Bakeneko e Nekomata: i demoni gatto

Vi è mai capitato di vedere ragazze travestite da gatto o vestirvi (rivolto alle donne) come tali? Oggi le ragazze si travestono da gattina sensuale essenzialmente per attirare l’attenzione del partner o per mettersi in mostra in feste o ricorrenze; ma ancora prima che Catwoman diventasse famosa in Oriente si celebravano feste in onore degli amici felini con tanto di travestimenti a tema. Il culto dei gatti è vecchio di millenni, ma Giappone non ci si limita a mistificare i felini: ci sono alcune figure delle leggende che sono temute al pari dei demoni e hanno sembianze feline.

Quelle che oggi possiamo trovare in rete digitando “donna-gatto”, “catgirl” o simili sono la versione erotica di leggende che al contrario avevano lo scopo di incutere terrore nella gente e sia il bakeneko che il nekomata ancora oggi sono tra i mostri mitologici più conosciuti e temuti in tutto Sollevante.

Belle fanciulle formose e seducenti che ammaliano gli uomini? Sì, ci sono anche loro, ma nelle leggende lo scopo di queste due figure non è affatto il sesso, bensì l’omicidio.

Bakeneko e nekomata rientrano nella categoria degli “yōkai”, una casistica di creature che in Giappone indica le entità sovrannaturali. Dovremmo quindi chiamarli “demoni gatto”, così come oggi sono ritenuti dal folclore giapponese.

Il termine “Bake-neko” in particolare può essere tradotto come “gatto mostruoso” o più letteralmente “gatto trasformista”. Oggi anche in Oriente le leggende stanno pian piano cedendo il passo alla razionalità, ma in alcune zone del Giappone sopravvivono ancora molte superstizioni su i gatti. In origine si credeva che un gatto che avesse vissuto per 13 anni nello stesso luogo e che avesse raggiunto i 4 kg di peso fosse in grado di diventare un bakeneko, ovvero di assorbire lo spirito di un demone ed utilizzare la forma felina come un “guscio” per celarsi tra le persone e mietere vittime.

Il bakeneko è in grado di camminare su due zampe come un umano, può mutare forma e assumere quella umana, perfino copiando alla perfezione una persona; utilizzerebbe questa sua abilità per uccidere e divorare le persone, rubare loro l’identità e insinuarsi nelle loro famiglie per mietere altre vittime.

Una delle più famose leggende giapponesi parla di un uomo di nome Takasu Genbei, che viveva con la madre in campagna assieme a diversi animali da fattoria. Un giorno il loro amato gatto sparì senza lasciare traccia e nei giorni a seguire sua madre iniziò a comportarsi in maniera molto strana: si chiuse nella sua stanza da letto, assunse un comportamento schivo e aggressivo nei confronti del figlio e pretese di consumare i pasti da sola nella sua stanza.

Insospettito da quel comportamento, Takasu una sera spiò la madre attraverso la serratura e non vide un essere umano, ma un mostro felino nei vestiti della vecchia signora che stava banchettando con delle carcasse di animali. Quando bussò alla porta la creatura riacquistò le sembianze della madre e lo accolse proprio come faceva la genitrice.

Con molta riluttanza la notte successiva l’uomo irruppe nella stanza con un bastone e uccise quello che sembrava in tutto e per tutto sua madre; il corpo mutò e assunse le sembianze di un grosso gatto, lo stesso che era sparito qualche giorno prima.

Sollevando il tatami si accorse che alcune tavole del pavimento era state smosse e sollevandole trovò le ossa e i resti della madre che il demone aveva ucciso e stava divorando lentamente.

Questa leggenda mette in risalto una spetto comune a molte credenze riguardo il bakeneko: per quanto l’entità malvagia sia in grado di trasformarsi in un essere umano, ha sempre difficoltà a replicarne i comportamenti ed è appunto l’atteggiamento bizzarro che in genere la smaschera.

Vi ho accennato prima al nekomata. I nekomata sono molto simili ai bakeneko, ma in generale le storie su di loro sono meno macabre e vengono descritti con atteggiamenti più sensuali e più simili a quelli dei gatti. Non a caso hanno spesso sembianze femminili e preferiscano ammaliare le persone piuttosto che ucciderle. “Neko-mata” significa “gatto a due code” perché nelle rappresentazioni storiche questa creatura appare con una coda biforcuta.

Una storia molto famosa racconta di un nekomata che nell’epoca Sengoku (1568-1615) ammaliò il principe di Hizen, il massimo esponente della famiglia Nabéshima. Il principe al suo palazzo disponeva di molte bellissime geishe, ma una tra tutte aveva una rara bellezza quasi sovrannaturale. Il suo nome era O Toyo e tra tutte le sue signore era la favorita.

Un giorno il principe uscì nel giardino con O Toyo fino al tramonto e quando i due tornarono al palazzo un servitore notò che erano seguiti da un grande gatto.

Dopo essersi separata dal suo signore, O Toyo si ritirò nella sua stanza e andò a letto, ma a mezzanotte si svegliò e si accorse che un gatto enorme era fermo ai piedi del letto e la fissava. Quando provò a gridare la bestia si lanciò su di lei e con i suoi artigli le lacerò la gola uccidendola. Le creatura, che in realtà era un nekomata, seppellì il cadavere di O Toyo sotto le assi della veranda e assunse la sua forma per iniziare a stregare il principe.

Ogni notte, travestito da geisha, il demone si intrufolava nella stanza del principe e bere il suo sangue mentre l’uomo dormiva. In breve tempo il principe iniziò a lamentarsi di terribili incubi che faceva durante la notte, ma la cosa che preoccupò i suoi servi fu il fatto che divenne sempre più pallido e debole.

I medici non riuscivano a spiegare quella sua misteriosa malattia e così il principe ordinò a due guardie di fare la guardia alla sua camera mentre dormiva. Purtroppo il potere del nekomata era tale da influire anche sui servi del principe e ogni notte all’avvicinarsi del la mezzanotte le sentinelle avvertivano una tremenda sonnolenza e finivano per addormentarsi.

Una sera però giunse a palazzo un giovane soldato che aveva servito la famiglia per lungo tempo e il principe in gran segreto lo accolse e lo nascose a tutti fino alla sera. Gli chiese di verificare cosa stesse succedendo nella sua casa e se qualcuno lanciasse una maledizione a lui e ai suoi servi.

Poco prima di mezzanotte il soldato uscì allo scoperto e si presentò davanti alla porta della stanza del principe. Le erano tutte addormentate e lui stesso avvertiva crescere la sonnolenza. Entrò nella camera del principe e si nascose dietro alle tende. Per evitare di addormentarsi prese il pugnale e si pugnalò alla coscia, riuscendo così a rimanere sveglio.

A mezzanotte il soldato vide le porte scorrevoli della camera del principe aprirsi. La bella geisha s’infilò silenziosamente nel letto e si piegò sul capezzale del principe per attingere il suo sangue. Il soldato allora uscì allo scoperto e la geisha quando lo vide balzò via come un felino e si defilò velocemente..

Per le tre notti successive il soldato sorvegliò il principe addormentato, colpendosi ogni notte con il suo pugnale per rimanere sveglio. La forza del principe cominciò a tornare, così come il suo colorito e fu allora che il soldato gli disse di O Toyo e della sua nefasta influenza.

Il principe però non volle ascoltarlo e gli disse che non permetteva a nessuno di mettere in discussione la fedeltà della sua donna preferita.

Il soldato allora capì che avrebbe dovuto agire da solo e quella stessa notte bussò alla porta della geisha dicendole che aveva un messaggio per lei da parte del principe. Quando lei aprì la porta il soldato estrasse il suo pugnale e cercò di pugnalarla, ma lei evitò il suo attacco e balzò indietro assumendo le fattezze di una creatura bipede dalle sembianze feline.

I due combatterono selvaggiamente e quando il soldato cominciò ad avere la meglio, O Toyo fuggì saltando dalla finestra e fuggì sulle montagne. Il giorno dopo, il soldato disse al principe cosa era successo e dopo una breve ricerca il giardiniere del palazzo scoprì il corpo della vera O Toyo. Il principe, distrutto dal dolore, ordinò alle sue guardie di uccidere il nekomata e lo stesso soldato giunto da lontano lo uccise in una battuta di caccia qualche giorno dopo.

Il bakeneko e il nekomata sono ancora oggi al centro delle tradizioni Giappone e lo dimostrano feste e celebrazioni che ogni anno vengono organizzate in tutta la nazione. Una molto famosa è il “Bakeneko Festival”, un festival che si tiene ogni 18 ottobre a Kagurazaka, uno dei quartieri di Tokyo, e che riunisce miglia di persone vestite da gatto a due zampe.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere