I metodi di esecuzione

Se in passato le torture avevano lo scopo di estorcere confessioni a prigionieri, eretici e presunte streghe, le esecuzioni capitali avevano non solo lo scopo di uccidere una persona, ma anche come monito a tutte le altre in modo da instaurare un clima di terrore ed impedire crimini o rivolte.
I metodi di esecuzione architettati dall’uomo nella storia sono moltissimi, segno che c’è sempre stato anche un morboso piacere nell’uccidere il prossimo: uccidere non doveva essere solo una atto definitivo, ma anche spettacolare.
Qui vi riporto alcuni dei più atroci metodi di messa a morte che l’uomo ha utilizzato nei secoli.

IL TOPO: Quella del topo era nata nei primi secoli dopo Cristo come tortura, ma fino all’anno al XIII secolo venne usata poco perché solo la minaccia di ciò che avrebbe causato incuteva un terrore tale che i prigionieri svelavano ogni segreto a loro conoscenza. Divenne nuovamente un metodo di tortura quando iniziò la famosa caccia alle streghe, ma il più delle volte era riservata a prigionieri di guerra o criminali pericolosi. Divenne per loro una pena di morte, forse una delle peggiori mai inventate. La vittima veniva spogliata, veniva legata e sulla pancia le veniva poggiato un secchio di metallo o legno con un ratto all’interno. Si surriscaldava la base del secchio cosicché l’animale iniziava a dimenarsi per il calore e, impossibilitato a scappare, iniziava a lacerare la carne del prigioniero scavando una fossa attraverso le viscere del condannato.

IL PENDOLO: L’Inquisizione Spagnola era dell’opinione che la tortura dovesse essere lenta e tormentosa in modo da sfinire un accusato sia fisicamente che psicologicamente; allo stesso modo credeva che un’esecuzione lenta e atroce fosse un monito molto efficace per la gente e che la morte cruenta avrebbe reso più malleabili i futuri accusati. Questa, come tante delle esecuzioni durante il Medioevo, avveniva in piazza alla vista di tutti. La vittima veniva legata su un tavolo con catene o corde molto strette in modo che potesse muovere solo gli occhi; poi si attivava un meccanismo a pendolo che consisteva in una catena a cui era stata legata una lama affilata e lentamente si allungava l’asta del pendolo in modo che la lama scendesse sul corpo del condannato. Alla fine la lama affilata gli squarciava la pelle, continuando inesorabilmente a tagliare il corpo fino ad ucciderlo.

IL TORO DI FALARIDE: La leggenda vuole che ad inventare questo strumento di morte fu Perillo di Atene, un fabbro che per ingraziarsi Falaride, tiranno di Agrigento, gli propose un modo “divertente” per giustiziare i criminali. Si trattava della riproduzione di un toro metallico, vuoto all’interno e con una porta sul fianco. La vittima veniva rinchiusa dentro e sotto la pancia della statua veniva acceso un fuoco che lentamente scaldava il metallo fino ad arroventarlo: in pratica la vittima all’interno arrostiva lentamente fino alla morte. Ma l’atrocità nella sua invenzione era ancora peggiore: la testa del toro era dotata di un complesso sistema di tubi che convertivano le urla dei prigionieri in suoni simili a quelli emessi da un toro infuriato. Si dice che Falaride apprezzò molto l’invenzione, ma che fosse talmente malvagio che ordinò che venisse provata dallo stesso Perillo. Falaride poté verificare quanto fosse divertente udire il suono delle sue grida, ma prima che Perillo morisse lo fece tirare fuori per poi cacciarlo malamente dal regno.

IMPICCAGIONE O FORCA: L’impiccagione è uno dei metodi più usati nella storia umana. Sono esistite molte varianti, ma in generale consisteva nel sospendere per il collo una persona tramite una corda e lasciarla morire soffocata o, se era fortunata, nella caduta da una certa altezza. La forca era chiamata così per i due pali verticali che sostenevano la traversa, dove il boia appendeva il condannato (la disposizione assomigliava ad un forcone rovesciato). Più recentemente si parlava di patibolo, ovvero di un piano orizzontale che delle botole sul quale veniva posto il condannato prima di venire bendato e stretto nel cappio; l’apertura di una botola sotto i piedi provocava la sospensione della vittima che ne causava la rottura delle ossa del collo e l’asfissia. Nel Medioevo si sbrigava la pratica molto più semplicemente legando una corda al collo del condannato e gettandolo giù da una grande altezza (le mura di un castello o un dirupo).

IMPICCAGIONE CON I CANI: Il condannato veniva sospeso con una corda, ma legato per i piedi e non per il collo; questo perché di fianco a lui allo stesso modo venivano sospesi dei cani affamati che per la paura e per l’eccitazione iniziavano a dimenarsi e mordere la vittima fino a sbranarla orribilmente. Per rendere la cosa più “eccitante” i cani erano sospesi all’altezza del viso o del ventre del condannato.

ROGO: Il rogo era destinato a spergiuri, eretici e streghe e solitamente la sentenza di morte veniva applicata subito dopo il giudizio di colpevolezza degli imputati. Il fatto che venisse preparato già prima che fosse emessa la sentenza dice tutto su quanti processi finivano in quel modo. Anche in questo caso c’erano diverse varianti a seconda della zona in cui veniva applicata, ma solitamente la veniva strangolata e poi il suo corpo semi-incosciente veniva calato in un barile di catrame e poi legato ad un palo. Si appiccava alla base, solitamente un giaciglio di paglia o una pira, il fuoco e si stava a guardare mentre la vittima bruciava viva. Attorno al fuoco comunque solitamente si disponevano le guardie che, nel caso la strega si fosse liberata, la rigettavano di nuovo dentro il rogo.

DIVORATO DAGLI INSETTI: Era una delle pene più umilianti di tutte, anche perchè nuovamente veniva applicata in pubblica piazza; oltre a questo era tremenda perché era lenta e incredibilmente dolorosa e per questo era riservata ad adultere, traditori della patria e spie. La tecnica era molto semplice: si spogliava la vittima, la si legava ad un palo o ad una tavola e si versava sul suo corpo miele, cibo marcescente ed escrementi. Poi si attendeva: tutto il resto lo faceva la natura. Quando si voleva accelerare la pratica si versava sulla vittima scarafaggi, larve, formiche e vespe, spesso inserendoli negli orifizi e si assisteva alla tremenda morte che solitamene giungeva in giornata.

LO SCAFISMO: Era un’altra delle sentenze riservate ai peggiori criminali, spesso usata nelle colonie del Nuovo Mondo per punire i ladri di tesori destinati ai propri re. Solitamente la vittima veniva legata su una canoe e coperta di vermi e cibo marcio, poi si lasciava la canoa sulla riva di uno stagno e si tornava dopo alcune settimane. Ovviamente bastava molto meno affinché il condannato morisse, perché quando l’odore si spandeva nell’aria giungevano insetti e predatori a cibarsi della sua carne. A volte invece di usare una barca si seppelliva la vittima lasciando fuori solo al testa e poi la si ricopriva di rifiuti; il risultato era lo stesso.

VELENO: Sin dall’antichità i veleni sono stati utilizzati per eliminare persone scomode destando pochi sospetti. La cosa interessante è che il veleno non era un metodo di esecuzione legale e infatti veniva usato proprio per non far sapere l’assassino chi fosse. Di veleni ce ne sono moltissimi, ma la maggior parte venivano fatti ingerire sciolti nei cibi, anche per coprirne il sapore. Si dice che siano stati l’arma di uccisione preferita dalle donne.

PINZE PER LA LINGUA: Traditori, spergiuri, spie e doppiogiochisti venivano puniti molto semplicemente con il taglio della lingua. Questo strumento però era progettato affinchè provocasse il dissanguamento del condannato e assomigliava a delle forbici affilatissime con le quali il carnefice tagliava solo parte della lingua in modo da causare un’emorragia mortale.

SEPPELLIMENTO IN SPIAGGIA: Utilizzato in Grecia e nei paesi del nord Europa, consisteva nel far annegare il condannato lentamente. Si aspettava la bassa marea, si spezzavano le braccia alla vittima e la si seppelliva sul bagnasciuga. Lentamente la marea risaliva e uccideva l’inerme condannato. Era un metodo destinato ai traditori.

SQUARTAMENTO: L’eviscerazione era un metodo di esecuzione diffuso praticamente ovunque e usato per moltissimo tempo. L’addome veniva inciso e gli intestini venivano bucati da un gancio montato su una carrucola che veniva riavvolta. Nell’antica Roma, ma anche in Francia nel 1700, si usò la variante dello squartamento coi cavalli. un caso famoso fu quello di Robert-François Damiens che nel marzo 1757 venne ucciso così per avere attentato alla vita di Luigi XV. Venne legato con delle funi per le braccia che le gambe; le funi venero legate all’altro estremo a barre metalliche assicurate a dei cavalli e poi si spronarono i cavalli in direzioni opposte, in modo da fare a brandelli le membra.

IMPALAMENTO: Queste esecuzione fa ricordare Vlad Tepesh, l’uomo che ispirò il personaggio di Dracula. In effetti l’impalamento era un metodo molto usato in ai confini con al Turchia e i cristiani lo riservavano agli Ottomani sia come punizione, sia per spaventare i soldati in fuga. Ad ogni modo l’impalamento venne usato pressoché ovunque, anche prima dell’anno 1000. Consisteva nel conficcare un palo appuntito nell’ano del condannato per poi farlo fuoriuscire all’altezza delle spalle, facendo attenzione a non danneggiare gli organi vitali: l’agonia durava anche giorni e spesso, per rendere il tormento più atroce, l’impalato veniva posizionato a testa in giù. Lo stesso peso del corpo, tra inimmaginabili tormenti, faceva sì che il palo penetrasse sempre più nel corpo, devastandolo in modo orrendo all’interno. In mancanza di pali di ferro (che erano costosi) si usavano tronchi d’albero, aumentando così lo strazio e il tempo della terribile tortura.

LA VERGINE DI NORIMBERGA: La fanciulla di ferro è nata come strumento di tortura e non di morte e lo dimostra il fatto che li aculei erano sistemati in modo da non penetrare organi vitali. Lo scopo quindi era estorcere la confessione di un sospettato, ma purtroppo la Vergine di Norimberga era tenuta nelle segrete, lontano dagli occhi del popolo. Per questo motivo spesso, una volta ottenuta la confessione, ci si “dimenticava” della vittima al suo interno e lo si riapriva quando non si lamentava più per l’atroce dolore.

BOLLITURA E FRIGGITURA: In questo caso di fantasia ce n’era proprio poca: era un esecuzione usata in Oriente fino all’inizio del 1900 e i prigionieri venivano calati un acqua o olio bollente. La pena cambiava a seconda dei crimini del condannato e se lo si voleva uccidere subito si immergeva iniziando dalla testa, se si voleva prolungare l’agonia li si calava lentamente iniziando per i piedi. Una variante era usare una piastra rovente, una roccia riscaldata o una griglia.

CROCIFISSIONE: Siamo abituati a pensare all’esecuzione di Gesù Cristo come metodo tradizionale di esecuzione nell’antica Roma, ma in realtà la storia tramanda diversi metodi di crocifissione. I pali potevano essere incrociati a formare un T o una X, il corpo poteva essere legato o inchiodato, il reo poteva essere cosparso di oli o liquidi che attirassero insetti, ecc. Forse il metodo più atroce era legare la vittima ad una croce con delle corde e posizionare tra le gambe un cavalletto con un ascia o una lama: era solo questione di tempo e il condannato, quando i muscoli cedevano, si lasciava andare sulla lama venendo squarciato in due. Questa pratica era riservata agli schiavi ribelli di Roma e delle province romane.

LA GABBIA SOSPESA: E un metodo di esecuzione molto antico e consisteva nel chiudere il condannato in una gabbia, importava poso se era a suo agio o meno. La vittima veniva spesso appesa ad un albero o a una forca e lì lasciata a morire di fame e sete; quando si voleva essere più crudeli, oltre a far soffrire il condannato delle intemperie, gli si versava addosso del sangue di animale per attirare corvi e uccelli saprofagi che lentamente se lo mangiavano vivo. A volte gli spettatori lanciavano pietre e altri oggetti per aumentare ulteriormente il dolore della vittima. Una variante molto usata nel Medioevo era una gabbia metallica fatta a forma del corpo umano, nella quale il condannato non poteva fare se non minimi movimenti: rinchiuso in quel modo l’unico suo desiderio era di essere colpito da un sasso in testa e morire sul colpo, altrimenti presto sarebbero sopraggiunti dolorosissimi crampi.

LAPIDAZIONE: Semplice, veloce e senza alcun costo: consisteva nel tirare sassi contro il condannato finché non moriva per traumi e contusioni. Spesso la comunità assisteva e partecipava allo spettacolo. La Bibbia cita questa pratica come la pena riservata alle adultere. Molto di recente sono avvenute lapidazioni in paesi islamici e africani.

DECAPITAZIONE: In Europa si fece uso di questa pena di morte tra il 1400 e il 1600, ma in generale è stata applicata in tutta la storia umana. Solitamente un boia armato di scure, ascia o spada tagliava la testa di un condannato obbligato a prostrarsi a terra. In Inghilterra l’ultima esecuzione per decapitazione ufficialmente avvenne nel 1747 e l’ascia usata è oggi conservata come una reliquia nella Torre di Londra.

GLIGLIOTTINA: Era una variante della decapitazione, ma più che tecnica di esecuzione era una macchina, quindi uno strumento. Prese il nome da Joseph-Ignace de Guillotin, che ne propose l’adozione nel 1789: in verità era gia usata nel 1550 in Scozia ed era anche molto usata. La ghigliottina era formata da due travi verticali unite in alto da una traversa, e di una pesante lama obliqua, legata con una fune alla traversa. Il condannato veniva obbligato ad una specie di gogna sulla quale sarebbe discesa la lama tagliando il collo del prigioniero. Divenne famosa perché se ne fece largo uso durante la rivoluzione francese e nel successivo “periodo del terrore”.

SGOZZAMENTO: Oggi si usa questo metodo per uccidere maiali e altri animali da macello. La tecnica venne usata in passato più che altro illegalmente da briganti, assassini e ladri (i famosi “tagliagole”), ma recentemente è stata usata nei paesi islamici dove l’atrocità è aumentata dal fatto che spesso le vittime vengono poste in sospensione con ganci da macello e vengono lasciate morire in un lento dissanguamento che si protrae per ore.

SCORTICAMENTO: Una delle tecniche più atroci del passato era quello si spellare il condannato, provocandogli dolori talmente forti da causarne svenimento e morte. Si pensa fosse usata già al tempo degli Assiri e dei Babilonesi e consisteva nell’immobilizzare il condannato (solitamente appendendolo a catene o corde) e togliergli la pelle a strisce con svariati strumenti. Se si voleva infierire e causargli ancora più dolore si scuoiava lentamente e se perdeva i sensi lo si ridestava con acqua gelata. Si dice che i boia più cinici, una volta tolta la pelle, gettassero del sale sulle ferite.

SOFFOCAMENTO: Probabilmente il modo di uccidere un’altra persona più utilizzato in passato e dalle origini che si perdono nel tempo. I modi di soffocare un soggetto sono moltissimi, ma in generale si impediva ad una persona di respirare legando una corsa o un capo di abbigliamento al collo e stringendo finchè non andava in asfissia. Più recentemente i prigionieri di guerra venivano uccisi con sacchetti sulla testa, ma si può dire che questo non era un metodo di esecuzione ufficiale, ma usato per lo più per omicidi isolati.

SCHIACCIAMENTO: Nata come tortura medievale per fa confessare le spie, divenne ben preso un metodo di esecuzione eseguito in pubblica piazza. Il condannato veniva sdraiato a terra o su una pietra e sopra gli veniva posta una lastra; poi iniziava una pressatura progressiva, solitamente effettuata con massi o barili che alla fine schiacciavano il malcapitato a morte. Una variante era far passare sulla lastra animali, solitamente cavalli o buoi.

LA SEGA: Un’esecuzione lenta e dolorosa probabilmente nata osservando i boscaioli che abbattevano gli alberi. Il condannato veniva letteralmente segato in due verticalmente e per farlo veniva appeso a testa in giù in modo da far affluire il sangue alla testa: in questo modo rimaneva in vita più a lungo e la sua agonia era ancora più dolorosa.

LO SPAPPOLA TESTA: Fu probabilmente un metodo precursore della lobotomia, usata per trattare gli schizofrenici in moltissimi centri di sanità mentale. Nel Medioevo questo tipo di esecuzione era destinata a donne bisbetiche e persone ritenute possedute o pazze. Si trattava di un rudimentale casco montato su un torchio e veniva applicato al cranio della vittima che precedentemente era stata immobilizzata e messa seduta. Anche questo metodo causava una morte lenta e dolorosa.

TORCHIO: Questo è un raro caso in cui si spendeva più tempo e denaro di quanto si credeva valesse la vita di un condannato. Lo strumento, come dice il nome, era simile ad un torchio, ma decisamente più grande del normale; al suo interno la pressa era capace di contenere uno o più uomini e venivano schiacciati da due o più boia che giravano in tondo stringendo sempre di più i due pianali di legno e ferro. I condannati morivano lentamente stritolati dalla macchina.

DISSANGUAMENTO: Nel periodo della caccia alle streghe si credeva che il potere di una strega fosse nel suo sangue e che per mettere fine ai suoi malefici “bastasse” dissanguarla o purificarne il sangue con il fuoco. Nei primi anni di operato gli inquisitori erano soliti comandare che le streghe ree confesse venissero “segnate sopra il soffio” (cioè sfregiate sopra il naso e la bocca) e lasciate morire dissanguate. Solo successivamente si pensò al rogo.

TRAFITTURA CON FRECCE: Le frecce avevano un costo, specialmente se non si andava in guerra. Per questo motivo l’esecuzione con arco e frecce era destinata a criminali conosciuti (spesso a sosia per mostrare alla cittadinanza l’efficienza delle autorità). Come la futura fucilazione, la trafittura con frecce consisteva nel legare il condannato ad un palo o un muro e usarlo come bersaglio dai tiratori. Se si voleva prolungare l’agonia della vittima si comandava di colpirlo nelle parti non vitali e solo con tiri successivi mirare a quelli mortali.

FUCILAZIONE: La fucilazione fu usata moltissimo in tutta Europa fino alla seconda guerra mondiale fu uno dei metodi più usati da quando vennero inventate le armi da fuoco. L’esecuzione consisteva nel posizionare il condannato davanti ad un muro (spesso veniva legato per impedire che scappasse) e un plotone composto da 6 a 18 fucilieri gli sparavano un colpo a testa. Una volta terminata la prima scarica il comandante era solito controllare lo stato del condannato e infliggergli il colpo di grazi con un colpo alla tempia o alla nuca.

COLPO DI CANNONE: La leggenda vuole che fosse una delle esecuzioni preferite dai corsari inglesi e dai pirati; la verità è che non fu un metodo molto usato, se non in rare occasioni durante la guerra di’indipendenza e quella di secessione. La vittima veniva posizionata davanti alla bocca del cannone, quindi veniva sparato un colpo che ne squarciava il corpo.

TRASCINAMENTO: Dolore, molto dolore: questo era lo scopo di questa esecuzione. Usata per lo più nell’antica Roma, veniva spesso eseguita in piazza o addirittura nelle arene, alla vista migliaia di spettatori. Si legava il condannato per i piedi o le braccia ad una biga, un cavallo o un carro di buoi, dopo di chi si spronavano gli animali che iniziavano a correre trascinando il corpo per le strade fino al totale spappolamento.

ANNEGAMENTO: La morte per annegamento venne riservata prima agli invasori, poi alle streghe e infine nei primi anni del 1900 alle persone scomode alla mafia. Veniva attuato in tantissimi modi, ma principalmente si immobilizzava il condannato per impedirgli di nuotare e gli si legava un peso al collo o ai piedi affinché andasse a fondo. Negli anni ’20 negli USA a chi parlava troppo venivano di solito inseriti i piedi nel cemento e si attendeva che indurisse per poi gettarlo fuori bordo o da un molo.

CADUTA DALL’ALTO: Ad eseguire questa sentenza erano i signori dei castelli, solitamente su traditori o amanti (sia propri che del proprio coniuge). Solitamente si legava il disgraziato e lo si gettava da una rupe, in un baratro o dalle mura del castello, ma c’era anche chi si ingegnava facendo costruire nelle fondamenta dei trabocchetti con all’interni punte acuminate. Era usata molto ai tempi di Sparta, anche su bambini ritenuti troppo gracili per diventare prodi guerrieri.

MORTE PER FAME O SETE: Non c’era un motivo particolare per usare questo tipo di sentenza, ma è stata usata largamente fino ad oggi su qualsiasi tipo di prigioniero. Il condannato veniva chiuso in una cella o in una gabbia e lì veniva lasciato morire di stenti. Dante ci racconta di un caso nella Divina Commedia: il conte Ugolino della Gherardesca, imprigionato con i suoi figlioli, nell’Inferno dantesco racconta proprio di essere stato costretto a morire di fame assieme ai suoi figli in cima ad una torre.

SBRANAMENTO DA ANIMALI: Nell’antica Roma gli schiavi, i prigionieri di guerra e i primi cristiani venivano condannati ad entrare in gabbie o arene (quando si voleva dare spettacolo) assieme a belve feroci. Nel castello di Sant’Elmo a Napoli gli aragonesi usavano la fossa del coccodrillo. Fino a dopo l’anno 1000 si puniva così anche i traditori della famiglia: il condannato veniva chiuso in un sacco assieme a serpenti velenosi, scorpioni o cani affamati e lì lasciato a morire.

LA GARROTA: Usata in Europa in tutto il Medioevo, era costituita da un palo al quale era legato un collare metallico. Il condannato veniva messo seduto e il collare gli veniva gradualmente stretto al collo con delle viti o una fune finchè le ossa della colonna vertebrale non si rompevano.

IMMERSIONE NELLE FOGNE: gli scopi di questa messa a morte erano due: la prima ovviamente quello di uccidere un condannato, il secondo di umiliarlo in pubblico anche nel momento del trapasso. Solitamente facevano questa fine i corrotti, le prostitute e le adultere o comunque persone che erano considerata la feccia della società. Spesso l’esecuzione veniva annunciata giorni prima per le strade delle città in modo da convocare il maggior numero di abitanti. Il condannato a morte veniva legato e immerso nelle fogne cittadine o nei canali di scolo di un castello; alcune volte lo si chiudeva in una gabbia e lo si gettava nei liquami dove moriva annegato. Si dice che così fu giustiziato Edoardo II.

LA SEDIA ELETTRICA: La sedia elettrica fu introdotta negli USA nel 1888 da un dentista, Albert Southwick, che propose l’elettroesecuzione come metodo a livello giudiziario: l’idea era che la sedia elettrica fosse più “civile” dell’impiccagione. Negli anni la condanna a morte sulla sedia è cambiato, ma ancora oggi segue una certa sequenza: il condannato viene legato alla sedia, gli vengono posizionati degli elettrodi di rame alla testa e a una gamba, e poi si inviano ai fili scariche elettriche a brevi intervalli che causano la morte per arresto cardiaco e paralisi respiratoria. Oggi un elettricista immette la corrente variando il voltaggio da 500 a 2.000 volt (altrimenti il corpo del condannato prenderebbe fuoco) e al momento della morte il corpo può raggiungere gli 80°C. Gli effetti visivi di questa esecuzione sono agghiaccianti: l’elettricità causa spesso sobbalzi, vomito, fuoriuscita dei bulbi oculari, schiuma dalla bocca, emorragie dagli orifizi… per questo motivo si usa mettere al condannato una maschera di cuoio. A volte il condannato perde coscienza con la prima scarica, ma gli organi interni continuano a funzionare, tanto da rendere necessarie ulteriori scariche per poter porre fine alla sua vita. Tutto questo perché si crede che sia un metodo di esecuzione più umano.

CAMERA A GAS: Si crede erroneamente che le camere a gas fossero di uso esclusivo dei tedeschi nei campi di concentramento, ma la realtà è che questo metodo di esecuzione fu introdotto negli USA negli anni ’20. Il prigioniero viene legato ad una sedia in una camera stagna e all’interno viene quindi liberata una miscela di gas velenosi, tra cui il cianuro, che uccide il condannato. Il cianuro era usato perché bloccava gli enzimi respiratori che trasferiscono l’ossigeno dal sangue alle cellule del corpo, facendo morire il condannato per asfissia.

INIEZIONE LETALE: Una delle più recenti trovate per togliere la vita ad un uomo. Fu introdotta in Oklahoma e Texas nel 1977, ma la prima esecuzione è avvenuta in Texas nel dicembre 1982. Il principio è rimasto lo stesso, ma mentre all’inizio si usava un’iniezione endovenosa letale di un barbiturico ad azione rapida (Pentothal/equivalenti) in combinazione con un agente paralizzante, più di recente si è introdotto un terzo composto chimico che ha la funzione di anestetico. Con questo metodo si muore tra i 5 e 15 minuti dall’iniezione.

SEPPELLITO VIVO: A volte è accaduto per errore, a volte consapevolmente: si seppellivano vivi non dei condannati, ma delle persone scomode, quindi era un metodo di omicidio e non di esecuzione ufficiale. In linea di massima si Faceva uso di casse o di bare in modo che la morte non giungesse troppo in fretta, ma molti criminali non si sono fatti scrupoli e dopo aver reso incosciente una vittima hanno semplicemente scavato una fossa e hanno sotterrato il corpo in modo da provocarne la morte in brevissimo tempo. Si crede che ancora oggi molte persona scomparse facciano questa fine, anche perché è uno dei metodi migliori per occultare un cadavere.

LA FOSSA DEI SERPENTI: Ecco un altro metodo per uccidere e dare spettacolo. Usato in passato in Medio Oriente, consisteva nel gettare il condannato in una buca piena di serpenti mortali e assistere alla sua atroce e lenta morte. Molto spesso si aizzavano serpenti a mordere gettando loro acqua bollente o composti aggressivi, ma il più delle volte bastava lasciarli a digiuno per alcuni giorni e il gioco era fatto.

CISI (suicidio forzato cinese): Era anche in uso nell’antica Grecia, ma in Cina era largamente usato, così come in molti paesi dell’estremo Oriente. In pratica i tiranni consegnavano un’arma al condannato e gli lasciavano la scelta di come procurarsi la morte: l’alternativa solitamente era essere bruciato, impalato o scorticato lentamente, il che faceva propendere per togliersi la vita velocemente piuttosto che soffrire dolori atroci. A Roma venne usata alcune volte da Nerone, come nel 65 d.C. quando dopo una congiura fallita nei suoi confronti permise ai sospetti di porre così fine alla loro vita. In Giappone si parla di “seppuku” (noi lo conosciamo come “harakiri”): non più in voga da una trentina di anni, era però considerata una morte onorevole perché un condannato in questo modo aveva la possibilità di mantenere la sua dignità.

MATRIMONIO REPUBBLICANO: Era la punizione medievale destinata ad amanti e adultere: per la maggior parte dei casi veniva richiesta come esecuzione da parte di un marito tradito (la chiedeva un signorotto o comunque una persona dell’alta società) e spesso bastava anche solo il sospetto dell’adulterio. Si prendevano i due amanti, li si spogliava nudi, li si legava assieme con una corda o con delle catene e poi si decideva come ucciderli assieme. Solitamente venivano fatti annegare in uno stagno o venivano gettati dalle mura del castello, ma alcune volte, quando il signorotto voleva mostrare al popolo la sua poca tolleranza, venivano impalati davanti al cancello principale o trafitti con spade dai suoi cavalieri.

SCIOGLIMENTO IN ACIDO: In generale tutti gli acidi concentrati “bruciano” la pelle, ma per disfarsi di una persona scomoda ancora oggi si usano solitamente acido solforico o acido muriatico. Il processo è molto rapido e la morte sopraggiunge quasi immediatamente, anche perchè quei criminali che sciolgono in acido le persone lo fanno con vasche intere di acido; tuttavia per eliminare ogni traccia non è così semplice perchè le proteine sono fatte da amminoacidi e il legame che li tiene insieme è molto forte.

LA MORTE DAI MILLE TAGLI: È un’invenzione cinese usata per oltre millennio, fino al 1905 quando divenne illegale. Il condannato veniva ucciso utilizzando un coltello con il quale si asportavano metodicamente parti del corpo per un lungo periodo di tempo. In pratica veniva legato ad un palo in pubblica piazza e si iniziava con tagli sulle braccia, le gambe e il torace per poi passare all’amputazione degli arti e terminare con la decapitazione o una pugnalata al cuore. Quando l’esecutore era mosso da un atto di misericordia somministrava al condannato dell’oppio per attenuare il dolore (in realtà spesso lo si faceva per non farlo svenire). Era la pena riservata al tradimento o all’uccisione dei propri genitori.

Questi sono solo alcuni dei metodi di esecuzione inventati dall’uomo: c’è da chiedersi chi siano i veri mostri…

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere