Avalda: il fantasma del castello di Monselice

L’intera Pianura Padana è disseminata di castelli, torri e rocche, questo perché sin dalla preistoria è stata una zona contesa da molti popoli che qui trovavano acqua e risorse in abbondanza. Non c’è da stupirsi, quindi, che ogni 30-50 km ci si imbatta in un borgo medievale o un antico castello.

E ogni edifico ha una lunga storia di sanguinose battaglie, intrighi e omicidi efferati per poter affermare una famiglia piuttosto che un’altra o salvaguardare la posizione sociale e politica dei feudatari.

Questa volta mi sposto in Veneto, e precisamente a Monselice, divenuta una città a tutti gli effetti solo nel 1960. Monselice ha poco più di 17.000 abitanti e si trova nei pressi di Padova, di cui è provincia. Qui c’è non uno, ma un complesso di edifici medievali che formano il borgo più antico, risalente addirittura all’XI secolo. Il castello di Monselice è quindi l’insieme di 4 nuclei principali più una rocca, tutti edificati prima del XVI. Tra i nomi celebri legati a questo complesso quello che spicca più di tutti è Ezzelino III da Romano, che nel XIII secolo a difesa della città fece erigere e potenziare una seconda cinta mura che permise al borgo di resistere oltre un secolo.

Per quanto la storia del castello sia avvincente e piena di scontri, io qui vi parlerò di Avalda, il presunto spettro che infesterebbe le sale e i corridoi del complesso. Come spesso dico, ogni castello che si rispetti deve avere un proprio fantasma: beh, in questo caso i fantasmi sarebbero almeno tre, ma Avalda è quello più nominato e attorno al quale è sorta una leggenda che ancora oggi si racconta in tutto il Veneto. Ezzelino da Romano è morto nel 1259, pertanto la storia di Avalda è antecedente a questa data.

Nello splendido borgo medievale arroccato sulle colline, Avalda (alcuni riportano Ivalda) era l’amante preferita di Ezzelino, un uomo noto per essere brutale e spietato contro chi lo ostacolava. Si dice però che Ezzelino fosse talmente invaghito della bella concubina che addirittura le donò il castello di Monselice; Avalda in quel castello ebbe il primo incontro d’amore con Ezzelino quando era ancora moglie di Azzo VII d’Este, che aveva partecipato ad una festa nel maniero.

Sembra che la ragazza fosse talmente bella che lo stesso Azzo faticava a tenere lontano i pretendenti, perfino sotto minaccia di morte. Ezzelino però seppe far breccia nel cuore di Avalda, anche perché le loro tendenze alla violenza e all’omicidio erano molto simili.

Una volta divenuta l’amante di Ezzelino, la giovane Avalda sfruttò quella protezione e le attenzioni del sanguinario condottiero per godere dello sfarzo che lui le concedeva e per concedersi quanti più svaghi possibili. Purtroppo tra i suoi “svaghi” c’era anche quello di concedersi a molti giovani prestanti della zona, che però riusciva abilmente a far sparire avvelenandoli e facendoli gettare nelle segrete o nei trabocchetti del castello. La sua figura viene spesso accostata anche alla stregoneria, ma probabilmente è un’associazione conseguente al suo maneggiare i veleni.

Gli omicidi di Avalda finirono proprio per mano di Ezzelino, che aveva tra i propri difetti anche quello di esser molto geloso: quando un suo servitore gli rivelò che la bella amante lo tradiva con giovani rampolli della zona assoldò un sicario che la uccise senza pietà nel salone principale.

Secondo la leggenda il fantasma di una donna di bassa statura dalla carnagione pallida e con la veste insanguinata ancora si aggirerebbe per le stanze del castello, incapace di trovare la pace per i suoi molti peccati e per la morte orribile che fece. Lo spettro di Avalda si mostrerebbe anche piuttosto di frequente, sebbene scompaia non appena qualcuno nelle vicinanze faccia rumore.

Ma come ho scritto, nel castello di Monselice ci sarebbero almeno altri due fantasmi: si tratterebbe di Jacopino da Carrara, signore di Monselice dal 1350, e Giuditta, la sua amante. Jacopino Da Carrara al castello ebbe vita breve: nominato signore di Padova assieme allo zio Francesco, nel 1355 fu da questi accusato di cospirazione e di volerlo uccidere per eliminare un possibile rivale politico; lo zio organizzò una congiura e lo fece imprigionare nelle segrete per addirittura 17 anni, al termine dei quali Jacopino morì di stenti e con i capelli ormai grigi.

In alcune zone del castello, in particolare nei sotterranei, apparirebbe lo spettro di un uomo con lunghi capelli grigi e a volte con le catene al collo e alle braccia: si tratterebbe appunto dell’anima martoriata di Jacopino che lì vide una lunga atroce fine. Ma oltre a lui ci sarebbe anche una dama che sui camminamenti di notte chiederebbe notizie del suo amato: si tratterebbe di Giuditta, che dopo la reclusione di Jacopino fu tenuta all’oscuro delle sorti dell’uomo e reclusa come cospiratrice in un’altra ala del castello dove morì pochi mesi dopo di fame e di freddo. Il fantasma Giuditta sarebbe stato visto aggirarsi anche lungo la strada che conduce al Santuario, sempre alla ricerca disperata del suo amato che non le fu concesso nemmeno di vedere un’ultima volta.

Queste tre figure sono sicuramente un’ottima premessa per una visita al complesso di Monselice, un castello imponente ricco di storia e mistero.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere