Kaimuki House

Avete mai sentito parlare di “Amityville Horror”? Sì, sono certo di sì. Amityville Horror sono una pellicola e un libro ispirati a fatti realmente accaduti a Long Island, negli Stati Uniti. Lì, nella casa di 112 Ocean Avenue nel 1975 un ragazzo di nome Ronald DeFeo Jr. sterminò la famiglia a colpi di fucile e da allora pare che all’interno dell’edificio sia in atto un’attività sovrannaturale talmente intensa e malvagia che nessuno riesce a viverci per più di qualche settimana.

A Honolulu, nelle Hawaii, c’è una casa che ha avuto un destino molto simile, anche se gli orrori sono cominciati molto prima; dopo l’enorme successo del film e della storia della casa di Long Island questa casa ha assunto la fama di essere la “Amityville Horror delle Hawai”.

Il nome vero è Kaimuki House ed è un edificio fatto costruire da una famiglia di immigrati giapponesi agli inizi del 1800 sulla splendida Honolulu; oggi si crede che sia infestata da un “kasha”, un demone del folclore giapponese estremamente malvagio che brama il sangue e uccide le persone. Il kasha avrebbe anche come hobby quello di far sparire i cadaveri nel nulla.

È difficile trovare riscontri sulla storia che vi sto per raccontare e le poche informazioni le ho trovate su siti di leggende o comunque non pienamente attendibili, ma in genere si crede alla versione che sto per scrivere.

Verso la metà del XIX secolo la famiglia Kaimuki viveva in questa casa e si era integrata con la società del tempo. L’immigrato giapponese, sua moglie e i loro due figli erano apprezzati commercianti e ben voluti da tutti, ma un giorno, senza un motivo apparente, l’uomo impugnò la katana di famiglia e uccise il resto degli occupanti. Non si seppe mai perché, ma non si limitò a questo: infierì a lungo sui corpi martoriati e alla fine li tagliò a pezzi e li seppellì nel giardino sul retro della casa.

La scomparsa della donna e dei figli non restò a lungo celata e la polizia presto trovò ciò che restava dei cadaveri della moglie e del figlio sepolti in buca; il corpo della figlia però non venne mai trovato e si crede che le sue ossa siano ancora nascoste da qualche parte in casa o nel giardino.

L’uomo fu arrestato e la casa rimase abbandonata per molti anni.

All’inizio del 1900 però due donne presero in affitto Casa Kaimuki e per diversi mesi vissero felici e tranquille. Pare però che tra le due iniziò dell’astio quando una di loro si innamorò e iniziò a frequentare un uomo: nacque una specie di triangolo amoroso e la gelosia portò una delle due donne a traviare l’uomo fino a fargli rompere il fidanzamento. La situazione degenerò e l’uomo in un raptus di follia assassinò entrambe le donne e poi si suicidò in quella casa. I corpi delle tre persone vennero trovati dopo parecchi giorni.

Ecco, questo è il preludio a ciò che sembra accadere ancora oggi nella Kaimuki House.

Le credenze locali vogliono che la casa sia dimora di un kasha e che abbia un estremo rancore verso coloro che provano ad abitare Casa Kaimuki.

Nell’estate del 1942, la casa era occupata da una madre e dai suoi tre figli. Erano pochi giorni che si erano trasferiti, ma sin dal loro arrivo avevano percepito una strana sensazione al suo interno, come se qualcuno li stesse spiando. Una sera la donna chiamò la polizia in chiaro stato di agitazione: le uniche parole sensate che riuscì a dire furono:

«Sta cercando di uccidere i miei figli!»

Quando gli agenti giunsero trovarono la donna davanti al cancello semiseduta e con diverse escoriazioni su gambe e braccia; al loro ingresso in casa videro i tre bambini letteralmente sparsi per la stanza: due di loro avevano perso i sensi e il terzo urlava dalla paura mentre veniva scaraventato da un angolo all’altro da una forza invisibile.

Gli ufficiali tentarono di raccogliere i figli della donna, ma per diversi minuti vennero respinti da quello che definirono “un muro di forza” che ad ogni passo li faceva arretrare della stessa distanza. Dinnanzi ai loro occhi i bambini vennero colpiti da diversi oggetti vaganti e quello ancora cosciente venne sollevato a mezz’aria mentre si portava le mani al collo. Quando l’attività paranormale terminò due dei bambini erano morti e il terzo spirò prima dell’arrivo dell’ambulanza.

L’episodio venne pubblicato sulla prima pagina dei giornali locali e per diversi giorni i media ne parlarono vivacemente.

Da allora per circa 15 anni la casa rimase in stato di abbandono, ma poi venne data in affitto a tre studentesse. Nuovamente, poco tempo dopo nella casa qualcosa si animò; gli episodi anomali avvenivano quasi sempre di notte e colpivano tutte e tre indistintamente: si sentivano rumori all’interno delle mura, spesso addirittura una voce maschile distorta che parlava in una lingua che loro non conoscevamo ma che credevano fosse asiatica, c’erano spifferi in casa anche con le finestre chiuse e molti oggetti cadevano dai mobili senza essere toccati. Una notte una delle tre ragazze sentì afferrarsi per un braccio e venne gettata a terra da una forza invisibile.

Le ragazze chiamarono la polizia e aspettarono gli agenti davanti alla porta terrorizzate. Decisero di andare a stare momentaneamente con i loro genitori, ma ancora prima che gli agenti se ne andassero furono testimoni di un’altra morte: una di loro era particolarmente scossa così un agente l’accompagnò alla sua auto, ma non appena lei entrò nell’abitacolo la porta si chiuse da sola e l’agente venne sbalzato in mezzo alla strada. Con orrore vide la ragazza dimenarsi mentre un essere invisibile la stava strangolando; nella concitazione lei ruppe il vetro del finestrino, ma l’agente non riuscì a estrarre il corpo se non quando smise di muoversi. La ragazza morì senza che lui potesse fare nulla.

Nel 1977 una coppia giapponese si trasferì nella casa infestata di Kaimuki: a loro la presenza si palesò sin dalla prima notte che dormirono lì. La donna si svegliò verso mezzanotte perché la camera da letto era molto fredda e quando si guardò intorno vide una figura spettrale che galleggiava a mezz’aria nella stanza. La descrisse come una donna molto pallida senza braccia e gambe. Quando la moglie scosse suo marito per svegliarlo, la figura scomparve.

Il giorno dopo la coppia contattò un sacerdote affinchè benedisse la casa, ma la purificazione non ebbe alcuna efficacia. Alcuni giorni dopo contattarono un loro connazionale che si interessava di spiriti e demoni e lui disse loro che avevano a che fare con un kasha che aveva deciso di abitare nella casa; non era possibile liberarsene e se volevano “addolcirlo” dovevano compiere una specie di rituale ogni notte per una settimana. La coppia seguì le istruzioni e ogni notte prima di andare a dormire lasciò un’offerta di pane e acqua allo spirito (i giapponesi credono abbia sembianze umanoidi, ma che sia uno spirito felino). Pare che la cerimonia abbia avuto effetto e fino alla morte dei due i fenomeni paranormali diminuirono considerevolmente.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere