Gli ospedali per i morti

Siamo nel 2017, eppure ancora oggi ci sono persone dichiarate morte e che si risvegliano in una fredda camera di obitorio. Esistono patologie, rare per fortuna, che portano alcuni individui a malori e a un conseguente annullamento delle funzioni vitali. Diventa difficile, quindi, diagnosticare la morte di un paziente quando questo è predisposto a catalessi (la più comune di queste sindromi) o a “morte apparente” (termine generico per indicare tutte la patologie di questo tipo). Allora c’è pericolo di essere seppelliti vivi?
Personalmente solo l’idea di essere seppellito vivo mi fa venire i brividi, ma c’è da dire che i casi di morte apparente non riconosciuti oggi si contano sulle dita di una mano perché la medicina ha moltissimi strumenti di diagnosi decisamente più efficienti che nel passato; fatto sta che potrebbe succedere.
Immaginate nel passato, quando la medicina era quasi completamente sconosciuta anche ai “grandi luminari”…
Se oggi può esserci una lieve preoccupazione, prima del 1800 c’era il terrore di finire i propri giorni chiusi in una bara di legno sotto terra; ad alimentare la psicosi furono i predatori di tombe che spesso quando scoperchiavano una lapide si trovavano di fronte a scenari horror di cadaveri in posizioni contorte e espressioni terrificanti. Sono noti casi di donne che hanno partorito nella tomba, di persone che si sono dimenate fino a rompersi le dita o a incidere il legno della bara e perfino di cadaveri che hanno lasciato brevi messaggi scritti mentre morivano lentamente sepolti vivi.
Ecco perché in epoca vittoriana nacquero diversi bizzarri accorgimenti per scongiurare l’ipotesi. Tra gli oggetti più richiesti c’erano le “bare di sicurezza”, ovvero casse di legno dotate di campanelle legate ad una corda che fuoriusciva dal terreno per avvertire chi passava da quelle parti che la persona sepolta era viva, oppure martelli, picconi e addirittura pale inserite nella cassa assieme al defunto; poi c’erano delle casse fornite di un vano con del cibo e acqua in modo che se qualcuno si fosse risvegliato avrebbe potuto resistere qualche ora; infine c’erano bare al cui interno venivano lasciati veleni o armi (coltelli o pistole) per assicurare alla persona una morte più veloce nel caso non fosse riuscita ad attirare l’attenzione.
Ma l’invenzione più strana e sicuramente molto macabra furono i cosiddetti “obitori di attesa”, ovvero un reparto delle morgue (che già erano degli obitori “espositivi” per chi voleva riconoscere un familiare scomparso o semplicemente osservare il corpo di un cadavere spesso mutilato o danneggiato) in cui defunti venivano lasciati alcuni giorni per accertarsi che fossero davvero morti
In questi ospedali per i morti le salme che giungevano venivano messe sotto osservazione per due o tre giorni e addirittura nei loro pressi veniva lasciato cibo, acqua, vestiti e perfino dei sigari nel caso si risvegliassero. Passato quel periodo, quando si era certi che non si sarebbero più risvegliati, i defunti potevano avere due destini diversi: se venivano riconosciuti e reclamati dai parenti seguivano tutto l’iter della sepoltura, altrimenti venivano lasciati nella struttura ancora per alcuni giorni e venivano esposti al pubblico a cui piaceva quel genere di attrazione (e vi assicuro che queste “vetrine” attiravano migliaia di persone nelle grandi città); infine, quando i corpi davano chiari segni di degenerazione dei tessuti, venivano rimossi dalle vetrine e fatti seppellire in fosse comuni nei cimiteri.
La soluzione fu sicuramente apprezzata dalla gente fobica, soprattutto quando scoppiarono i primi focolai di difterite e tubercolosi, ma l’efficacia non è mai stata provata: la catalessi, la narcolessia e altre patologie simili vennero comprese solo agli inizi del 1900 e solo per caso (tramite ipnosi si scoprì di poter riuscire da indurre una morte apparente in un soggetto); inoltre la morte apparente spesso causa la rigidità muscolare, l’interruzione dei parametri vitali e la l’insensibilità dei soggetti (e quindi anche pungendoli non si ottiene alcuna reazione).
Fino a metà del 1850 i metodi per accertarsi se una persona era morta o meno erano rompergli le ossa delle dita, pungerli con degli spilloni ai piedi, far loro clisteri di fumo e avvicinare alla loro pelle oggetti bollenti: se il malcapitato non si svegliava durante quei trattamenti, secondo i medici, non c’era il rischio di seppellirlo vivo.
Oggi la scienza ci dice che non si deve più temere di essere sepolti vivi, ma sono in molti a lasciare cellulari, microspie e perfino a far montare pulsanti di SOS nella bara dei propri cari prima della sepoltura.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere