Fan Man-yeeThe Hello Kitty Murder – L’omicidio di Hello Kitty. Il raccondo di due mesi di feroci torture subite da Fan Man-yee

Era maggio del 1999, quando una ragazzina di 14 anni si presentò alla stazione di polizia di Tsim Sha Tsui, Hong Kong. La ragazzina era totalmente fuori di se, sembrava terrorizza, continuava a ripetere frasi senza senso. Gli agenti cercarono subito di calmarla, ma la ragazzina continuava a blaterale parole confuse, tra i balbettii gli agenti capirono che lei voleva che la seguissero in un appartamento non molto distante, sosteneva di essere perseguitata dal fantasma di una donna.

I poliziotti in un primo momento, la presero sul ridere, cominciarono a fare battutine ed a scherzare tra di loro e la accompagnarono all’uscita. Ma la ragazzina continuava ad insistere, ad urlare e agitarsi, fino a quando uno degli agenti cominciò a prendere la cosa sul serio e, insieme a altri due colleghi, decise di accompagnarla a casa, giusto per dare un’occhiata ed assicurarsi che tutto fosse tranquillo.

Giunti al terzo piano di una palazzina al numero 31 di Tsim Sha Tsu, nel distretto commerciale Granville Road, trovarono la casa vuota, ma era evidente che nell’edifico viveva più di una persona. La ragazzina una volta arrivata in casa, sembrava terrorizzata, giurava che l’appartamento era infestato da un fantasma. Gli agenti cercarono di calmarla, chiedendogli maggiori informazioni, a quel punto la 14enne gli indico un papazzo di Hello Kitty a terra vicino a letto.

Uno degli agenti prese il pupazzo in mano, vide che dietro c’era una cucitura fatta molto grossolanamente, che lasciava intravedere qualcosa di lucido al suo interno. L’agente scuci, un po’ la cucitura è fece un macabra scoperta: un teschio umano.

hello kitty sirenaE grazie agli investigatori e alla testimonianza della ragazzina, si scoprì che il cranio apparteneva a Fan Man-yee, una ragazza cinese di 22 anni, che era già nota alla polizia per prostituzione e furto. La donna un’anno prima cominciò a lavorare in una casa d’appuntamento di Tsim Sha Tsu, dove la maggior parte della sua clientela è formata da malavitosi della peggior specie.

Fan Man-yee, nel 1997 conobbe Chan Man-lok, di 35 anni, che divenne ben presto uno dei suoi più fedeli clienti. Chan era uno spacciatore di poco conto, spesso sotto effetto di metanfetamine. In uno dei loro incontri Fan gli rubò il portafoglio con 4.000$ in contanti, ma Chan dopo averla picchiata, riuscì a farseli ridare indietro. L’uomo non si limito solo a questo: il 17 marzo del 1999 Chan insieme ad altri due complici, Leung Shing-cho ( 27 anni) e Leung Wai-lun (21 anni) rapirono la ragazza con l’intento di farla prostituire e farci un po’ di denaro. Fan venne segregata in casa della ragazzina di 14 anni, che rivelò di essere la fidanzata di Chan. Fan veniva fatta prostituire e picchiata giornalmente, arrivando spesso vicino alla morte. Dopo pochi giorni a causa delle ferite e dei lividi, sia sul corpo che sul viso, non era più adatta alla prostituzione, i clienti non erano più attratti da lei. Chan, decise allora, di usarla per divertirsi assieme ai suoi complici.

La povera ragazza diventò quindi l’oggetto delle follie dei quattro, che iniziano a pestarla per il solo gusto di farlo, dapprima a mani nude, ben presto con sopramobili, barre di metallo e qualsiasi oggetto riuscissero a reperire. Inizia cosi un agghiacciante gioco: ad ogni violentissimo colpo, Fan era costretta a sorridere ed ha dire “sono felice di essere picchiata”, se non lo faceva, Chan e compagni l’avrebbero picchiata con maggiore ferocia. Le giornate dei quattro aguzzini, si dividono tra pestaggi, videogiochi e metanfetamina. Quando si stufavano dei videogiochi e la droga era finita, il divertimento continuava infierendo sul corpo martoriato di Fan. La ragazza si trovava confinata in cucina per la maggior parte del tempo, qui i quattro aguzzini sperimentavano ogni attrezzo disponibile nella stanza per causare dolore alla donna, dalle padelle ai coltelli passando anche per il cibo congelato in scatola. Un giorno avvolsero Fan in un sacco di plastica e iniziarono ad aprirle ferite su tutto il corpo con degli attrezzi roventi, aggiungendo diversi alimenti sulle varie lesioni per scoprire quale di questi provocasse più dolore. Un altro giorno la legarono con dei fili elettrici ad un gancio nel soffitto e la seviziarono con le tecniche più disparate. I quattro aguzzini escogitavano ogni volta nuove pratiche per infliggere pene sempre più lancinanti alla povera Fan. Finalmente dopo due mesi di torture, Fan muore durante la notte, da sola, in bagno. Con un cadavere le sevizie non hanno lo stesso gusto, Chan decide quindi di disfarsi del corpo. Il modo più semplice è quello di farlo a pezzi nella vasca da bagno. Le varie parti vengono bollite per discioglierne i tessuti, il cranio viene cucito all’interno del pupazzo di Hello Kitty sirena. Sebbene quasi tutte le parti vengono gettate via, alcune parti vengono lasciate imprudentemente in giro per casa, permettendo cosi agli investigatori di scoprire in macabro omicidio.

Mai in Hong Kong negli ultimi anni una corta ha assistito a tanta crudeltà, depravazione, insensibilità. brutalità, violenza e ferocia. –Il giudice Peter Nguyen al processo per l’omicidio di Hello Kitty.

Al processo i tre uomini vennero condannati a 20 anni di reclusione senza possibilità di uscire sulla parola, con l’accusa di omicidio colposo e rapimento. La pena di soli 20 anni venne giustificata dalla giuria con la convinzione che i quattro non uccisero la ragazza intenzionalmente: in pratica, secondo i giurati, nessuno di loro voleva ucciderla, ma soltanto infliggerle più dolore possibile. Hino, questo è il nome della ragazzina di 14 anni, invece, per aver testimoniato contro i tre aguzzini, venne considerata collaboratrice di giustizia e, pertanto, non perseguibile a norma di legge.

Mi ero rotta e giocare con lei… Non era così divertente dopo tutto, ma abbiamo continuato lo stesso a torturarla. L’ho fatto per divertimento, solo per vedere cosa si prova a fare del male a qualcuno… -Hino