HERBERT BAGLIONELe 1000 ombre di Herbert Baglione

Sarà per il fatto che non sono una particolare estimatore dell’arte contemporanea, sarà forse perchè ho capisaldi morali piuttosto forti, ma trovo che alcune di quelle che vengono considerate “opere d’arte” spesso superino il limite di inquietudine e sopratutto di rispetto verso i soggetti che vogliono rappresentare. Ora voi potreste chiamarmi “ottuso”, “esagerato”, o anche “ignorante” ( e probabilmente avreste ragione), ma ciò di cui vi parlo in questo articolo mi ha toccato in fondo al cuore.
Nel 1873 l’Amministrazione provinciale di Parma, in seguito all’epidemia scoppiata in città, stabilì di trasferire provvisoriamente l’ospedale psichiatrico a Colorno, riadattando per l’occasione i locali dell’ex palazzo ducale e dell’ex convento di San Domenico affinchè accogliesse, oltre che malati mentali, anche tutte quelle persone colpite da malattie infettive, in modo da rinchiuderle e allontanarle dal resto dei cittadini. Il palazzo ducale per oltre 100 anni ha accolto i malati della provincia, fino al 1978 quando venne approvata la legge 180 che sancì la progressiva chiusura degli ospedali psichiatrici.
Fino agli anni ’60, quando Mario Tommasini venne a cambiare radicalmente l’idea della psicologia in Italia, i degenti erano considerati alla stregua di detenuti e le condizioni in cui vivevano erano al limite del sopportabile.
Maltrattati e costretti a forza dagli infermieri a subire di tutto, tra i malati non c’erano solo quelli con turbe mentali, ma anche persone scomode e ritenute inutili dalla società, per questo chiuse in quelle mura a subire maltrattamenti, elettroshock e sopratutto obbligate a lottare contro la pazzia che pian piano si insinuava nelle loro teste. E molte furono le vittime dei trattamenti disumani dell’ex manicomio che spesso, anche dopo la morte venivano trattate ne più ne meno che sacchi della spazzatura e venivano abbandonate per giorni in un locale adibito a discarica prima di ricevere la giusta sepoltura.
Non c’è quindi da stupirsi se oggi l’ex manicomio di Colorno sia ritenuto una della costruzioni più infestate d’Italia: le sofferenze indicibili sopportate dai malati, lo stato di abbandono già agli inizi del ‘900 che costringeva a vivere in situazioni allucinanti, le terapie sbagliate nella ricerca di cure miracolose hanno lasciato strascichi persino nelle menti di quei cittadini che di tanto in tanto protestavano per il trattamento disumano all’interno della struttura. Si crede che oggi il palazzo sia popolato dalle anime inquiete dei poveri malati, che solo dopo la morte riuscivano a trovare un po’ di pace.
Veniamo a Baglione. Herbert Baglione è uno street artist brasiliano dotato di molto talento che dal 1999 mette in mostra su pareti e pavimenti di luoghi abbandonati la sua arte; il fatto è che i soggetti di Baglione sono per lo più ombre e spettri dipinti, caratterizzati da membra allungate e corpi in pose di sofferenza. Negli anni le “opere spettrali” sono apparse in diverse città del mondo, principalmente in Brasile, Germania, e Francia.
Baglione nell’estate del 2013 è giunto in Italia per “ICONE5.9”, un noto festival di street art che si è tenuto a Modena. Per l’occasione l’artista ha dipinto una grande facciata cieca di un palazzo nel centro storico della città.
Poi però è giunta alla sue orecchie la presenza dell’edificio ormai fatiscente che faceva da manicomio a Colorno e così ha voluto “omaggiare” il vecchio ospedale psichiatrico abbandonato di Parma con le sue opere. E’ nato così il progetto “1000 Shadows”: fra le pareti scalcinate e qualche sedia a rotelle lasciata a se stessa, egli ha disegnato le ombre delle anime che un tempo hanno abitato l’ospedale.
C’è chi nei suoi disegni vede un tentativo di liberazione da quei luoghi che per lungo tempo sono stati vere e proprie prigioni per persone sfortunate; al contrario c’è chi ne risulta spiazzato e quasi offeso: le forme umane deformate, aberranti e soprattutto inquietanti che Baglione ha dipinto sui muri e sul pavimento sembrano richiamare in qualche modo i pensieri distorti delle menti dei malati, mettendo in mostra non la loro purezza, bensì gli aspetti più negativi come le urla, i vaneggiamenti e le loro paure.
Si tratta delle loro menti, della distorsione delle loro percezioni, delle urla, i vaneggiamenti e le paure dei loro oblii.
Nell’edificio fatiscente, lungo corridoi scrostati, i fantasmi dell’artista si allungano sulle pareti e attraverso le porte aperte, spesso però ritratte ancorate al suolo o alle sedie a rotelle che hanno accompagnato i degenti per lungo tempo. Gli spettri hanno espressioni tristi, addirittura alcuni appaiono spaventati; di certo lasciano una sensazione di enorme pena e tristezza in molti di quelli sono andati a vederli.
L’idea di Baglione era in realtà quella di ” dare per una volta la parola agli spiriti dei pazienti”, che, come capitava normalmente in tutti gli istituti psichiatrici di un tempo, in vita non avevano pressochè alcun diritto ed erano condannati a subire violenze di ogni genere nella speranza che la morte giungesse in fretta per dare loro un po’ di pace. Herbert Baglione ha detto che intendeva liberare quelle anime da una prigione da cui in vita non riuscirono mai ad uscire.
Al di là di ciò che invece hanno suscitato in me quei suoi disegni, Baglione con le sue 1000 Ombre ha lasciato un’impronta indelebile della sua presenza in quel luogo e soprattutto ha risvegliato un ricordo sopito di molte persone che sono state lì per lungo tempo soffrendo e disperandosi.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere