Il progetto Lebensborn

Anche se può sembrare un controsenso, la storia è intrisa di magia e misticismo; non sto parlando di episodi, ma di lunghi periodi, sia remoti che recenti. Un esempio lampante fu la ricerca spasmodica dei nazisti tedeschi di ricreare la mitica razza ariana.

La razza ariana, almeno in principio, non era pensata come la razza bianca tedesca, ma una razza aliena intellettualmente superiore che nel tempo si era contaminata incrociandosi con i ceppi umani antichi. Hitler e i suoi volevano ricrearla partendo dai ceppi meno “contaminati”; poi il delirio di onnipotenza portarono a tramutare quel pensiero e a porre in primo piano la razza tedesca.

Se da un lato, quindi, i tedeschi con l’olocausto vollero tentare di eliminare le razze “inferiori”, ci fu un altro progetto volto a creare una super razza che assomigliasse il più possibile agli Arya, ovvero gli ariani originari.

Quel progetto prese il nome di “Lebensborn”, letteralmente “sorgente di vita”, e aveva l’obiettivo di incrementare le nascite di bambini di “razza pura tedesca” per far fronte alle morti in guerra e creare un futuro gestito da una razza superiore.

Il programma Lebensborn iniziò molto prima della seconda guerra mondiale: fu ideato da Heinrich Himmler, che dal 1929 fu messo da Hitler a capo delle SS. Nel 1931 creò lo “SS Rasse und Siedlungshauptamt”, l’ufficio delle SS incaricato di controllare la purezza ideologica e razziale di tutti i membri. Una volta portato a termine il censimento iniziò il progetto vero e proprio: Himmler inaugurò il progetto Lebensborn il 12 dicembre del 1935. A tutte le donne tedesche di razza ariana che avessero accettato di aderire al progetto veniva garantito l’anonimato, veniva offerto un ambiente protetto e confortevole durante la gravidanza, un’assistenza di prim’ordine e addirittura molto denaro per poter vivere una vita agiata.

I bambini ritenuti “puri” poi potevano essere lasciati alla madre o dati in adozione: le madri non potevano avanzare diritti sui nascituri, ma potevano partecipare più volte al progetto con tutte le gravidanze che volevano (e quindi ricevere enormi compensi, almeno fino a quando nasceva un figlio ariano).

Entrambi i genitori devono passare un test di purezza razziale, avere capelli biondi e occhi blu erano caratteristiche preferenziali e doveva essere possibile rintracciare l’ascendenza fino alla terza generazione in modo da certificare la purezza della razza.

Il 15 agosto 1936 in Baviera nacque la prima “casa di maternità”: Himmler inviava ispezioni dal ministero per controllare che tutto fosse perfetto e che le madri e i bambini godessero di tutti gli agi; i bambini dei centri venivano nutriti con una speciale dieta proteica e lo stesso Himmler visitava spesso le sedi premiando i bambini nati il suo stesso giorno, il 7 ottobre.

Alla fine della guerra erano ancora in funzione 10 sedi Lebensborn in Germania, 9 in Norvegia, 2 in Austria, 1 in Belgio, Francia, Olanda, Lussemburgo e Danimarca.

Furono reclutate tutte le giovani donne che potessero dimostrare la loro ascendenza ariana e disposte a concepire un figlio con ufficiali delle SS. Successivamente, visto che l’apporto non era così elevato come era stato previsto, si passò a richiedere anche alle donne norvegesi (la Norvegia venne occupata nel 1940) di contribuire a infoltire le fila dei futuri combattenti ariani: per molte donne norvegesi quell’opportunità era l’unico modo per sopravvivere durante la guerra, anche a costo di donare il proprio figlio alle case Lebensborn.

I norvegesi, infatti, erano considerati addirittura “più puri” dei tedeschi del sud, tanto che Himmler fece sorgere in Norvegia molti più istituti dedicati al suo progetto eugenetico che nella stessa Germania. Si stima che circa 8.000 bambini siano nati in Germania negli istituti Lebensborn e addirittura 12.000 in Norvegia.

Ma anche in questo modo l’utopica cifra di 100 milioni di ariani puri prevista da Himmler era ben lontana: a quel punto il programma fu ampliato anche agli altri paesi occupati dai nazisti, come Francia e Belgio, dove le donne ritenute adatte al progetto subirono innumerevoli soprusi ed abusi e vennero costrette a non una, ma diverse gravidanze consecutive pur di alimentare la razza ariana. I bambini venivano poi trasferiti in Germania e le donne perdevano ogni contatto con i loro figli.

Dal 1939 Himmler decise di non andare più tanto per il sottile con i controlli sulle ascendenze dei bambini e ordinò di rapire tutte le donne e i bambini che mostrassero tratti distintivi della razza bianca ariana.

In Polonia, Jugoslavia, Russia, Cecoslovacchia e Romania furono rapiti migliaia di bambini dall’aspetto ariano, che dopo un periodo di rieducazione venivano dati in adozione a famiglie tedesche; tutti quelli non idonei e le donne che opponevano resistenza venivano mandati nei campi di concentramento.

I bambini con capelli troppo scuri venivano sottoposti a trattamenti schiarenti e le donne venivano messe incinte pochi giorni dopo il parto.

L’abominio ebbe fine con la guerra, ma gli abusi e i maltrattamenti per i bambini non finirono di certo: trattati già dai tedeschi come oggetti senza sentimenti, furono abbandonati, picchiati e addirittura seviziati dagli Alleati. La CIA definì i bambini nati con il progetto Lebensborn “geneticamente pericolosi” e capaci di riorganizzare il fascismo e la Norvegia fu la più colpita sotto questo punto di vista: si stima che circa 14.000 bambini vennero dispersi, maltrattati, violentati e costretti a vivere di stenti per il timore che potessero un giorno far risorgere il fascismo tedesco.

Nel 2007 il caso di 154 figli dei Lebensborn giunse al Tribunale dei Diritti Umani di Strasburgo, dove venne chiesto un risarcimento per le violenze ed il razzismo subiti. Il loro appello non fu ascoltato perché “presentato troppo tardi”.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere