Katskhi Pillar: l’eremo più isolato al mondo

Gli asceti e gli eremiti non sono semplici misantropi, ma persone che si isolano dal resto della società alla ricerca di una pace interiore o per staccarsi delle cose terrene ed avvicinarsi a Dio. Da noi in Occidente gli eremiti sono rimasti in pochi e gli asceti per lo più si riuniscono in templi e chiese isolati nei quali vivono secondo rigide regole autoimposte.

Tra tutti c’è un luogo davvero impervio che non solo è isolato, ma è difficile da raggiungere per chiunque, perfino dal suo unico abitante: si tratta del Katskhi Pillar, una chiesa edificata sopra un pilastro di oltre 40 m di altezza.

Il Katskhi Pillar è conosciuto anche come “Pilastro della vita” ed è considerato un luogo sacro dagli ortodossi. Si trova in Georgia nella regione dell’Imereti nei pressi di un affluente del fiume Q’virila e vicino alla città di Chiatura.

Di questo eremo si hanno notizie già dal XVI secolo, quando alcuni monaci georgiani decisero di ritirarsi sul pilastro di roccia alla ricerca dell’illuminazione spirituale; poi della chiesa si persero le notizie e fino al 1944 fu lasciata in stato di abbandono e preda alla vegetazione e alle intemperie. Quell’anno Alexander Japaridze e il suo gruppo di scalatori volle salire sulla cima del Katskhi Pillar e lì riscoprì quel luogo dimenticato.

L’edificio ha una superficie di circa 150 m2 e ha risentito dei molti decenni di abbandono; è composto dalla chiesa vera e propria, dedicata a Massimo il Confessore, una cripta, tre celle dove dormivano gli eremiti e un muro di protezione.

Si è dovuto attendere il 1995 affinchè qualcuno decidesse di tornarci a vivere: il monaco Maxime Qavtaradze, nativo di Chiatura, si è arrampicato lungo il pilastro e lì ha iniziato la sua vita da eremita. Nel 1999, su sua richiesta, iniziò lo studio architettonico della struttura e tra il 2005 e il 2009 fu eseguito il restauro delle parti principali del tempio grazie all’Agenzia per la conservazione dei Beni Culturali della Georgia. Per i primi due anni Maxime ha dormito in un frigorifero per proteggersi dalle intemperie; poi nel 1997 gli fu portato un letto.

Il monaco oggi vive in parziale isolamento, scendendo a terra non più di due volte a settimana per procurarsi le provviste ed intrattenersi con le persone in difficoltà dispensando loro consigli. Il cibo e i beni primari vengono recapitati in cima con un sistema di carrucole, ma Maxime ancora oggi sceglie di arrampicarsi su una scala a pioli di ferro con 131 gradini incastonata nella roccia.

Come ho scritto prima, la difficoltà maggiore è proprio raggiungere la chiesa e scalare i 40 m del pilastro di roccia su cui appoggia; oggi la chiesa è aperta ai turisti ed è possibile salire sulla cima scalando il pilastro o adoperando un’esile scaletta tutt’altro che fissa e sicura.

Molti si sono chiesti con quanta fatica e con quali mezzi siano riusciti a trasportare fino in cima i materiali necessari ad edificare il Katskhi Pillar e come faccia ancora oggi a resistere alle tempeste e alla continua erosione.

La chiesa purtroppo ancora oggi è vietata alle donne, così come vuole il rigido culto ortodosso; le donne che giungono fin lì possono intrattenersi ai piedi della colonna di roccia, dove possono visitare un piccolo luogo di culto eretto da Simeon Stylites, l’ultimo eremita che ha vissuto sul Katskhi Pillar prima di Maxime Qavtaradze.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere