Tristan da Cunha: l’insediamento umano più isolato al mondo

Siete un po’ misantropi? Vorreste cambiare vita e fare in modo che nessuno vi trovi? Potete provare la vita sull’isola di Tristan da Cunha: lì sicuramente chi vi cercherebbe ci metterebbe molto, molto tempo a trovarvi…
Siamo abituati a pensare che il luogo più difficile da raggiungere sia l’Isola di Pasqua, ma la verità è che ci sono persone che vivono ancora più isolate dalla civiltà. Certo, non è facile immaginare di poter vivere senza TV, senza internet o le comodità moderne, ma la gente che vive in questo paradiso terrestre pare non aver la minima intenzione di trasferirsi e, nonostante la vita sia tutt’altro che facile, siano felici di non aver tanti curiosi che li vengono a trovare.
In realtà Tristan da Cunha è un arcipelago che conta decine di isole e isolotti, ma la principale ha assunto il nome di riferimento; qui oggi vivono circa 290 abitanti che si arrangiano con i frutti della terra, della pesca e, quando sono fortunati, della caccia.
Tristan da Cunha si trova in mezzo all’Oceano Atlantico e il luogo abitato più vicino è a oltre 2.000 km di distanza. Per intenderci, facendo dei nomi conosciuti, dista 2.431 km da Città del Capo e 3.415 km da Montevideo. L’unico modo per raggiungere l’isola (che è l’unica abitata dell’arcipelago) è imbarcarsi a Città del Capo e affrontare una traversata di sette giorni: non esistono né porti né aeroporti e perciò l’unico modo per arrivarci è via mare, ma non è che le navi giungano tutti i giorni (si parla di una volta a settimana, una al mese nei periodi più freddi e sempre ammesso che le condizioni del mare permettano la traversata).
La compagnia che si offre di mantenere i collegamenti con “il continente” è la RMS Saint Helena che usa le sue navi passeggeri e da carico per rifornire e collegare Tristan da Cunha con le isole di Sant’Elena (a 2.500 km) e di Ascensione (3.300 km).
Tristan da Cunha è alla fine un isolotto di circa 95 km2 e venne scoperto da un portoghese nel 1506. Si chiamava appunto Tristão da Cunha e ha dato il nome all’isola, ma quando nel 1816 l’intero arcipelago è diventato di dominio inglese il nome è stato ovviamente inglesizzato.
Oggi gli abitanti vivono secondo le regole stabilite da William Glass, un militare britannico che fondò la comunità e che per primo volle stabilirsi permanentemente sull’isola: la comunità vive secondo il principio di uguaglianza e rispetto degli altri abitanti, che sfocia nella condivisione del pescato e dei frutti della terra; la cosa però non si ferma qui perché il commercio che gli abitanti riescono a fare non deve arricchire o impoverire nessuno, pertanto i guadagni vengono ripartiti e una parte viene usata come scorta di sicurezza per tutti nel caso di sciagure, lutti e problemi.
Sull’isola ci si guadagna di che vivere allevando ovini, coltivando il terreno e pescando, perciò la comunità deve dipendere dai rifornimenti esterni per poter continuare la propria esistenza; anche se sull’isola tra gli abitanti ci si arrangia con una sorta di baratto, per quanto riguarda i commerci con l’Africa i tristaniani comprano ciò che serve con il denaro che ricevono vendendo aragoste (pregiatissime), pesce e francobolli unici che i collezionisti di tutto il mondo cercano di accaparrarsi.
Certamente sull’isola di Tristan da Cunha si vive in pace, tranquillità e secondo principi che oggi sembrano un’utopia per noi che siamo subissati da veleni, stress, rabbia e routine, ma anche qui ci sono diversi problemi che affliggono gli abitanti, primo tra tutti quello della salute.
Lo scarso ricambio genetico ha fatto sì che negli anni si sviluppassero patologie anche gravi nella popolazione. I casi di endogamia vanno per la maggiore e le famiglie infatti hanno poco più che dieci cognomi: ciò purtroppo ha portato metà degli abitanti a soffrire di asma congenito (come 3 dei primi abitanti dell’isola) e diverse malattie oculari. Purtroppo pare che anche i casi di tumore siano in aumento.
Tristan da Cunha è ad oggi il più remoto insediamento umano al mondo e il fatto che ancora oggi i giovani residenti non vogliano abbandonare l’isola fa pensare che davvero sia un luogo ameno dove politica e società non abbiano il sopravvento sull’essere umano; chissà se la pace durerà oppure andremo anche lì a distruggere ciò che di bello c’è ancora.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere