La tradizione del Loto d’oro

Per parlare di questo argomento devo fare due introduzioni: una sulle tradizioni e una sul culto del corpo (in questo caso femminile).
Le tradizioni sono i segni distintivi di un popolo e dimostrano l’evoluzione della cultura e del credo. Quando si parla di tradizioni si intende sempre una cosa positiva, un bagaglio culturale che non deve essere dimenticato, ma che piuttosto vada alimentato e scritto in modo da raggiungere anche le generazioni future, ma in alcuni casi certe tradizioni sono davvero brutali, per non dire disumane.
Per quanto riguarda il culto del corpo, beh, sin dalla preistoria l’uomo e la donna hanno cercato di abbellire la propria figura con oggetti, modifiche corporali, incisioni e decorazioni che ne cambiassero l’aspetto, sia in maniera temporanea che permanente.
Un detto che a volte si sente ancora pronunciare afferma che “bisogna soffrire un po’ per apparire belle” perchè la bellezza e l’attrazione sono ancora dei valori importanti che in passato hanno costretto le donne a vere e proprie torture (a volte anche oggi giorno).
In alcune culture il dolore è un prezzo necessario e (strano a dirsi) accettato di buon grado per diventare donne desiderabili. Tra le modifiche corporali estreme per motivi culturali o religiosi possiamo pensare all’infibulazione, alla deformazione del cranio, alla circoncisione o ai corsetti estremi; a volte viste come obbligo, a volte scelte liberamente pur essere parte di una società.
Io non dovrei esprimere il mio parere a riguardo, ma credo che la pratica di cui sto per parlarvi sia disumana e che sia un bene che oggi non si pratichi quasi più; ad ogni modo qui vi presento la tradizione del “loto d’oro”, una deformazione corporale cinese molto diffusa fino a circa 50 anni fa.
Il nome “loto d’oro” (a volte “gigli d’oro”) è stato dato perché i piedi femminili venivano incisi e piegati in maniera innaturale, causando un’andatura oscillante simile a quella dei fiori mossi dal vento. Io la descrivo da profano, ma è un pratica che è durata più di un millennio e nella società cinese era considerata importantissima per esaltare le virtù di una donna, soprattutto la sopportazione del dolore e la sua docilità. In pratica per essere una “vera donna” bisognava sopportare la deformazione dei piedi e tutto il dolore che ciò comportava negli anni.
Come avveniva questa pratica? Poiché il loto d’oro era simbolo di femminilità, nelle famiglia più ricche si iniziava a fasciare i piedi delle bambine sin dalla più tenera età ( dai 2 ai 4 anni): in questo modo, essendo le ossa e i tessuti più elastici, il processo poteva avvenire più facilmente e con meno dolore. Per le famiglie più povere le ragazze iniziavano all’età di 14 – 15 anni, quando erano prossime a sposarsi, e si può certamente dire che il dolore era incredibile perché a quell’età le ossa sono perfettamente formate e le fasce muscolari molto meno elastiche.
Tutto era volto a piegare le 4 dita dei piedi (escluso l’alluce) sotto la pianta del piede e, quando ormai le dita avevano assunto la posizione voluta, si praticava una seconda fasciatura per piegare il piede in modo da avvicinare la punta del piede al tallone, in modo che la pianta si incurvasse inarcando il piede. Spesso, quando la carne eccedeva ai lati del piede, la si eliminava tagliandola con un coltello e la cosa ovviamente causava ferite le cui cicatrici rimanevano per molto, molto tempo.
Immaginate ora le sofferenze a cui erano costrette le bambine e le donne nel camminare sopra quelle fasciature, e senza considerare che il loto d’oro necessitava di continue attenzioni e fasciature sempre più strette per piegare o addirittura spezzare le ossa in modo che assumessero la forma voluta.
La completa deformazione avveniva tra i 3 e i 10 anni, ma anche una volta assunta la forma del loto d’oro i piedi dovevano calzare scarpe rigide e molto strette per non far regredire la deformazione: si dice che le donne indossassero speciali calzature anche di notte per mantenere la giusta piega dei piedi.
Credete che fosse una pratica obbligata dagli uomini alle donne? Forse all’inizio del millennio sì, ma quando nel 1902 un decreto imperiale abolì la pratica della fasciatura del piede, il popolo femminile protestò vibratamente e per oltre 50 anni hanno continuato a imporre il loto d’oro alle proprie figlie.
Giudicare una tradizione così radicata e antica, soprattutto da parte mia che sono ignorante in materia, non avrebbe senso. Una cosa però voglio aggiungere per teminare questo articolo: per quanto possa sembrare orribile, il loto d’oro ha somiglianze con molte pratiche europee, una tra tante il corsetto che le dame aristocratiche erano costrette (ma volevano anche) ad indossare tra il XVIII e il XIX secolo.
Il corsetto era composto solitamente da stecche di ossa di balena e costringeva la vita di una donna e le costole a ingenti sofferenze nella speranza di restringere fianchi e raddrizzare la schiena. Il fatto è che oltre a questo spesso gli organi interni venivano oppressi o si spostavano in luoghi del ventre ammassandosi ai lati e spesso portando alla progressiva morte della ragazza.
Da che mondo è mondo ogni donna vuole apparire bella, ma a volte per raggiungere il fascino desiderato sopporterebbe anche le pene dell’inferno.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere