Il caso Valerio Lonzi: incontri ravvicinati

Quando le testimonianze di un presunto incontro ravvicinato non portano prove visibili come fotografie o oggetti e si limitano a due o tre versioni di amici o conoscenti stretti, solitamente si archivia la questione come burla o tentativo di attirare un po’ di attenzioni. Il caso di Valerio Lonzi è finito in TV alla trasmissione “Il Bivio”, su molti giornali nel 1993 ed è descritto minuziosamente in un libro di Corrado Malanga del 1998; c’è da dire che nel libro compaiono nomi e cognomi di medici che affermano di aver preso in carico l’allora ragazzo e sembrano confermare ciò che ha affermato; la comunità scientifica, per contro, sostiene che come molti altri casi simili, anche di quello di Lonzi non vi è alcuna prova che il “rapimento” sia realmente avvenuto e che l’ipnosi regressiva (a cui è stato sottoposto) è facilmente condizionabile dall’ipnotista, pertanto non ha validità epistemica. Malanga, inoltre, è stato molto criticato perché secondo alcuni studiosi avrebbe condizionato Valerio Lonzi fino a fargli dichiarare ciò che egli si aspettava in modo da giungere alle conclusioni da lui volute; il fatto che Lonzi sia l’unico testimone del fatto porta a chiudere la questione come allucinazione.
Come considerare dunque le dichiarazioni di Lonzi? Questa volta non mi esprimerò in merito, anche perché non ho letto il libro di Malanga e documentandomi sulle dichiarazioni di Lonzi ho tutt’altro che risolto i miei dubbi; mi limiterò a riportavi la vicenda così come lo stesso Lonzi la racconta.
La vicenda è dell’estate del 1982, quando Valerio Lonzi aveva appena 15 anni. Al tempo era uno scout e con alcuni suoi amici partecipò ad un incontro organizzato a Reppia in località Pian della Biscia, una località montana tra Chiavari e Sestri Levante.
Il penultimo giorno di campeggio Lonzi e i suoi amici ebbero il primo episodio anomalo: poco dopo le 22 videro una sfera luminosa della grandezza di un pallone da calcio poggiata al suolo poco distante dalla loro tenda: era luminosa ed emetteva una luce verde impossibile da non essere vista; si trovava in un prato e la fonte della luce proveniva dal nocciolo e man mano si attenuava verso l’esterno.
Lonzi e i suoi amici presero una torcia elettrica e si avvicinarono, ma quando puntarono il fascio di luce l’oggetto perse rapidamente intensità fino a spegnarsi. Giunti sul posto la sfera si era dissolta nel nulla, ma sul terreno era visibile un’orma semisferica nell’erba di colore giallastro come la paglia, a differenza del verde intenso della vegetazione del luogo. Lonzi si piegò e avvertì un intenso calore provenire dal suolo; ipotizzò che per formare un’impronta del genere (molto profonda e calda) doveva trattarsi di un oggetto metallico molto pesante.
Nessuno dei ragazzi però diede alla cosa importanza perché quella sera avevano intenzione di divertirsi e avevano appuntamento per mezzanotte per andare al campo delle ragazze. Tornati alla tenda, Lonzi si distese nell’attesa che passasse il tempo, ma alle 23.15 circa dovette uscire dalla tenda per il caldo. Si guardò attorno e vide uno dei suoi amici, che era uscito per raccogliere la legna per il fuoco, a pochi metri da lui con una torcia nella mano destra, un’ accetta nella sinistra e la testa reclinata. Era immobile e in uno stato di trance; attorno a lui c’erano tre sfere luminose molto simili a quella vista precedentemente che stavano volteggiando a mezz’aria.
Le tre sfere poi si mossero verso di lui che istintivamente accese la torcia e la puntò nella loro direzione; colpite dalla luce persero luminosità e scomparvero nel nulla. In quel momento il suo amico si risvegliò e i due si guardarono in viso alla ricerca di una spiegazione. Con loro sorpresa scoprirono che erano già le 00.15 e trovarono a terra la torcia elettrica fulminata e con il vetro rotto.
Convinti che nessuno li avrebbe creduti, decisero di non raccontare nulla a nessuno e di continuare il loro campeggio come se nulla fosse successo.
Quando tornò a casa Lonzi fece una doccia e la madre notò delle ferite sulla sua schiena: sulla parte bassa c’erano tre profonde cicatrici lunghe circa 15 cm che i dottori spiegarono come un intervento chirurgico con tanto di punti di sutura. Valerio Lonzi non sapeva né come né quando gli erano state inflitte quelle ferite.
Fin qui vi ho riportato le dichiarazioni di Lonzi in TV e su alcune riviste; dopo ci sarebbe quello che Malanga riportò nel suo libro. Ciò che sarebbe venuto fuori da due anni di analisi ipnotica è che Lonzi sarebbe stato vittima anche di altri rapimenti nella sua adolescenza. Addirittura la madre prima della nascita del bambino avrebbe avuto un incontro ravvicinato con un UFO che l’avrebbe colpita con un raggio luminoso, senza però procurarle alcun tipo di danno.
Valerio Lonzi nella sua infanzia avrebbe più volte avvistato UFO e avrebbe avuto sogni lucidi in cui era in compagnia di alieni Grigi.
Oggi Lonzi indaga su fenomeni ufologici come collaboratore del CUN e, a suo dire, cerca risposte ai fenomeni che hanno caratterizzato la sua vita.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere