dama-del-pozzo-di-corte-lucatelloLa dama del pozzo di Corte Lucatello

Uno dei luoghi più infestati d’Italia ( e molti sono d’accordo d’Europa) è l’isola di Poveglia, nella Laguna di Venezia. La storia di questo luogo ha sempre avuto momenti tragici e periodi di isolamento totale dalla città: durante le grandi epidemie Poveglia venne usata per allontanare criminali, cospiratori, rivoltosi, ma anche come zona di quarantena sia per uomini che merci e infatti molte strutture servivano, all’occorrenza, da lazzaretto.
Le morti su quest’isola sono state a migliaia e si crede che ancora oggi quel fazzoletto di terra ferma sia infestato dalle anime dannate degli esiliati.
La fama di Poveglia si è protratta nei secoli, oscurando altri luoghi della città che sono stati testimoni di eventi altrettanto macabri e nei quali le leggende vogliono ci siano anime inquiete vaganti. Uno di questi è la Corte Lucatello.
La Corte Lucatello si trova a Venezia nel sestiere di San Marco e normalmente sarebbe considerato un campiello nascosto e poco frequentato, se non fosse che molti turisti vi si imbattono per caso cercando di evitare la trafficata strada delle Mercerie, sempre affollata di persone nei week-end o durante le grandi manifestazioni. La Corte Lucatello ha un pozzo non in perfetto stato di conservazione, ma proprio quel pozzo è al centro di un’antica leggenda ancora viva e raccontata in tutta Venezia.
Il pozzo della Corte Lucatello nei primi anni del 1600 fu edificato molto velocemente ( si dice in soli 4 giorni) e proprio questa fretta di finirlo per ordine del signorotto di allora fece sorgere qualche sospetto sulla scomparsa, guarda caso, della sua bella consorte. La leggenda vuole che la bella fanciulla venne colta sul fatto dal marito nel concedersi ad un baldo giovanotto delle campagne circostanti e l’uomo si vendicò uccidendola e murandola all’interno del pozzo per occultare l’omicidio.
Ma questa storia è solo il preludio della vera leggenda che ancora oggi si racconta sullo spirito del pozzo. La vicenda che vi sto per raccontare avvenne circa un secolo dopo, una sera di luglio molto afosa.
Sin dalla sua fondazione, i pozzi erano una delle poche risorse idriche di Venezia e nei periodi di maggiore siccità i cittadini facevano a gara per accaparrarsi l’acqua, al costo di violente risse e perfino omicidi.
Quella era stata un’annata di particolare siccità e il pozzo di Corte Lucatello iniziò a prosciugarsi con grande preoccupazione degli abitanti del quartiere che, temendo l’esaurimento dell’acqua potabile, iniziarono a rubarsi l’acqua l’un l’altro, spesso alzandosi di notte per attingere quanti più secchi possibile e riempire le botti che avevano in casa.
I ladri di acqua avevano escogitato un sistema molto subdolo per non farsi scoprire: avevano messo in giro la voce che durante le notti in cui si vedeva la luna le calli fossero popolate da streghe malvagie che rubavano l’anima a chiunque mettesse il naso fuori dalla porta di casa. La gente era sempliciotta e credeva davvero a quelle voci: in quel modo per quasi tutto il mese “i furbi” potevano attingere acqua senza che nessuno li disturbasse.
Una sera, ben dopo il tramonto, un gondoliere della zona si rese conto di aver finito l’acqua nella sua botte e, rassicurato dal fatto che era una notte di luna nuova, prese un secchio e si diresse al pozzo. Giunto al pozzo di Corte Lucatello vide una donna vestita di bianco inginocchiata davanti al pozzo e assolta nella preghiera.
Sorpreso e spaventato per le dicerie il poveruomo si bloccò e iniziò a tremare. La donna, intuendo la paura del gondoliere, si alzò in piedi e si voltò a fissarlo; poi gli disse:
<< Non aver paura… Non è di me che devi aver paura, ma di ciò che ti capiterà stanotte se non torni a casa prima dell’alba. Sei venuto a cercare dell’acqua, ma questa notte troverai solo sangue… il tuo sangue!>>.
Impietrito dal terrore, il gondoliere si fece il segno della croce e poi le intimò di andarsene subito, ma la donna si girò e tornò a pregare. Il gondoliere allora si avvicinò al pozzo: non poteva proprio fare ameno dell’acqua e doveva assolutamente portarne un po’ a casa.
Calò il verricello nel pozzo ma alle sue spalle saltò fuori dall’oscurità uno dei ladri di acqua e lo assalì con un coltello. Lo scopo era solo di spaventarlo, ma il gondoliere reagì tentando di difendersi e la lama si conficcò nel costato facendolo cadere a terra in un lago di sangue.
Resosi conto del suo gesto l’aggressore iniziò a disperarsi e a invocare tutti i santi del cielo: in fondo conosceva molto bene il barcaiolo e non voleva fargli del male. La donna vestita di bianco allora prese da terra il coltello insanguinato e dalla lama fece cadere nel pozzo tre gocce di sangue: in un istante si riempì così tanto d’acqua da traboccare. Poi da una tasca prese un fazzoletto e pulì la ferita del gondoliere che per incanto si rimarginò.
Infine la donna rassicurò entrambi gli uomini e disse loro che non ci sarebbe più stato l caso di rubarsi l’acqua l’un l’altro perchè da quel momento vi sarebbe stata acqua in abbondanza per tutti. I due uomini si allontanarono, ma vollero voltarsi a ringraziare quella “strega buona”: alle loro spalle non c’era nessuno ed era come se la ragazza si fosse dissolta nel nulla.
Si dice che ancora oggi nelle buie notti di luna nuova la dama bianca faccia delle fugaci apparizioni nella corte e che non manchi mai di dire una preghiera per il suo corpo ancora tumulato all’interno del pozzo di Corte Lucatello.