Castello Visconteo di Trezzo sull’Adda

A nord-est di Milano, in direzione di Bergamo, si passa sull’altissimo Ponte sull’Adda che separa proprio le due province. Il panorama è davvero stupendo e si intravede la suggestiva Trezzo sull’Adda, una cittadina tranquilla sull’argine del fiume immersa nella natura.
Sicuramente il monumento più caratteristico è il Castello Visconteo, costruito nel 1370 per volere di Bernabò Visconti accanto ad una rocca voluta dalla regina Teodolinda. La fortezza non ha avuto una storia tranquilla: la regione fu contesa da diverse fazioni, tra cui Federico Barbarossa, i Torriani e i Visconti. Fu più volte distrutto e ricostruito e oggi del castello originario restano la torre a pianta quadrata alta 42 m, il pozzo e i suggestivi sotterranei.
Come ogni castello che si rispetti anche il Castello Visconteo porta con sé storie di intrighi, dispute, tradimenti e omicidi; per chi crede nel paranormale ancora oggi è popolato da diversi fantasmi che a quanto pare non disdegnano nemmeno di essere fotografati.
I documenti storici riportano diverse vicende cruente e instaurano negli stessi studiosi una curiosità morbosa per i segreti che la rocca ha nascosto e nasconderebbe ancora oggi. Uno è legato a Federico Barbarossa che qui custodì un enorme tesoro e lo perse quando i milanesi assaltarono il castello trafugando gran parte delle sue ricchezze: si dice che non tutto il tesoro venne ritrovato perchè il Barbarossa si premunì dividendo il tesoro e seppellendo diversi sacchi di monete e preziosi attorno al castello. Tra i suoi ruderi da qualche parte ci sarebbero ancora ingenti ricchezze ad attendere un nuovo proprietario.
La vicenda più famosa però è quella della congiura contro Bernabò Visconti, proprio colui che fece erigere il fastoso castello di Trezzo. Bernabò era descritto come un sanguinario ed un perverso: era solito gettare i corpi agonizzanti dei nemici e delle giovani fanciulle con cui giaceva nei pozzi delle segrete del castello e a testimonianza di ciò ancora oggi sono visibili delle chiazze rosse di sangue sulle pareti dei sotterranei.
Giusto per dare un’idea di quanto fosse crudele, Bernabò fece murare viva una delle sue figlie, Bernarda, colpevole di aver tradito il marito Giovanni Suardo impostole dal padre con un giovane cortigiano, Antoniolo Zotto.
Nel 1385 il nipote Gian Galeazzo, deciso a succedergli al potere, lo fece rinchiudere nelle prigioni del castello con l’accusa di cospirazione. Bernabò Visconti era però una persona di alto rango e la questione sollevata dal nipote non convinse fino in fondo gli alleati; per questo motivo lo zio venne trattato con un certo tatto in attesa di chiarire la sua posizione politica e gli fu concesso addirittura la compagnia dell’amante Donnina de’ Porri. Gian Galeazzo, forse temendo che la congiura venisse smascherata, un giorno fece avvelenare la zuppa di fagioli di cui lo zio andava ghiotto e lo fece morire tra atroci dolori.
Fino a metà del 1700 la camera i cui fu confinato Bernabò era ancora intatta e su una parete si l’uomo aveva lasciato scritto questa frase:

“Tal a mi qual a ti”
che parafrasando vorrebbe dire “Oggi a me, domani a te”.

Ora chiamatela coincidenza, chiamatelo karma, alcuni mesi dopo Gian Galeazzo Visconti affermò che gli era apparso il diavolo e alcuni anni più tardi, nel 1402, morì di peste.
Questo e altri sotterfugi storici hanno portato a credere che nel Castello Visconteo ci siano ancora entità ultraterrene intrappolate nei sotterranei e tra le mura e che non sia raro incontrarle.
Il fantasma di Bernabò Visconti sembra andare per la maggiore: nell’agosto del 1973 quattro turisti tedeschi decisero di montare e tende proprio nel cortile della fortezza e di passare lì la notte prima di ripartire per la loro escursione delle vallate della zona. Vennero svegliati in piena notte da rumori di passi e di metallo battuto e quando uscirono dalle tende videro una quindicina di uomini con delle fiaccole in mano. Erano tutti vestiti con un’armatura medievale e uno di loro aveva un mantello regale che lasciava intendere che interpretasse un nobile. Già, loro pensarono che si trattasse di una rappresentazione medievale e quando il nobile fece loro segno con la mano di seguirli decisero di partecipare alla sceneggiata.
I quattro ragazzi furono condotti all’interno del castello e giunsero in un vasto salone illuminato da candele dove si stava tenendo una festa e c’erano decine di persone tra servi, soldati, nobildonne, e cavalieri. Al centro della sala c’era un lunghissimo tavolo imbandito e i ragazzi parteciparono al sontuoso banchetto, pur non comprendendo la lingua che parlava la gente attorno a loro. Al termine furono condotti in una stanza con un grande letto a baldacchino e lì si addormentarono. La mattina seguente si svegliarono tra i ruderi del castello tra rovi e pietre.
Se questa può sembrare una bella storiella inventata, nel settembre del 2004 il gruppo di ricercatori del paranormale Crop Circle di Milano immortalò una presenza eterea di quello che sembrava un nobile. Il gruppo sottopose l’immagine all’analisi del Centro di Investigazione Occulta che confermò l’autenticità della foto e trovò somiglianze con la statua di Bernabò conservata nei Musei del Castello Sforzesco di Milano.
Ma il fantasma di Bernabò non sarebbe l’unico ad apparire nel castello: si dice che quando qualcuno si avventura alla ricerca del tesoro perduto di Federico Barbarossa si possa imbattere nella figura spettrale dell’imperatore, che sarebbe molto presente soprattutto nei sotterranei.
Si parla anche di lamenti e pianti di fanciulle provenire dal pozzo, dove venivano gettate dal signore del castello dopo una notte focosa; c’è chi afferma di aver visto una dama passeggiare nel giardino tra i ruderi durante le notti estive e chi afferma di aver sentito delle urla provenire dalla “stanza della goccia”.
La tortura della goccia è di origine orientale, ma anche alcuni nobili europei si dilettavano in questa pratica: nelle fondamenta dal castello c’è un antro dove i prigionieri venivano immobilizzati e posti sotto delle fessure del soffitto da cui l’umidità generata dal fiume sottostante faceva cadere delle gocce d’acqua in maniera costante e continuativa sulle loro teste. La vittima moriva per i crampi o impazziva (si dice che il flusso di gocce scavava buchi nel cranio, ma ci vorrebbero anni di gocce cadute nello stesso punto).
Oggi si cerca di non lasciare che ciò che resta del castello cada in sfacelo e di tener viva la memoria di una fortezza che ha fatto la storia della cittadina. Di vicende in effetti ne ha vissute molte e i suoi fantasmi sembrano volerle ricordare ai curiosi che vi si avvicinano.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere