Cosa sono le EVP ?

Le voci elettroniche (chiamate anche con il nome di EVP, Electronic Voice Phenomena) è un fenomeno particolare, noto dal punto di vista tecnico col nome di psicofonia e metafonia. Si tratterebbe di un fenomeno paranormale, giacché ancora misterioso, che riguarda il manifestarsi di voci e immagini di origine aliena (nel senso di non umana) che verrebbero ascoltate e recepite per mezzo di apparecchi elettronici, come radio et similia.
E’ opportuno ricordare che questo fenomeno ricade, ora come ora, non già nella scienza ma nella pseudoscienza, in quanto la comunità scientifica ha trovato delle spiegazioni diverse al fenomeno, come per esempio il fatto che possa trattarsi di apofenia (che consiste nel dare a ciò che si ascolta un determinato significato).
Non esiste alcuna evidenza che queste voci e questi suoni possano in qualche modo essere ricollegati a qualche soggetto alieno o a qualche fenomeno paranormale, secondo le rilevazioni della comunità scientifica. In ogni caso il fenomeno ha dei risvolti molto interessanti nell’ambito del paranormale, in quanto viene studiato dagli esperti di questa materia.

La storia delle voci elettroniche 

Nonostante oggi come oggi questo fenomeno venga inteso soprattutto come il sentire, per mezzo di strumenti elettronici (radio, tv, ecc) le voci dei defunti o di intelligenze extraterrestri, già più lontano nella storia questo fenomeno era conosciuto. In particolare lo spiritismo permetteva, secondo alcuni, di sentire le voci dei defunti, di catturarle e di udirle. Questo fenomeno però non era per nulla accettato dalla Chiesa, in quanto si trattava di un fenomeno medianico, la volontà di cercare di mettersi in contatto con i defunti non è concessa ai mortali.
Tuttavia non tutti gli esponenti della Chiesa erano d’accordo nel demonizzare chi tentasse di contattare l’aldilà. Ricordiamo, uno per tutti, le parole di Padre Pistone, il superiore della società San Paolo, in Gran Bretagna. Egli, secondo la narrazione storica, avrebbe avuto in prima persona dei colloqui con defunti ed avrebbe detto a riguardo: “Nelle Voci non vedo niente di contrario agli insegnamenti della Chiesa Cattolica; sono qualcosa di straordinario ma non c’è ragione di temerle, né vedo alcun pericolo”.

I primi studi ufficiali sulle voci elettroniche vennero condotti nel 1959 da Friedrick Jürgenson. Regista cinematografico nato in Svezia, Jürgenson per caso mentre stava registrando il canto di alcuni uccellini si accorse, a suo dire, che nel nastro si sentivano anche delle voci provenire da lontano, come sussurri e mormorii. Da quel momento Jürgenson si dedicò ad esperimenti per cercare di produrre dei nastri dove, egli sosteneva, si potevano sentire le voci delle persone ormai morte da tempo. Jürgenson non fu certo l’unico studioso a darsi a questa attività: anche Kostantin Raudive, nel 1964, impresse su dei nastri almeno 72mila registrazioni di lingue e parole che, egli sosteneva, venivano da diverse dimensioni.
Raudive fece anche degli esperimenti con uno strumento chiamato diodo rivelatore, che secondo lui captava la parte che rimaneva ancora viva dopo la morte. Il circuito in questione, estremamente semplice, permetteva di ascoltare dalla cuffia un insieme confuso di suoni e rumori, che però non potevano essere compresi singolarmente.
Raudive per lo studio e la progettazione di questi strumenti, pensati per poter percepire le c.d. voci elettroniche, si avvalse anche dell’aiuto di un fisico elvetico, Alex Schneider, che lo aiutò nella progettazione di strumenti per percepire le voci.
Schneider quando parlava di questo fenomeno evidenziava un determinato processo di selezione che i fisici non conoscevano: in pratica durante i loro esperimenti Raudive usava l’oscillatore modulato che era collegato all’antenna di una radio. Schneider aveva sottolineato che le voci erano comprensibili più facilmente se c’era un rumore di fondo, mentre normalmente le voci risultano più chiare quando in sottofondo non ci sono rumori.
Tuttavia uno dei grandi problemi della rilevazione delle voci elettroniche è proprio questo: non tutti gli sperimentatori sono d’accordo sul fatto che le voci siano più facilmente comprensibili quando c’è rumore di fondo. Alcuni invece ritengono che le voci genuine possano essere studiate e capite solamente per mezzo di strumenti professionali, altri che invece ci si possa accontentare di strumentazioni semi professionali.
Lo studio sulle voci elettroniche non è comunque un fenomeno da relegare del tutto al passato. Alcuni studi moderni hanno ripreso in considerazione questi elementi, come quello condotto da Marcello Bacco a Grosseto nel 2004. Nel corso degli esperimenti furono coinvolte circa 37 persone, italiani, inglesi e portoghesi, tutti tecnici, scienziati ed investigatori del “Laboratorio Interdisciplinare di Ricerca Biopsicocibernetica” e madri che avevano perso i loro figli.
Secondo il professore di fisica Mario Salvatore Festa e il radiotecnico Santi, durante l’esperimento tutte le valvole della radio vennero rimosse, in modo da rendere praticamente impossibile ogni ricezione. Eppure, documentarono gli esperti, ciò nonostante il fenomeno delle voci vennero comunque percepite nell’apparecchio. Nonostante gli apparecchi usati fossero stati smontati per controllare che non vi fossero trucchi, nulla di strano venne trovato dentro la radio.

Cosa sono le voci?

Ma quali sono le caratteristiche di questo fenomeno delle voci elettroniche? Secondo coloro che hanno avuto modo di studiarle e udirle, si tratterebbe di voci afone, alcune volte simili a quella umana e quindi con timbro maschile o femminile a seconda. Alcuni studiosi hanno definito le voci elettroniche come dei suoni rapidi, talora percepibili per poco dall’orecchio umano, tanto che qualche volta è anche necessario riascoltare rallentando la registrazione. Alcune voci sarebbero rapide, altre cantilenanti, ed inoltre sarebbero in grado di passare attraverso diverse lingue in poco tempo.

Una spiegazione scientifica al fenomeno 

Secondo gli scienziati, il fenomeno potrebbe essere spiegato come apofenia, cioè come dei suoni casuali senza senso che vengono interpretati dall’ascoltatore come delle voci. Secondo alcuni scienziati, si tratterebbe solamente di malafede degli ascoltatori. Secondo Marco Morocutti, esponente del CICAP, le voci elettroniche sarebbero trasmissioni ad onde corte. Essendo recepite con strumenti non professionali e non adatti allo scopo, vengono interpretate come delle voci o come dei suoni alieni, ma in realtà potrebbero essere trasmissioni radio o comunicazioni fra navi, che appaiono distorte. Infine, non bisogna dimenticare che molto fa anche la suggestione di colui che ascolta e che potrebbe auto-convincersi di star udendo delle voci aliene.