Hiroshi Ouchi: un atroce dilemma medico

Premetto subito che, a differenza di tutti gli altri articoli, per questo non me la sento di mostrarvi le immagini di Hiroshi durante la degenza, perchè sono davvero terribili. Ve lo mostro da vivo e col sorriso in volto…
In questo articolo cercherò di essere il meno provocatorio possibile perchè disquisire sulla decisione di vita o morte di una persona non rientra nei miei obiettivi. La domanda però ve la pongo lo stesso perchè la storia di quest’uomo ha richiesto una scelta dei medici, scelta che gli ha provocato la peggior morte immaginabile.
Cosa fareste voi se aveste la certezza che un vostro parente stretto è destinato a morire tra atroci sofferenze? Stacchereste la spina o lo manterreste in vita il più possibile nella speranza di una ripresa?
Non è certamente una risposta facile da dare, ma immaginate di essere un medico e di dover prendere la stessa decisione per un perfetto sconosciuto, una persona affetta da una patologia nemmeno mai studiata e irreversibile. Questo è il caso di Hiroshi Ouchi, un uomo investito da così tante radiazioni nucleari da lasciare persino stupiti i medici nel vederlo vivo.
Chi non ricorda il 26 aprile 1986, quando avvenne la fusione nocciolo del reattore 4 della centrale di Chernobyl? Decine di morti e chissà per quanti anni ancora nasceranno bambini con malformazioni nella zona. E chi non ricorda il più recente 11 marzo 2011, quando in seguito ad un terremoto ci furono ben 4 disastri alla centrale di Fukushima? Ad oggi risultano 1.300 morti (ma la maggior parte furono per il terremoto) e 2.500 tumori per le radiazioni.
Bene, questi erano i due disastri nucleari che tutti conoscono, ma nella storia ne sono avvenuti molti altri da quando l’uomo manipola sostanze radioattive nelle centrali. la morte è una cosa sicuramente terribile, ma per un attimo proviamo a metterci nei panni degli operatori della centrale, nel momento in cui si rendono conto che è troppo tardi per sfuggire all’onda radioattiva. Deve essere una cosa tremenda rendersi conto che è inutile ripararsi o correre…
Il 30 settembre 1999 a Tokaimura accadde qualcosa che mostrò all’intera popolazione mondiale gli effetti devastanti delle radiazioni su di un essere umano. In una piccola centrale nucleare del Giappone, a causa di una scorretta miscela di uranio ed acido nitrico (si calcola che venne usato uranio in dosi 4 volte maggiori rispetto al corretto funzionamento del reattore), tre operai assistettero loro malgrado ad una reazione nucleare che avrebbe posto fine alle loro vite.
Tra questi purtroppo c’era Hiroshi Ouchi che venne investito inesorabilmente da una quantità spaventosa di radiazioni nel giro di pochi secondi. La reazione non fu così devastante come Chernobyl e i danni vennero contenuti all’interno della centrale senza mettere in pericolo la cittadinanza, ma per Hiroshi e gli sventurati compagni si preannunciavano giorni di inferno.

– Hiroshi Ouchi, 35 anni, assorbì radiazioni di 10.000-20.000 millisievert (la soglia di sicurezza è 50 millisievert);

– Masato Shinohara, 40 anni, assorbì 6.000-10.000 millisievert. Sebbene sia stato sottoposto a cure mediche intensive e innovative è morto il 27 aprile 2000.

– Yutaka Yokokawa, di 54 anni, fu esposto a un livello di 1.000-5.000 millisievert ed è sopravvissuto dopo molti mesi di cure ospedaliere.

I medici raccontano che, giunto al pronto soccorso, Ouchi era talmente lucido da riuscire a conversare abilmente con i dottori che lo visitarono e a spiegare loro nei dettagli le modalità dell’incidente.
Purtroppo però non si rendeva ancora conto che le radiazioni assorbite dal suo organismo avevano cominciato a distruggere il corredo cromosomico delle sue cellule. Poche ore dopo, infatti, la sua pelle cominciò letteralmente a “cadere” dal corpo. Le condizioni precipitarono velocemente: i medici e l’equipe predisposta lo sottoposero ad ogni cura possibile, come trapianti periferici di cellule staminali avute grazie alla sorella di Hiroshi, trasfusioni di sangue e innesti cutanei, ma ogni giorno il corpo di Hiroshi rigettava o “fondeva” tutto ciò che gli veniva somministrato.
Più il tempo passava e più le condizioni del corpo di Ouchi peggioravano mentre i chirurgi cercavano di contenere gli effetti di una condizione mai osservata prima attraverso continui trapianti ed un numero incalcolabile di trasfusioni di sangue. Hiroshi Ouchi arrivò a perdere giornalmente qualcosa come 20 litri di fluidi corporei fin quando non si spense.
Ouchi venne mantenuto in vita per 83 giorni, per la maggior parte in uno stato di coma farmacologico, cosa che sinceramente mi solleva un po’.
Ecco quindi la domanda che ho posto all’inizio dell’articolo: perché i chirurghi continuarono a mantenere in vita una persona che era stata esposta ad un quantitativo di radiazioni troppo grande per sperare in un miglioramento delle sue condizioni?
C’è chi pensa che la risposta sia semplice: cercarono di fare il possibile per salvarlo.
Altri invece credono che le condizioni di Ouchi siano state prolungate oltre il necessario per consentire all’equipe di specialisti di testare nuovi trattamenti clinici, in previsione di altre possibili sciagure nucleari.
La storia di Hiroshi Ouchi ha sconvolto l’intero mondo per le foto spaventose della sua degenza e di lui venne scritto un libro chiamato “A Slow Death, 83 Days Of Radiation Sickness” (Una lenta morte, 83 giorni di malattia da radiazioni).
Almeno ora, R.I.P Hiroshi…

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere