Il rapimento alieno di Dionisio Llanca

Nella maggior parte dei casi di abduction o di incontri ravvicinati con entità extraterrestri, al di là di ciò che avviene, c’è una tendenza delle vittime e scrivere subito un libro sulla loro vicenda e ad adoperarsi affinché tutti al mondo sappiano cosa è loro successo. Ciò implica articoli sui giornali, apparizioni in TV, colloqui con psicologi e psichiatri quasi sconosciuti e addirittura tour in giro per il loro stato per partecipare a conferenze con ufologi. Tutto ovviamente con un certo tornaconto.

Ecco, ora non voglio affermare che le testimonianze di questo genere siano tutte false, ma il fatto che le stesse vittime, che nella maggior parte dei casi affermano di essere sconvolte, di aver avuto paura e di avere traumi psicologici quasi insostenibili, non disdegnino un po’ di fama (se notate sono quasi tutti sconosciuti prima del fatto) e ci tengano a fare in modo che il loro nome non sia dimenticato.

Bene, questa volta vi parlo di un caso un po’ diverso, non tanto per i fatti che avvennero, ma proprio perché la vittima del rapimento ha sempre cercato di defilarsi e ancora oggi caccia dalla sua proprietà tutti coloro che vogliono farle domande sulla sua esperienza. L’uomo, che oggi ha quasi 70 anni, ha scelto di vivere una vita lontana dai riflettori, di non scrivere le sue memorie e di tenere per sé le sensazioni che provò e che prova ancora oggi. Ecco, forse proprio questa sua presa di posizione mi porta a credere che davvero lui abbia vissuto qualcosa di inspiegabile.

I fatti si svolsero la notte del 28 ottobre 1973 nella zona di Baia Blanca, non lontano da Buenos Aires.

Al tempo Dionisio Llanca aveva 25 anni e stava guidando sulla Route 3. Era circa l’ 1.30 quando si accorse che una ruota del suo camion si stava sgonfiando e così si fermò al km 705 a bordo strada per controllare. La ruota effettivamente era bucata e così si adoperò per sostituirla. Mentre era piegato a terra alle sue spalle giunsero due uomini e una donna, tutti vestiti con una strana tuta aderente grigia, stivali gialli e guanti.

Llanca si alzò in piedi e vide nel campo a lato della strada un oggetto circolare del diametro di circa 4 m sospeso ad una decina di metri dal suolo; fluttuava silenziosamente ed emetteva dalla base e dall’unico oblò che vide un’intensa luce gialla. Prima ancora di capire cosa stava succedendo sentì i suoi muscoli bloccarsi e in pochi istanti si sentì completamente paralizzato.

Sentì parlare quelle strane persone in una lingua sconosciuta e poi li vide avvicinarsi a lui: sembravano esseri umani, ma i loro occhi erano sproporzionati e la loro pelle era molto pallida. Uno dei due maschi lo afferrò per il collo e lo sollevò da terra mentre l’altro pizzicò con una specie di puntina da disegno il suo dito indice: il sangue che usciva dal suo dito fu l’ultima cosa che Llanca vide prima di perdere conoscenza.

L’uomo si riprese dopo le 3 di notte, ma si trovava nei locali della Sociedad Rural sdraiato vicino a dei vagoni ferroviari, a 10 km di distanza dal posto in cui era parcheggiato il suo camion. In quel momento non ricordò nulla di quello che gli era successo; si alzò e si incamminò lungo la strada fino a quando un’auto si fermò notandolo in difficoltà e lo portò alla stazione di polizia più vicina.

Quando venne interpellato era a malapena in grado di parlare e per questo fu scambiato per un ubriaco: gli agenti non vollero perdere tempo e lo lasciarono andare senza approfondire la sua situazione. Llanca però ebbe un mancamento poco lontano e venne portato all’ospedale di Bahia Blanca. Solo il giorno dopo fu in grado di testimoniare ciò che gli era successo e le sue parole vennero raccolte da alcuni giornalisti di Buenos Aires che scrissero titoloni su tutti i giornali. Dionisio aveva gli occhi rossi e perdeva brandelli di pelle: i medici gli dissero che mostrava segni di esposizione a forti radiazioni.

Del suo caso si interessò anche l’ufologo Fabio Zerpa, che spinse Llanca a sottoporsi a sedute con psicologi e psichiatri. Per tre anni l’uomo subì sedute di regressione e iniezioni del cosiddetto siero della verità (pentothal sodio) perché aveva problemi a ricordare cosa gli fosse successo e quando lui si rifiutò di continuare quei trattamenti venne addirittura internato per un certo periodo. Finalmente fuori, decise di rifugiarsi nella sua fattoria e di non parlare più a nessuno di quella vicenda.

Zerpa, preso atto del rifiuto di Llanca di collaborare alle sue ricerche, proseguì le indagini per conto suo e scoprì che la notte del 28 ottobre 1973 tra le 2 e le 3 una torre ad alta tensione poco lontana da dove fu ritrovato il camion era stata danneggiata. La società che forniva elettricità alla città affermò che c’era stato un aumento insolito del consumo di energia nella zona.

Dionisio Llanca non ebbe pace per diverso tempo: gruppi di giornalisti e ricercatori provenienti da tutto il mondo si presentarono a casa sua per intervistarlo e qualcuno riuscì anche a entrarci dalle finestre. Le molestie furono talmente gravi e ripetute che Llanca sparì per diversi anni e gli amici dissero che era morto.

L’8 dicembre del 2013, dopo oltre 40 anni del fatto, un giornalista del sito Lanueva.com riuscì a trovarlo in una città del sud dell’Argentina e ottenne una breve intervista.

«Se quello che è successo allora mi accadesse di nuovo non ne parlerei ad anima viva. Sono stato diffamato, sfruttato e confinato negli ospedali a causa di problemi emotivi e di salute…»

Queste sono state le parole che disse più volte l’uomo nell’intervista. Ad ogni modo aggiunse qualcosa di nuovo a quello riportato da Zerba nei suoi documenti: disse che una volta dentro l’UFO vide che la donna gestiva una serie di strumenti chirurgici e che forse si stava preparando ad esaminarlo. Uno degli uomini, che Llanca crede fosse il pilota, si sedette di fronte ai controlli della nave e prese in mano destra una leva e fece decollare la navicella mentre l’altro osservava un grande pannello di vetro sul quale c’era quella che sembrava la volta stellata. Llanca disse anche che c’era un portello aperto sul pavimento con diversi tubi e cavi che vennero tirati a bordo prima della partenza.

La donna si tolse il guanto arancione della mano destra per indossarne uno nero con piccoli spuntoni metallici sul palmo, poi si avvicinò a Llanca e mentre lo esaminava involontariamente lo colpì sul sopracciglio sinistro creando una ferita che ancora oggi sarebbe visibile. Ha affermato che prima di perdere nuovamente i sensi gli alieni gli parlarono nella sua lingua e lo rassicurarono che non gli sarebbe accaduto nulla di male.

Dionisio Llanca oggi è un uomo semplice e quasi primitivo; nel 1976 si ritirò nel sud del paese e rimase in contatto solo con un fratello. Al giornalista ha ripetuto più volte che non vuole più parlare della questione e che vuole solo essere lasciato in pace.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere