llorona2La leggenda di Llorona, ecco le due versione della leggenda metropolitana più famosa al mondo

Negli Stati Uniti d’America, oltre venti milioni di persone credono nell’esistenza della Llorona, se a questo numero aggiungiamo anche l’America latini, ci troviamo difronte une dei più importanti fenomeni di fede non ortodossa oggi esistenti.

Esistono due leggende che parlano delle Llorona, con la prima dobbiamo fare un grosso salto indietro nel tempo, nel 1500, nella città Azteca di Tenochtitlan, dove la dea Cihuacoatl scendeva la sera tra gli uomini prendendo l’aspetto di un’affascinante donna vestita di bianco. Camminava lungo le strade, piangendo e gridando: “Oh figli miei, già si avvicina la vostra distruzione. dove potrò portarvi?”

In quel periodo si avvicinava la minaccia della conquista del Messico da parte dell’esercito spagnolo. Nel 1905 nella città di Coatzacoalcos, nacque, da un famiglia nobile, Malimche. Dopo la conquista spagnola, la ragazza venne venduta come schiava.

Malimche, imparò presto a parlare in castigliano, cosi, Cortez (famoso conquistatore spagnolo), che da Cuba si era trasferito in Messico, decise di “assumerla” come traduttrice personale.

La ragazza, venne ribattezzata da Cortez, col nome di Marina, partecipò anche nell’incontro con il capo Atzeco Montezuma. Incontro pretestuoso per siglare un patto di alleanza tra i due uomini ma che culminerà con il massacro di tutti gli aztechi da parte degli spagnoli.

Il cattolicesimo venne imposto come fede ai “pagani”. Marina, che per Cortéz era diventata nel frattempo molto di più di una semplice “segretaria” diede a Cortéz due figli, un maschio e una femmina. A quel punto il re e la regina di Spagna, temendo di venire traditi dal condottiero che si rifiutava di ritornare in Spagna col pretesto che se avesse abbandonato le colonie l’Impero di Spagna avrebbe rischiato di perdere quei territori ancora selvaggi, inviarono in Messico una bellissima donna per convincerlo. L’affascinante donna riuscì perfettamente nel suo intento e sedusse Cortéz, che allora espose a Marina la sua idea di ritornare in Europa con i suoi due figli.

Marina comprese allora il suo ruolo in quell’orribile piano, si rese conto di aver contribuito al massacro del suo popolo e disperata pregò i suoi antichi dei. Una delle antiche divinità le apparve in sogno:”Se lo lascerai andare con i tuoi figli uno di loro tornerà e distruggerà tutta la tua gente”.

La notte prima della partenza di Cortéz, Marina, che aveva ripreso a farsi chiamare Malinche, fuggì portandosi dietro i suoi bambini. I soldati, accorgendosi rapidamente della sua sparizione, iniziarono a cercarla e la trovarono sulla riva di un lago, mentre in mano brandiva un pugnale. Cercarono di avvicinarsi ma fu troppo tardi. La donna colpì al cuore i due bambini gettando i loro corpi senza vita nell’acqua. “I miei figli.i miei figliiii!!!”.

Malinche venne catturata e imprigionata. Morì nel 1530. Ma dopo la sua morte, le sue grida disperate ed i suoi pianti vennero sentiti ancora nei pressi di quel lago dei dintorni di Città del Messico. Ancora oggi possono essere ascoltate, specie in certe buie notti senza luna. Per questo motivo passò alla storia col nome della Llorona, che significa, la donna che piange.

Il culto della Llorona si confuse a poco a poco con quello dell’Anima Sola ed iniziò ad affollare l’immaginario popolare di immagini di terrore, così forti da originare un vero e proprio culto segreto. La gente temeva quella figura tragica, ma in segreto a lei si rivolgeva per chiedere aiuto in tutti quei casi che i santi del calendario si sarebbero rifiutati di intercedere.

La seconda versione è questa:

Llorona era un’indigena messicana innamorata di un hidalgo, un nobile, spagnolo del periodo coloniale. Avevano avuto due figli pur non essendo sposati. Lui evitava di formalizzare l’unione ma andava spesso a visitarla.

Dopo un po’ di tempo tornò in Spagna perchè i sui genitori gli avevano procurato una moglie del suo rango. Quando la andò a salutare la donna indigena reagì malissimo, impazzì, tanto che prese i figli e li uccise gettandoli nel fiume. Quando si rese conto di quello che aveva fatto morì di dolore.

Da allora tutte le notti gira per le strade urlando i suoi lamenti (ay mis hijos!!!) ed è diventata il simbolo della maternità distrutta che rappresenta il trauma della perdita delle origini dei popoli indigeni, la sottrazione dell’identità ad opera dei colonizzatori.

E’ rappresentata come una donna senza volto, o comunque con il volto coperto, a rappresentare questa privazione violenta, descrive la fine di un popolo e della perdita delle sue radici ma allo stesso tempo esprime la struggente incapacità di dimenticare.

La Llorona è diventata una canzone interpretata in modo sublime da Chavela Vargas. Sulla musica e con la metrica di questo canto è stata scritta la Llorona de los estudiantes, canzone di protesta contro la guerra.

ARTICOLO INVIATO DA: FRANCESCO U.