poveglia2L’isola di Poveglia (Venezia)

Poveglia è un’isola del sud della laguna, che collega la bocca di porto di Malamocco con Venezia.
Con una superficie di 7,25 ettari, si classifica come un’isola piuttosto grande del canale lagunare.
Questo posto è stato ed è tuttora fonte folkloristica di leggende, che hanno dato vita ad inquietanti dicerie.
Negli anni in cui a Venezia si diffuse la terribile epidemia di Peste Nera, la città si trasformò ben presto in una fabbrica di cadaveri.
I cittadini, nel tentativo di sistemare la cosa, decisero di utilizzare Poveglia come una sorta di lazzaretto, trasportando sull’isola non solo i cadaveri, ma anche i moribondi e, quando la paura della malattia degenerò in isteria collettiva, perfino le persone che mostravano solo i primi sintomi: venivano strappate a forza dalla loro casa e condotte a Poveglia, da dove non avrebbero fatto più ritorno.
Sul suolo dell’isola è dunque possibile trovare ancora resti umani, e ciò fa in modo che i pescatori evitino l’area.

Già solo questo fatto basterebbe a conferire all’isola una fama più che sinistra, ma non è finita qui.
Mentre infatti questa è la storia principale, ce n’è anche un’altra più di nicchia, per lo più ignorata in Italia ma già più conosciuta all’estero.
Si narra infatti che nel 1922 l’isola venne destinata a sede per un ospedale psichiatrico: un edificio imponente con una bellissima torre campanaria.
Ben presto, però, i pazienti cominciarono ad affermare di aver visto i fantasmi degli appestati e udito mormorii provenire dalle pareti; ovviamente, trattandosi dei resoconti di malati di mente, non vennero minimamente presi in considerazione.

povegliaIl direttore dell’ospedale era un medico ambizioso, deciso a scoprire le cause della follia.
Per far ciò si avvaleva di trattamenti a dir poco rozzi che più che a metodi scientifici assomigliavano a delle vere e proprie torture.
Per diversi anni, quindi, egli perseguì nelle sue scellerate ricerche, del tutto incurante delle sofferenze che infliggeva ai suoi pazienti.
Questo finché anch’egli non iniziò a vedere gli spiriti degli appestati che, si dice, un giorno lo condussero sopra la torre campanaria, spingendolo a gettarsi nel vuoto; secondo la testimonianza di un’infermiera non morì subito ma, ancora agonizzante, venne avvolto da una nebbiolina che gli s’insinuò nelle narici, soffocandolo.
Dopo quest’ultimo orrore, l’ospedale fu chiuso, e l’isola rimase disabitata, per quanto sembra che oggi si stia tentando di adibirla a nuovo uso.
Benché chiusa ai turisti, qualche anno fa una famiglia era riuscita ad ottenere il permesso di visitarla per valutarla come eventuale sede di una casa per le vacanze, ma prima che facesse notte, l’abbandonò di colpo senza dare spiegazioni. L’unica cosa che si sa è che sul volto della figlia c’era una lacerazione che aveva richiesto ben quattordici punti di sutura.
I restanti pochi coraggiosi che sono riusciti ad eludere la piccola pattuglia di polizia posta a guardia dell’isola hanno asserito di aver udito gemiti ed urla insopportabili, sconvolgendoli al punto da dissuaderli dal tornare ancora.
Infine, una persona si arrischiò anche a spingersi fin dentro l’ospedale deserto, e rimase sconvolta sentendosi dire da una voce invisibile: “Vada subito via e non torni mai più”.