La Masca Micilina

In Italia gran parte del folclore in qualche modo si riconduce alle mitiche streghe. A pensarci bene è plausibile, anche perché la Chiesa in Italia ha per secoli mantenuto il potere e sappiamo bene con quali mezzi: la caccia alle streghe e agli eretici ha portato alla morte di migliaia di persone e la paura ha permeato la mentalità delle generazioni fino pochi decenni fa, originando anche le credenze molto forti che le streghe ancora si ritrovino nei boschi e sulle nostre montagne.
Streghe quindi. Ogni regione è partita dalle classiche streghe (quelle che mescevano calderoni e ballavano con Stana attorno ad un fuoco) e le varie tradizioni hanno poi personalizzato le figure rendendole uniche nel loro genere.
In Piemonte si parla di “masche” che, al contrario di quanto pensino oggi i giovani, non hanno nulla a che fare con le streghe, sebbene molti aspetti siano simili. In effetti si fa molta confusione a riguardo e qui nelle prime righe cercherò di chiarire un po’ la differenza tra le due figure.

STREGHE: le streghe sono donne, per lo più malvagie, che hanno stretto un patto con il diavolo o che sono state corrotte dai suoi poteri. In nome di Satana compiono atti malvagi verso le persone o gli animali, lanciano maledizioni, rapiscono i bambini e portano disgrazie. Generalizzo ovviamente, ma solitamente si celano dietro persone comuni, anche sposate con figli, e si ritrovano in luoghi isolati durante certe notti per il sabba, un concistoro in presenza del diavolo, dove celebrano riti e si caricano del potere infernale. Lanciano incantesimi e creano pozioni proprio usando i poteri ricevuti dal diavolo (più raramente ottenuti per insegnamento di un’altra strega) e la loro anima corrotta è sensibile agli oggetti sacri, alle preghiere e ai riti cristiani, al punto che per uccidere uans trega normalmente serve un prelato.

MASCHE: la masche sono donne che ricevono i poteri per “eredità” dalla propria madre o da un’altra masca che in prossimità della morte trasferisce le proprie facoltà e il proprio grimorio. Non hanno nulla che fare con al religione (in realtà le masche si avvicinano molto al culto wiccan come caratteristiche, ma sono diverse anche da quel tipo di streghe) e le loro sono per lo più facoltà sovrannaturali con le quali tolgono o lanciano fatture, curano mali inguaribili con unguenti misteriosi, possono trasformarsi in animali e possono scatenare tempeste o inondazioni. Sono solitarie e di solito vivono in case isolate; preferiscono non essere disturbate e sono molto permalose. Sono ottime erboriste e lanciano incantesimi per portare amore, ma anche disgrazia e sfortuna.
Le masche quindi sarebbero donne comuni che in gran segreto ereditano poteri e un diario chiamato “Libro del Comando” dove sono scritte con inchiostri segreti di vari colori le formule per gli incantesimi e i consigli della masca precedente.
In Piemonte la credenza delle masche è più viva che mai e tra tutte spicca il nome di Micilina. Micilina è una donna realmente vissuta a Pocapaglia, in provincia di Cuneo, e la sua vita (la sua sorte più che altro) è documentata in un manoscritto del XVIII secolo che oggi è conservato nel museo del comune stesso.
Oggi il nome Micilina è diventato Michela (o Michelina), ma al tempo era molto comune. Micilina nacque a Barolo da una famiglia di contadini e il suo destino fu segnato dal padre che la diede al figlio di un proprietario terriero benestante. Fin da ragazzina fu quindi costretta a convivere con un marito che non amava e che la strappò al suo paesino per portarla a Pocapaglia, dove la costrinse a seguirlo nei campi e a lavorare duramente dall’alba alla sera tardi.
Essendo un paesino molto piccolo, la “straniera” venne subito accolta con molta diffidenza dai paesani, che spesso non risparmiavano sotterfugi, dicerie e sospetti: Micilina aveva lunghi capelli rossi e una carnagione molto chiara e al tempo si credeva che le donne con quei tratti portassero sfortuna e fossero malvagie.
Ad appesantire maggiormente il suo fardello c’era il fatto che la ragazza non era portata per il lavoro nei campi e preferiva cose più semplici, come occuparsi della casa e fare il pane. Per questo motivo cercava di sviare gli ordini del marito nascondendosi nel granaio o tra il fieno tagliato e quando suo marito la scovava solitamente la riempiva di botte. Ma il vero problema di Micilina furono le dicerie che lo stesso marito metteva in giro: spesso, quando si ubriacava assieme agli amici in osteria, si lamentava che sua moglie spariva all’improvviso, anche in piena notte, alimentando il suo e il sospetto degli abitanti che fosse una masca.
Una masca ci divenne probabilmente proprio per quelle voci: qui ovviamente si passa alla leggenda, ma pare che quei sotterfugio attirarono l’attenzione di una vera masca che in gran segreto la istruì sui metodi per vivere in maniera più leggera e far fronte al duro lavoro con il minimo sforzo. Divenuta la seguace di una vecchia donna del paese, la reputazione di Micilina crollò e lo stesso marito iniziò a temere che tutti gli abitanti li avrebbero scacciati dal paese. Per riportare sulla giusta via Micilina la chiuse nella stalla e per giorni la torturò e punì in ogni modo possibile, ma la sorte volle che un giorno l’uomo cadesse da un albero di gelso e battesse la testa. Morì il giorno seguente e tutti i paesani ebbero al conferma che Micilina fosse una masca.
Tutti da allora presero le distanze da lei e addirittura il paese stesso si allontanò dalla sua casa: le cascine nei pressi della casa di Micilina vennero abbandonate e i paesani preferirono spostarsi e costruire la casa dall’altra parte, in modo da isolarla sempre più. Gli anni passarono a Micilina divenne molto temuta (perché probabilmente sfruttò la nomea per impaurire la gente che passava dalle sue parti): si diceva che chiunque avesse a che fare con lei finiva sempre in un mare di guai.
E guai a guardarla sottecchi o a sparlare di lei: aveva l’udito finissimo e si rischiava di perdere il raccolto dell’anno o che la casa fosse scoperchiata dal vento!
Su Micilina si raccontano tanti aneddoti, ma bisognerebbe verificare se siano veri o frutto delle superstizioni locali. Pare che fosse particolarmente ostile verso le ragazzine che passeggiavano felici nei prati e che mandasse loro maledizioni terribili per la rabbia di non aver avuto una gioventù felice. Si dice che le bastasse un tocco o una carezza da far diventare la malcapitata gobba o zoppa, bastasse incrociare il suo sguardo per avere gli incubi per un intero mese, tagliarle la strada per inciampare o avere un incidente tornando a casa…
Gli abitanti di Pocapaglia ne avevano il terrore, sebbene risulta anche che Micilina abbia aiutato molti abitati a guarire da malanni e malattie: quando non sapevano più a chi rivolgersi, quando i dottori tardavano ad arrivare o non sapevano curare i propri cari, allora non restava che supplicarla di risolvere la situazione. Quando Micilina divenne anziana erano in molti a presentarsi alla sua porta in cerca di unguenti, una benedizione o il suo tocco guaritore: ognuno però temeva di rimanere in debito con lei e per questo le portava doni in cambio (formaggi, salumi, carne e vino) come obolo e per scusarsi di averla disturbata.
E ci fu chi preferì trattarla come una comare piuttosto che emarginarla: i contadini e i cacciatori, pur incolpandola ogni volta che una calamità colpiva il paese, preferiva ingraziarsela e furono molte le comari che andavano a trovarla di tanto in tanto.
Sulla morte di Micilina le leggende prendono strade diverse: c’è chi dice che uccise un bambino, c’è di afferma che fece cadere una valanga sul paese, chi che fece scoppiare un incendio devastante che distrusse mezzo paese; sta di fatto che il popolo superstizioso un giorno l’accusò di stregoneria e chiese l’intervento delle autorità civili e religiose, che organizzarono un processo basato su improbabili testimonianze e sulla tortura. Micilina confessò di essere una masca e di aver influito per anni sul destino di Pocapaglia: firmò in questo modo la sua condanna a morte e venne bruciata viva sul rogo su un’altura tra due voragini a nord di Pocapaglia.
La leggenda di Micilina però continua perché si dice che avesse molte compagne che dalla sua morte in avanti continuarono ad agire in gran segreto per punire coloro che la fecero condannare a morte. Nei cortili delle case avvenivano fatti molto strani: chiocce di capelli rossi (come quelli di Micilina), animali da fattoria morti sulla soglia di casa, invasioni di ragni in casa e nei granai, serpi velenose e perfino saette che colpivano porte e finestre.
Venendo ai giorni nostri, la paura delle masche di Pocapaglia non è affatto diminuita nel tempo: ancora al tempo dei nostri nonni si evitava di dare la mano alle donne sole e anziane perché la tradizione vuole che una masca, se è consapevole di dover morire, deve passare le sue capacità ad un’altra persona e per farlo le bastava un tocco.
Infine c’è la questione del Libro del Comando di Micilina. Di questo scritti un articolo tempo fa, ma abbreviando si dice che negli anni ’90 un gruppo di ragazzi di Pocapaglia nei pressi del castello ormai diroccato trovò il libro di Micilina, che consegnò alla Curia. Poiché quel libro era stato nascosto per essere lasciato ad una futura masca, molti credono che a Pocapaglia ci siano ancora alcune Masche di cui una con poteri limitati per nona aver potuto riceverne i poteri. Si dice che sulla prime due pagine del libro ci siano riportati nomi di donne con a fianco delle date e che le ultime 4 righe siano le date degli ultimi 4 nomi: 1937 1950 1967 2017!
Per concludere: volete vedere le masche? Bene, le masche di Pocapaglia si ritrovano due volte all’anno verso la mezzanotte di un giovedì del mese di aprile e un giovedì del mese di novembre; per celebrare Micilina il loro ritrovo sarebbe proprio sul luogo dove venne bruciata la masca Micilina, in località San Sebastiano sulla strada che da Pocapaglia conduce alla frazione di Saliceto. Per sapere se è il giovedì giusto basterà osservare i gatti che incontrerete sulla strada: avranno occhi particolarmente luminosi e se si fa un po’ di attenzione si potrà vedere nelle loro ombre delle figure non feline, ma di fanciulle!

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere