Bunnyman, la leggenda dell’uomo coniglio

Un modo di dire molto famoso è che in ogni leggenda c’è un fondo di verità. Questo forse andava bene fino a quando internet non è entrato nelle nostre case (forse nemmeno prima): oggi le creepypasta vanno per la maggiore sui siti di chi ama il genere horror e solitamente si tratta di storielle macabre create a tavolino e sempre più realistiche. Ciò però non vuol dire che tutte le leggende metropolitane e le creepypasta siano inventate: in effetti, benchè la fantasia delle persone sia sempre più fervida, spesso ci si ispira a fatti realmente accaduti, ovviamente adattandoli alle nostre esigenze.
In questo articolo vi parlo di una delle più famose creepypasta a livello mondiale, al punto che ha ispirato ben due film horror/splatter: la leggenda di Bunnyman, ovvero l’uomo coniglio. A questo punto già mi immagino la vostra faccia: “Vuoi davvero farci credere che esiste una creatura metà uomo e metà coniglio che ammazza la gente?”
No, niente affatto, ma vi spiegherò come è nata la leggenda e i fatti reali che ne sono alla base.
Come ben sappiamo a cavallo tra il 1800 e il 1900 in America e Europa nacquero moltissimi istituti di sanità mentale con lo scopo di isolare, più che curare, tutti coloro che erano considerati pazzi o “scomodi”. La cosa si complicò molto nel primo decennio dello scorso secolo, quando negli Stati Uniti la tubercolosi dilagò in un’epidemia quasi inarrestabile e costrinse quegli istituti ad accogliere anche i malati di TBC, sempre con lo scopo di allontanarli dalle città e farli morire lontano da occhi indiscreti.
Uno di questi famosi istituti era quello di Clifton, in Virgina, edificato al tempo della guerra civile e teatro di scempi contro l’umanità indicibili, ma giustificati dalla scienza come esperimenti alla ricerca di una cura per i suoi pazienti.
Per fortuna (o per sfortuna, dipende dai punti di vista) il manicomio in questione venne chiuso nel 1904, per ordine di un decreto del presidente degli USA che voleva ridurre le spese statali per spostarle nel campo bellico. Il governo decise quindi di trasferire i pazienti in istituti analoghi in giro per lo stato, ma uno dei bus utilizzati per quello scopo non giunse mai a destinazione.
Non si sa il motivo, ma quel mezzo di trasporto ebbe un incidente molto grave: molti morirono e alcuni detenuti riuscirono a scappare nei campi e nella foresta. Le autorità accorsero in fretta e riuscirono a catturare quasi tutti i fuggitivi, tutti tranne due: Marcus Lawster e Douglas Griffen. Vennero organizzate squadre di ricerca, anche perchè i due erano considerati pericolosi e affetti da gravi disturbi mentali, ma ci vollero tre giorni per localizzarli. Fu grazie ad alcuni abitanti della periferia della città che la polizia venne allertata per il ritrovamento di carcasse di conigli in un terreno, alcune delle quali appese con un cappio a degli alberi: era chiaro che non fosse opera di un predatore, ma di un essere umano.
Quando gli agenti giunsero sul luogo trovarono i conigli scuoiati, mutilati e parzialmente divorati, ma soprattutto le scie di sangue e di animali morti conducevano ad un vecchio ponte che usavano solo in pochi quando andavano nei campi. Proprio all’entrata di quel tunnel gli agenti trovarono il cadavere di Marcus Lawster, in condizioni simili, se non peggiori, di quelle dei conigli. L’uomo era impiccato ad un albero e il suo corpo era stato scuoiato, inciso e mutilato; penzolava in bella vista e fu subito chiaro chi fosse il suo assassino.
Non ci volle molto che il killer venne scoperto in una vecchia casa abbandonata poco distante: Douglas Griffen tentò la fuga, ma venne investito da un treno che passava proprio lì vicino e venne raccolto a brandelli. Più tardi si seppe del perchè era stato ricoverato ed era stato subito lanciato l’allarme dopo l’incidente: Griffen era stato chiuso in manicomio perché aveva ucciso la moglie e i figli una domenica di Pasqua.
La notizia dell’incidente, dei conigli e di ciò che aveva fatto Griffen si sparse a macchia d’olio e quel ponte da allora venne soprannominato “the Bunny Man Bridge”.
Bene, ora inizia la leggenda. Ci volle tempo, ma alla fine tutta quella macabra storia venne quasi totalmente dimenticata e oggi non si racconterebbe nessuna creepypasta se non fosse che intorno agli anni ’70 iniziarono a giungere alla polizia del luogo strane segnalazioni di uomo molto grasso vestito da coniglio che spaventava e aggrediva con un’ascia le persone che dopo il tramonto passavano con la macchina nei pressi di Clifton. Ironia della sorte, secondo le testimonianze il “burlone” si nascondeva sotto un cavalcavia chiamato “Colchester”, che guarda caso era stato costruito dove una volta c’era il famoso Bunny Man Bridge.
Ogni anno e per diversi anni, le segnalazioni giungevano sempre nei giorni che precedevano o seguivano Halloween e le autorità pensarono quindi ad uno scherzo di qualcuno che ci stava andando un po’ troppo pesante, ma furono talmente tanti a telefonare terrorizzati che le autorità furono costrette a pattugliare la zona sempre più spesso, senza mai trovare però l’uomo coniglio.
Oggi la leggenda dell’uomo coniglio è diventata ancora più spaventosa, alimentata dai due film horror “The bunnyman”, del 2011, ed il sequel “The bunnyman massacre”, del 2014. In entrambi omicidi, squartamenti e sangue sono il filo conduttore e alcuni hanno perfezionato la storia raccontando diverse versioni spaventose.
Oggi, come ho detto, Bunnyman è una figura fissa dell’immaginario collettivo americano e, incredibile a dirsi, c’è anche chi pensa che davvero in Virginia si aggiri un assassino vestito da coniglio.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere