George Boyer: l’uomo che voleva amputarsi una gamba

Viviamo in un periodo di eccessi, dove per distinguersi dalla massa bisogna essere “normali”. La rete, e in particolar modo i social network, amplificano il desiderio di abbattere i tabù e di cercare la fama facendo qualcosa di sempre più strano e unico.

Coppie che fanno sesso in mezzo alla gente, ragazzi che saltano dai balconi, video in rete di adolescenti che prendono a pugni i passanti, persone che camminano nude per strada, ecc. Ma dove finisce la bravata e inizia il problema psicologico?

In questi casi si tende a sminuire le vicende e si tende a pensare che il problema sia nella labilità delle leggi e nella mancanza di punizioni adeguate; ci sono però casi che portano la comunità scientifica a discutere su cosa possa e non possa fare la singola persona prima di essere etichettata come “disturbata”.

Siamo tutti d’accordo che ognuno con il suo corpo possa fare quello che vuole? No, non tutti. Dobbiamo lasciare che una persona si suicidi perché deve essere libera di farlo, oppure dobbiamo curarla perché in quel momento non è capace di intendere? Dobbiamo staccare la spina ad un malato terminale perché lo desidera oppure tentare il tutto per tutto per salvarlo? È giusto lasciare che gli adolescenti si sottopongano a impianti metallici o alla scarificazione o ancora che si tatuino l’interno degli occhi ?

Non mi esprimo a riguardo, anche perché fino a questo punto ho parlato di cose soggettive e ognuno ha un suo pensiero a riguardo; ma se un vostro amico in piena forma vi dicesse che per sentirsi bene con sé stesso vorrebbe amputarsi una gamba? Pensereste sempre che sia una cosa “normale” o che abbia un problema psicologico?

Ebbene, non ho preso un esempio inventato dalla fervida fantasia di qualcuno, ma un caso molto recente che ha portato proprio all’amputazione di un arto sano e funzionale.

Viviamo in un periodo in cui ci valorizza il corpo e si cerca di perfezionarlo al massimo per renderlo sempre efficiente, ma per George Boyer il suo corpo aveva qualcosa di troppo, una gamba di troppo e per essere felice e in pace con sé stesso desiderava disfarsene. Per 18 anni l’uomo ha sofferto di una disturbo chiamato BIID (Body Integrity Identity Disorder), ovvero del disturbo di identità dovuto all’integrità del corpo: per lui avere un corpo sano e integro era un inferno e per raggiungere la pace doveva liberarsi di parte di esso.

Siamo ancora d’accordo che ognuno con il suo corpo possa farne quello che vuole?

Lasciate che scriva alcune righe che faranno imbestialire qualcuno. Non sono io ad affermarlo, ma la medicina: il BIID è uno dei tantissimi disturbi psicologici che vengono diagnosticati all’uomo ed è accostato spesso al GID (Identity Sex Identity Disorder, cioè il desiderio di cambiare sesso chirurgicamente) e al BDD (Body Dysmorphic Disorder, cioè il desiderio della chirurgia plastica per cambiare il proprio corpo). Eh sì: GID e BDD sono considerati patologie cliniche!

Tuttavia il BIID viene considerato molto più grave e nessun chirurgo che si rispetti amputerebbe un arto ad una persona sana solo perché lo desidera: a differenza dei casi GID e BDD, dove basta avere i soldi (e ovviamente non avere patologie invalidanti) per eseguire l’intervento chirurgico, l’amputazione desiderata dai pazienti affetti dal BIID si traduce in una disabilità, considerata non etica da chi ha prestato il giuramento ippocratico.

Senza mezzi sicuri per esaudire il proprio desiderio, gli individui affetti da BIID spesso arrivano a praticare l’auto-mutilazione, causando spesso danni molto maggiori di quanto previsto e arrivando fino al suicidio.

Una mattina di settembre del 1992 George Boyer scelse proprio di auto-mutilarsi, o meglio obbligare i chirurghi a tagliargli la gamba: seduto nel suo cortile, Boyer puntò la sua pistola appena sopra il ginocchio sinistro e fece fuoco. Aveva pianificato ogni cosa, ma si era dimenticato un dettaglio molto importante: tenere nelle vicinanze il suo cordless per poter avvertire i soccorsi del suo gesto.

Se non fosse stato trovato per la sua padrona di casa, che quel mattino venne a trovarlo, Boyer sarebbe sicuramente morto per emorragia. In sala operatoria Boyer divenne molto combattivo con i medici che avevano intenzione di ripristinare il suo ginocchio e diede ordine che gli tagliassero la gamba.

Esercitando il suo diritto di scegliere il proprio trattamento, i medici furono costretti ad amputare.

Il caso di Boyer ha sollevato molte domande sulle questioni etiche riguardanti il ​​processo decisionale medico in materia di amputazione auto-elettiva. I favorevoli ritengono che il disturbo BIID debba essere considerato un’estrema modifica del corpo, uno strumento utilizzato per esercitare il diritto di controllo sul proprio corpo; al contrario gran parte della comunità scientifica ritiene il disturbo estremamente grave e non vuol prendere in considerazione simili scelte.

A differenza della maggior parte, per questo disturbo non esiste un protocollo attualmente riconosciuto per il suo trattamento e chi ne soffre cerca modi alternativi per far fronte alle sue sofferenze, sfociando purtroppo in decisioni come quella di Boyer che ha rischiato la vita per la sua ossessione.

Piccola postilla: Boyer è vissuto senza alcun rimorso, felice e ritenendosi una persona normale senza alcun handicap.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere