra civiltà in qualche posto dell’universo. Anche se non siamo soli, probabilmente non sapremo mai di essere in compagnia…
Queste sono le conclusioni a cui è arrivata al scienza: alla domanda di Fermi non possiamo che rispondere di non avere gli strumenti adatti a poter sapere dove siano gli extraterrestri (perchè sul fatto che ci siano nessuno ha più dubbi).

Ora, vogliate perdonare un blasfemo come me, che vuole aggiungere alcune considerazioni in merito, pur non avendo le giuste competenze.

– Innanzi tutto gli studi su cui si basano gli astronomi presuppongono di trovare forme di vita simili a quelle terrestri e basate sul carbonio come noi, mentre a mio parere sono possibili anche altre strutture su cui basare la vita (e quindi con forme molto diverse da quelle che immaginiamo) come ad esempio il silicio.

– L’uomo ha come limite la velocità della luce, ma ciò non vuol dire che esso non possa essere superato. Se esistessero forme di vita più evolute della nostra e avessero capito come spostarsi nell’universo a velocità più elevate? O tramite scorciatoie (i famosi “wormholes”)? Per loro il contatto tra le civiltà sarebbe più semplice che per noi e ciò spiegherebbe i moltissimi avvistamenti e i reperti tramandati sin dall’antichità.

– E ora il ragionamento più contorto: una delle teorie più accreditate tra i fisici è la Teoria delle Stringhe (molto complicata e ve la risparmio). Questa teoria cerca di spiegare la formazione del nostro universo e ipotizza universi paralleli. Che c’entra con gli alieni? Ci arrivo… La teoria ipotizza che l’universo abbia 10 dimensioni (o 11 secondo la teoria unificatrice): in poche parole, oltre alle 4 che noi conosciamo e riusciamo a constatare (lunghezza, larghezza, spessore e tempo), ve ne sono alcune che non riusciamo a vedere e sono persino difficili da spiegare. E se non vedessimo gli alieni perchè si rifugiano in un’altra dimensione?

L’idea mi è nata dal fatto che la razza umana è bellicosa e troppo stupida per capire perfino che si sta autodistruggendo. Se io appartenessi ad una civiltà più evoluta avrei una tremenda paura del genere umano e cercherei di preservare la mia gente “occultandola” ai loro occhi troppo miopi per spingersi oltre a ciò che vedono.
Una frase stupenda che raccoglie il mio pensiero l’ho sentita alla fine del film “Indiana Jones e il regno del Teschio di Cristallo”. Alla domanda su dove fossero andati gli alieni uno dei protagonisti risponde:

<<Non nello spazio… Nello spazio tra gli spazi!>>

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere