marchese De SadeIl marchese De Sade, il “padre” del sadismo

Il conte Donatien Alphonse François De Sade, conosciuto anche come Marchese De Sade o “divin marchese”, è stato uno scrittore, filosofo, poeta, drammaturgo, saggista, aristocratico, e perfino criminale. Nacque a Parigi il 2 giugno 1740 e trascorse l’infanzia tra la più alta nobiltà francese, frequentando studi illustrissimi, ma senza mai spiccare per alcuna dote particolare.
Nel suo romanzo “Aline e Valcour” descrisse così la sua giovinezza:
<< Nato fra il lusso e l’abbondanza credetti che la natura e la sorte si fossero date la mano per colmarmi dei loro doni… Questo ridicolo pregiudizio mi rese altezzoso, dispotico e collerico. Credevo che mi bastasse concepirli, i miei capricci, per vederli realizzati.>>
Di certo nella sua vita non si annoiò: perverso, sadico e zoofilo, era anche un politico rivoluzionario francese, delegato della Convenzione nazionale. Nella sua vita, resosi conto che le sue gesta, per quanto bizzarre e aliene agli aristocratici del 1700, sarebbero andate perdute con la sua morte, decise di scrivere diversi saggi di letteratura erotica, di drammi teatrali e vari testi filosofici, molti di essi scritti mentre si trovava in prigione.
La sua vita e i suoi comportamenti trasgressivi e perversi sono descritti egregiamente nei suoi romanzi e fanno ritenere che il termine sadismo sia stato creato semplicemente per descrivere la sua psiche.
Durante la sua vita De Sade venne accusato di vari reati, come atroci pratiche di violenza sessuale, sodomia, tentativi di avvelenamento e condotta immorale, ma in realtà venne riconosciuto colpevole solo di “libertinaggio” (cioè condotta sessuale illegale) e produzione di materiale pornografico.
Nel 1760 il giovanotto aveva acquistato velocemente la pessima reputazione di scialacquatore: giocava d’azzardo, sperperava il denaro, frequentava con assiduità (e sommo scandalo) i camerini delle attrici e le case delle prostitute. In pratica se ne infischiava del suo futuro e trascurava i doveri pubblici che la casata gli imponeva.
Donatien era inoltre innamorato di mademoiselle de Lauris di Vacqueyras, d’illustre casato provenzale e avrebbe voluto scegliere la strada che gli indicava il cuore; il padre però scelse di combinare il suo matrimonio con la figlia maggiore dei Montreuil, famiglia appartenente all’alta nobiltà, con un’ottima posizione economica e notevole influenza a corte. Il 1º maggio 1763 a Versailles otterrà l’approvazione del re alla presenza delle due famiglie, ma con l’assenza di Donatien. Il 15 il contratto di matrimonio viene firmato ed il 17 maggio il marchese si ritrovò unito nel Sacro Vincolo. Ebbe comunque tre figli: Louis Marie, nato l’anno seguente, Donatien Claude Armand e Madeleine Laure.
La condotta del marchese però non si affievolì affatto e la moglie fu sempre più spesso abbandonata ad occuparsi dei figli mentre lui se la spassava con giovani prostitute e dame di compagnia.
Nel 1772, per sfuggire ad una condanna per sodomia e avvelenamento, si rifugiò per un breve periodo in Italia, insieme alla cognata amante Anne Prospere e al fedele servitore Latour, complici nelle sue perversioni. Si rese protagonista di un episodio compiuto ai danni di quattro fanciulle e di una prostituta sulle quali (dopo aver fatto loro ingerire forti dosi di cantaridina per eccitarle) sfogò tutto il suo “sadismo” sodomizzandole ripetutamente e sottoponendole ad altre pratiche sessuali aberranti. Infine le avvelenò affinchè non parlassero.
Nel 1775 rientrò in Francia e si stabilì a Lione dove, dopo aver assunto cinque ragazze quindicenni come compagnia per la moglie, le costrinse a partecipare ad orge estreme, durante le quali le ragazzine venivano sottoposte a torture indicibili. Nonostante fino ad allora il padre aveva potuto far leva sulle sue conoscenza per mettere a tacere i suoi continui casi di eccesso, scoppiò l’ennesimo scandalo che a corte non erano più intenzionati a tollerare.
De Sade venne punito aspramente con una condanna a vita per sodomia, violenze, atti osceni e condotta immorale. Per evitare il carcere De Sade si finse pazzo e si fece ricoverare nel manicomio di Charenton, che per lui divenne un castello di delizie sotto copertura.
In questo periodo porta a termine le sue grandi opere letterarie (“Juliette”, “Justine”, “Jean Claude”, “Jean Jacques” ecc.), fonda il primo teatro a luci rosse e l’ “École pratique du Sadisme”. Così, mentre tutti coloro che lo avevano abbandonato ( moglie compresa) lo credevano punito in una lugubre cella, il divin marchese si spense tra giovani fanciulle e fanciulli alla “tenera” età di 74 anni.
Le sue ceneri sono conservate in un canopo fallico, fra il cervello di Einstein e gli occhi di Monet. Il suo membro giace invece in salamoia accanto a quello di Rasputin, in attesa di essere analizzato scientificamente.
Le sue opere, sconosciute integralmente sino all’ultimo secolo, erano relegate nell’inferno delle biblioteche e furono spesso saccheggiate dalle varie menti letterarie creative, protagoniste del romanticismo, decadentismo e del surrealismo. Si dice che molte delle opere di Lord Byron fossero scritti di Sade. Alla morte di D’Annunzio fu ritrovata nella sua casa l’edizione completa delle opere del marchese, copiate da un amanuense arabo su pelle umana.

FONTE: isteri dal Mondo – Credere Per Vedere