poesia-maledettaL’inferno di Tomino, la poesia maledetta

Quando sentiamo parlare di “leggende metropolitane” la nostra mente va agli Stati Uniti, magari a qualche sobborgo malfamato o un po’ sinistro. In realtà le leggende metropolitane ( e successivamente di creepypasta da quando c’è internet) sono ambientate un po’ in tutto il mondo, ma uno dei luoghi in cui se ne raccontano di davvero raccapriccianti e il Giappone.
Questa ha tutto l’aspetto di una creepypasta: non ci sono riferimenti chiari sui luoghi, non c’è una data precisa e il contenuto è enigmatico e pauroso quanto basta. Tuttavia ci sono due cose che lasciano pensare che sia qualcosa di più di una storiella inventata: la prima è che l’autore c’è e sappiamo il suo nome, la seconda è che effettivamente a questa poesia sono legate diverse disgrazie.
Parrebbe che abbiamo a che fare con una maledizione vera e propria, una triste litania che porta sfortuna a chiunque la legga ad alta voce.
La famosa poesia giapponese chiamata “L’inferno di Tomino” venne inserita da Yomota Inuhiko nel libro “La vita è come un macigno rotolante”, ma la prima volta che apparve ufficialmente fu nel 1919, quando Saizo Yaso la inserì nella sua 27esima collezione di poemi.
Il poema viene corredato da un avvertimento iniziale:
«Se leggete questa poesia ad alta voce vi accadranno eventi tragici »
Ha tutta l’aria di una maledizione in effetti.
La leggenda giapponese vuole che un bambina chiamata Tomino no Jigoku sul finire del 1800 abbia scritto questa poesia in preda alla rabbia per la sua condizione: si dice infatti che nacque con una grave disabilità delle gambe che la obbligò fino dalla tenera età sulla sedia a rotelle. La poesia di Tomino raccoglie in se anche la tristezza e la sensazione di impotenza di una bambina che . oltre e non poter gestirsi autonomamente, viveva in una famiglia molto cattiva e crudele nei suoi confronti, spesso trattandola come uno scarto o un capro espiatorio per i loro problemi.
Tomino allora scrisse questa poesia proprio pensando alla sua famiglia e sapendo che prima o poi quel foglio le sarebbe stato strappato di mano o rubato dai suoi cassetti. Saizo Yaso scrisse che la bambina la scrisse augurando il male a chiunque l’avesse letta, perché quel foglio era uno dei suoi più intimi segreti, nel quale aveva riversato tutta la rabbia per la sua condizione fisica e contro il mondo che stava ad assistere senza far nulla.
La poesia però venne trovata dai genitori che leggendone le parole si spaventarono a morte e punirono la bambina rinchiudendola in cantina, dove purtroppo si ammalò di brochite e dopo qualche settimana morì.
Torniamo quindi alla leggenda secondo cui la piccola Tomino negli ultimi giorni di vita sviluppò ancora maggior rancore verso i genitori e tutti quelli che li supportavano e quella rabbia e quell’odio infusero la poesia della bambina trasformandola in un testo demoniaco che non attende altro che causare dolore e morte.
C’è chi pensa che lo spirito della piccola Tomino sia rimasto impresso in quelle parole, che se lette ad alta voce evocano la sua maledizione.
E ora veniamo alla realtà.
Legate alle opere di Yomota Inuhiko e Saizo Yaso che contengono la poesia di Tomino ci sono strani incidenti e addirittura morti misteriose. Si contano un totale di 44 incidenti gravi ( come cadute invalidanti, perdita definitiva della voce, incidenti stradali e malattie improvvise) e 14 morti senza apparente motivo e tutti questi caso hanno in comune una cosa: la lettura ad alta voce della poesia di Tomino.
A subirne gli effetti sono stati per lo più scenografi, commedianti, studenti e poeti, ma anche semplici curiosi che hanno tentato di sfatare il mito della poesia.
Nonostante ciò in Giappone negli anni ’80 nacque la moda di filmarsi o filmare amici intenti a leggere ad alta voce il poema e c’è da dire che molte volte non ci furono conseguenze, quindio apre che la maledizione colpisca a caso ( forse è solo autosuggestione?) oppure con uno schema non ancora compreso. Nonostante questo ancora oggi, soprattutto gli anziani, preferiscono non nominare nemmeno la leggenda dietro questo scritto, perché la superstizione in Giappone è ancora molto presente.
E ora veniamo al gran finale: vi riporto qui la traduzione della poesia di Tomino ( ho anche la versione giapponese, ma non si capisce nulla). Si dice che essa vada letta solamente a mente e mai ad alta voce. Recitarla ad alta voce potrebbe, chissà, attirare le ire della piccole Tomino!

«La sorella maggiore vomitò sangue, la sorella minore vomitò fiamme,
e l’adorabile Tomino, vomitò frammenti di vetro.
Tomino cadde da solo nel profondo inferno,
l’inferno è avvolto dall’oscurità, e nemmeno i fiori sbocciano.
E’ la sorella di Tomino quella con in mano una frusta,
mi chiedo chi sia la shubusa (?) della frusta.
Colpisci, colpisci, ma senza colpire,
l’inferno familiare ha una sola via.
Lo guideresti nell’oscurità dell’inferno,
alla pecora d’oro, dal sontuoso uccello canoro.
Mi chiedo quanto abbia messo nella sua tasca di pelle,
in preparazione dell’inferno familiare.
La primavera sta arrivando anche nella foresta e nel ruscello,
anche nel ruscello dell’oscuro inferno.
L’uccello canoro nella gabbia, la pecora nel vagone,
lacrime sugli occhi di Tomino.
Piangi, uccellino, attraverso le foreste piovose.
Urla che sente la mancanza della sorella minore.
L’eco del pianto riverbera attraverso l’inferno,
i fiori di peonia sbocciano.
Girando in cerchio per le sette montagne ed i sette ruscelli dell’inferno,
il viaggio dell’adorabile Tomino prosegue.
Se sono all’inferno portali a me,
gli aghi delle tombe.
Non mi pungerò con l’ago rosso,
ad i traguardi del piccolo Tomino. »