I 10 giorni cancellati dal calendario

Spesso lo diciamo anche noi: “Oggi non è successo proprio nulla!”. Ovviamente è un modo di re perché nel mondo ogni istante succede qualcosa, ma in passato si è effettivamente cancellato alcuni giorni dalla storia perché “non è successo nulla”. Detto in parole più semplici, il 5 ottobre 1582 non è mai esistito e nemmeno i cove giorni seguenti.

Si può cancellare il tempo? No, ovvio che no, ma la scelta di eliminare dei giorni della nostra storia non è derivata dal capriccio di qualcuno, bensì dall’effetto di un errato calcolo degli anni secondo il calendario giuliano.

Gli antichi avevano già tentato il calcolo dell’anno solare, ma prima del 1582 si prendeva per buono che l’anno durasse 365 giorni e 6 ore: in realtà l’anno medio solare dura 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi (non è proprio vero perché la durata non è sempre uguale e dipende dalla posizione della Terra sull’orbita che si utilizza come partenza, ma non sottilizziamo), tuttavia per chi stilò le prime calende non sembrava che pochi muniti potessero cambiare qualcosa a conti fatti.

Partendo dall’anno 46 a.C. la riforma di Giulio Cesare propose un calendario in cui l’anno solare durava 365 giorni e 6 ore e quindi si semplificava il conteggio dei giorni imponendo l’anno durasse soli 365 giorni e che ogni 4 anni l’anno ne durasse 366 con l’aggiunta del giorno 29 febbraio.

Presto però ci si accorse che quegli 11 minuti e 14 secondi di differenza incidevano eccome sul calcolo dell’anno e che ogni 128 anni producevano un giorno di differenza rispetto al calendario. Se alle persone comuni e perfino ai re la cosa interessava poco, fu la Chiesa a preoccuparsi della questione: quel divario, seppure piccolissimo, minacciava di spostare le principali festività cristiane, specialmente la Pasqua (che cade la prima domenica dopo il plenilunio di primavera). Era necessario quindi conoscere esattamente il giorno dell’equinozio in modo che tutte le festività liturgiche fossero onorate in maniera corretta.

La prima correzione al calendario avvenne nel 325 d.C., quando il concilio di Nicea spostò la data dell’equinozio dal 25 marzo al 21 marzo; ma da allora ci si accorse che era necessario un continuo spostamento della data sul calendario (spere per il fatto dei 128 anni) e si arrivò al XVI secolo quando si era ormai traslato l’equinozio all’11 marzo (e tutte le date liturgiche di conseguenza).

Se l’idea della correzione continua del calendario non andava a genio alla Chiesa, si dovette attendere le disquisizioni di matematici e astrologi di grande fama per arrivare ad una soluzione efficace: i primi a suscitare la questione furono Niccolò da Cusa e Copernico e la cosa interessò a tal punto papa Gregorio XIII che il 24 febbraio del 1582 annunciò una nuova riforma.

Poiché il divario rispetto il primo calendario era già di 10 giorni, l’equinozio di primavera fu nuovamente traslato togliendo alla storia quei 10 giorni in esubero e per impedire che la differenza di undici minuti producesse lo stesso problema in futuro, si stabilì che degli anni secolari (tutti bisestili nel calendario giuliano) solo quelli che erano divisibili per 400 restassero bisestili: il 1600, ad esempio era bisestile, come anche il 2000, mentre non lo sono stati il 1700, il 1800, 1900 e non lo sarà il 2100. Con questo piccolo accorgimento la differenza esiste ancora, ma è stata ridotta a circa 24 secondi per anno: ciò sta a significare che in 3.500 anni si accumulerà la differenza di un giorno.

Ora bisognava decidere quali giorni cancellare: si scelse di eliminare i giorni tra il 4 e il 15 ottobre del 1582, che a conti fatti non sono mai esistiti.

Ma avete mai visto l’intera umanità accordarsi per una scelta comune? Ovviamente no, e infatti inizialmente la riforma fu accettata solo dagli stati cristiani (Italia, Spagna, Portogallo e Francia), mentre i paesi protestanti, musulmani e ortodossi proseguirono con i loro calendari.

Ci volle tempo affinché tutti si unificassero alla riforma: la Svizzera modificò il calendario nel 1701, l’Inghilterra nel 1752, la Russia addirittura nel 1923, ecc.. e ognuno di loro scelse 10 giorni da cancellare sui propri calendari in modo da unificarsi alla scelta di Gregorio XIII.

Concludendo, nella storia di ogni paese del mondo ci sono dei giorni fantasma che non sono mai esistiti e ancora oggi non teniamo conto del fatto che né la durata del giorno, né quella dell’anno sono costanti: ciò porterà ad una correzione e la conseguente cancellazione di altri giorni della storia.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere