FORMULA DELL'AMOREL’equazione di Dirac, la formula dell’amore

La matematica è spesso vista dai ragazzi come la scienza più astratta e inapplicabile che ci sia, ma crescendo ci rendiamo conto che, sebbene il mondo attorno a noi è “irregolare”, molte formule e molti teoremi sono applicabili anche nella vita reale.
A volte però i matematici si spingono oltre e tentano di scrivere formule che rappresentino cose astratte persino nella nostra vita, come i sentimenti o i rami evolutivi. C’è chi si è posto la domanda se esista una formula che rappresenti l’amore, o che per lo meno che quantifichi questo sentimento e negli ultimi anni si è giunti alla conclusione che, se questa formula esiste, sicuramente si avvicina all’equazione di Dirac.
L’equazione di Dirac in realtà serve a ben altro, ma i concetti su cui si basa possono essere estesi concettualmente anche al di fuori del campo di applicazione e in un certo senso ciò che esprime ha una spiegazione logica anche quando si parla di amore.
L’espressione della formula è piuttosto complicata, ma cercherò di spiegarla il più semplicemente possibile.
Venne formulata per la prima volta nel 1928 dal fisico inglese Paul Adrien Maurice Dirac e rappresenta un’equazione d’onda, cioè descrive la propagazione delle onde nel tempo e nello spazio. le onde sono composte da fermioni, ovvero particelle che si propagano nel vuoto, appunto attraverso moti ondulatori.
Questa formula ha 5 componenti:

i = unità immaginaria (un numero è immaginario quando il suo quadrato è pari a -1);
γ = matrici di Dirac: sono matrici 4×4 a cui viene associato un indice μ, che può essere 0,1,2,3 (0 per il tempo, 1,2 e 3 per ciascuna delle coordinate spaziali);
∂ = derivata parziale rispetto alla variabile indicata da μ (t, x, y, z);
m = massa del particolare fermione di cui vogliamo descrivere il moto;
ψ = spinore di Dirac, ovvero un vettore composto da quattro componenti che descrive sia il moto del nostro fermione sia quello della sua antiparticella.

Già solo dalla descrizione delle componenti potete capire quanto siano complicati i concetti alla base dell’equazione, ma non perdiamoci di animo.
Parlando in linguaggio povero possiamo dire che Dirac ipotizzò l’esistenza di un mare di particelle che avessero energia apparentemente negativa, e ciò fu in seguito confermato dalla scoperta delle antiparticelle.
Sì, ma questo cosa c’entra con l’amore?
Beh, l’equazione di Dirac fornisce una soluzione al fenomeno dell’entanglement quantistico, cioè al concetto di non-separabilità di alcune particelle. In pratica afferma che una particella influenza in maniera istantanea un’altra senza che vi sia alcun limite di spazio tra di loro e, se qualcosa varia in una, il cambiamento viene riscontrato anche nell’altra.
Applicando il principio a due persone di ambo i sessi (o dello stesso sesso) che provino un profondo sentimento l’una per l’altra, esso si può formulare così:
“Se due persone interagiscono tra loro per un certo tempo fino all’instaurarsi dei sentimenti reciproci di amicizia o di amore, e poi vengono separate, esse non possono essere descritte come due persone distinte ma, in qualche modo diventano un’unica persona. Pertanto, quello che accade a una di loro continua ad influenzare l’altra, anche se distanti chilometri o anni luce”.
Non è forse questa la formulazione scientifica dell’amore platonico?

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere