Le catacombe dei Cappuccini a PalermoLe catacombe dei Cappuccini a Palermo: dove i vivi incontrano i morti

“Morte li guarda e in tema par d’aver fallito i colpi”

Così recitava nei suoi “Sepolcri” l’illustre Ippolito Pindemonte dopo aver visitato il 2 novembre 1777 le Catacombe dei Frati Cappuccini a Palermo.
Esse rappresentano un patrimonio culturale tra i più lugubri dell’epoca, risalente al XVII-XIX secolo.
Appena entrati si possono ammirare i corpi, o quel che ne rimane, dei frati cappuccini della chiesa di Santa Maria della Pace risalente al 1534.
Essi all’epoca avevano  creato un cimitero in cui seppellire i propri confratelli scavando una fossa comune che si apriva, come una cisterna, sotto l’altare di Sant’Anna.
In questa fossa/cisterna calavano dall’alto i defunti avvolti in un lenzuolo. Più tardi però, intorno al 1597, esso diventò insufficiente, il che spinse i monaci a dare vita alle prime catacombe, ovvero a dei cimiteri sotterranei, all’interno dei quali venivano adagiati i corpi accompagnati da abiti e lenzuola, le quali permettono tutt’ora di distinguere i corpi secondo le diverse caste sociali.
La cosa che più di tutte lascia senza fiato è lo stato di conservazione mantenuto dai corpi per oltre 500 anni e tutt’ora ammirabile.
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Com’è possibile ciò?
Si parla di mummificazione naturale, ovvero uno stato di conservazione del corpo mantenuto dal defunto in seguito alla disidratazione, ovvero al prosciugamento dei fluidi all’interno dei tessuti al fine di interrompe ed evitare la proliferazione batterica e di conseguenza il processo di putrefazione del corpo.
Ed è questo il processo che i Frati Cappuccini perfezionarono dopo la prodigiosa scoperta del ritrovamento di quarantacinque cadaveri praticamente intatti: a trapasso avvenuto, i Frati portavano i corpi dei defunti nel “colatoio”, dove gli venivano asportati gli organi interni; al loro posto venivano aggiunti paglia o foglie di alloro, al fine di favorire il processo di disidratazione.
Per quasi un anno, i corpi restavano chiusi in questi ambienti sotterranei, caratterizzati da una bassa umidità, distesi orizzontalmente su specifiche strutture di drenaggio, perdendo lentamente l’acqua presente nei tessuti ed essiccandosi. I corpi venivano poi messi all’aria aperta e puliti con un po’ di aceto. Venivano infine rivestiti con il loro abito migliore e collocati nelle nicchia che era stata loro riservata.
Le catacombe dei Cappuccini a Palermo 3La piccola Rosalia
L’attrazione più macabra ma al tempo stesso più tenera è quella della piccola Rosalia, un fagottino tutto biondo nato a Palermo nel 1918 e deceduto in seguito ad una polmonite appena due anni dopo. Rosalia è da sempre considerata un gioiello prezioso dai Palermitani e  l’imbalsamazione, fortemente voluta dal padre affranto, fu curata dal professor Alfredo Salafia, lo stesso che imbalsamò Francesco Crispi.
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