Wei JinpengWei Jinpeng, il pescatore di… cadaveri

La maggior parte di noi quando pensa alla Cina immagina un’accozzaglia di città densamente popolate dove gli spazi vitali sono pochissimi. Questo probabilmente è dovuto al fatto che in TV o sui giornali della Cina ci ripropongono sempre le solite immagini di città affollatissime come Shangai o Pechino.
In realtà la Cina pur avendo oltre 1 miliardo e 300 milioni di abitanti è una nazione vastissima ed è all’ 81° posto come densità di popolazione nel mondo ( l’Italia è al 66° posto). Ciò significa che in Cina, proprio per il fatto che la popolazione si affolla nelle grandi città, ci sono vastissime zone praticamente disabitate, dove la gente si arrangia per arrivare a fine mese e spesso vive in condizioni davvero precarie e di abbandono.
Il villaggio di Changpo, nel distretto di Gaozhou ( sud della Cina) è uno quei paesini dove la gente vive di attività rurali e sopravvive anche grazie al commercio sul Fiume Giallo che lo bagna. Il fiume è lungo 5464 km ed è molto inquinato: resti di cibo, plastica, mobilia, perfino aggeggi elettronici; negli ultimi 50 anni il Fiume Giallo in alcuni tratti assomiglia più ad una discarica che una vero fiume.
I cinesi risolvono questo problema di inquinamento sono per alcuni tratti del fiume e lo fanno assoldando persone che raccolgano almeno gli oggetti galleggianti. Ecco quindi che molti barcaioli si danno il cambio per raccogliere il più possibile e pulire la superficie almeno dalla parte più grossolana.
Una delle zone più battuta dai barcaioli è l’ansa nei pressi della centrale idroelettrica di Liujiaxia, vicina al villaggio di Changpo, dove la sua diga di sbarramento fa accalcare gran parte della spazzatura.
Wei Jinpeng è uno dei barcaioli pagati per intercettare le bottiglie di plastica e i pezzi di legni che si ammassano nei pressi della diga e ne approfitta per rivendere i materiali raccolti al riciclo. Certo, non è che si arricchisca con questo lavoro (ogni un chilo di materiale viene comprato a 3 – 4 yuan, circa 50 centesimi di euro), ma la miseria e fame porta molta gente del luogo ad arrangiarsi e fare anche questi lavoro poco nobili.
Wei si sveglia in piena notte e prima dell’alba rastrella la superficie del fiume immerso in uno spettacolo desolante e un odore nauseabondo, tutto per portare a casa il soldi necessari a sfamare la sua famiglia. Ma Wei negli ultimi anni ha assunto anche un altro incarico molto più macabro: recuperare i cadaveri che galleggiano sulla superficie dell’acqua.
Sembrerà strano ma lungo il Fiume Giallo vengono ritrovati ogni anno oltre 100 cadaveri umani, per lo più suicidi o vittime del racket locale.
Wei Jinpeng è diventato un pescatore di morti. Oltre a scansionare la superficie del fiume alla ricerca di materiali da rivendere si occupa anche di recuperare cadaveri, che raccoglie con un rostro e trascina a riva con la sua piccola barca.
La maggior parte dei corpi appartengono solitamente a persone che vivono nella valle di Lanzhou, capitale della provincia di Gansu nel nord-ovest del paese. La città è in rapida espansione e vanta la più rapida industrializzazione della Cina. Spesso questa vita frenetica pesa però su lavoratori poveri con pochi diritti, che finiscono per vivere poco a male. Anche molti uomini d’affari, per restare al passo della frenesia quotidiana, spesso investono tutto il loro denaro in operazioni che si rivelano rovinose e finiscono sull’astrico nel giro di pochi giorni.
In Cina è ancora vivo il senso di vergogna per gli insuccessi sociali e molti preferiscono una morte rapida al disonore di fronte a colleghi e famiglia, così si gettano nella acque del Fiume Giallo e lì annegano.
Quando avviene una scomparsa spesso a Wei Jinpeng giungono identikit e foto con le quali gli si chiede si cercare tra la spazzatura galleggiante la probabile vittima. Anche molti familiari spesso di presentano al villaggio di Changpo a chiedere aiuto al barcaiolo e Wei inizia la sua ricerca.
I corpi rivendicati dai familiari sono per lo più di gente disperata che non riesce a far quadrare i conti e che si butta da un ponte o donne ripudiate dai mariti; quelli non riconosciuti o non reclamati solitamente sono lavoratori migranti trasferiti a Lanzhou o piccoli criminali uccisi dalle bande: le loro famiglie non sanno che sono morti e pensano che stanno ancora lavorando a Lanzhou.
Wei ha anche recuperato corpi con bocche imbavagliate e mani legate, il segno distintivo di bande criminali e polizia corrotta e ad ogni recupero chiama le autorità per le indagini necessarie. In effetti nella zona di Changpo la polizia si occupa poco di sparizioni e i familiari delle vittime trovano più veloce rivolgersi direttamente al “pescatore di cadaveri” per riavere un corpo su sui piangere.
Wei però non è proprio un “benefattore”: come ho detto per sbarcare il lunario lavora nei campi o raccoglie spazzatura nel fiume, quindi per il recupero dei corpi ha inserito delle vere e proprie tariffe.
Par vedere un corpo e constatare se sia o meno il familiare scomparso una persona spende solitamente 200 yuan (circa 30 euro); una volta riconosciuto per poter portare a casa la salma si spende dai 4000 ai 6.000 yuan ( dai 600 ai 900 euro). Questo lucro sui cadaveri può suscitare indignazione, ma è ancor peggio sapere che la polizia lascia quasi sempre correre e addirittura si avvale di Wei per liberarsi di quei fardelli: eh sì, c’è anche il caso in cui nessuno vuole il cadavere o quello in cui la vittima è da troppo tempo in acqua da essere irriconoscibile. In questo caso un cadavere a riva non tornerebbe utile a nessuno, ne a Wei che non ci guadagnerebbe nulla ne alla polizia che dovrebbe accollarsi indagini, autopsia e sepoltura: la cosa non è dimostrata, ma pare che se un cadavere non frutta soldi allora non vale la pena occuparsene e quindi il corpo viene riimmerso nella corrente e verrà fatto a pezzi insieme agli altri rifiuti nelle griglie e i filtri della centrale idroelettrica per poi mescolarlo con l’acqua al di la della diga.
La pesca dei cadaveri è una fiorente attività nel distretto di Gaozhou e molti altri barcaioli si dividono il compito con Wei Jinpeng. Addirittura c’è chi tra di loro pubblicizza il proprio nome e numero di telefono sui lati degli edifici, pali della luce e nelle bacheche per strada.
La polizia tollera questa attività, per quanto sia formalmente illegale.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere