commercianti-di-cadaveriBurke e Hare, i commercianti di cadaveri

Certo, oggi il mondo, e l’Italia in particolare, sta attraversando u periodo di crisi: si fa fatica a trovare la lavoro, molte famiglie sono finite sul lastrico dopo investimenti sbagliati, si mettono al mondo meno figli perchè le spese sono troppe, ecc; ma nel passato le cose sono andate decisamente peggio. oggi per le persone meno abbienti ci sono, seppur scarsi, aiuti da parte della società e dei governi, famiglie che accolgono i parenti e li aiutano nei momenti difficili, amici che come possono forniscono un qualche aiuto.
Meno di due secoli fa invece se eri povero o se cadevi in disgrazia eri destinato solo a morire: la società cancellava il tuo nome e più eri povero più le leggi si accanivano su di te, relegandoti nei bassifondi delle città a mendicare per un tozzo di pane.
All’inizio del 1800 questa situazione era molto comune in tutta Europa e chi voleva sopravvivere doveva davvero ingegnarsi per poter guadagnare o rubare qualche spicciolo. I due loschi figuri di cui vi sto per parlare ebbero une trovata macabra, ma ” geniale” per fare molti, molti soldi.
William Burke nacque nel 1792 a Orrey, in Irlanda. Il padre era un contadino e aveva previsto per lui un futuro nei suoi campi a gestire la sua attività. Burke in gioventù fu costretto ad un lavoro che di certo non apprezzava e per il quale non era portato, così alla prima occasione prese una via di fuga da quel destino: si arruolò nell’esercito e prestò servizio per sette anni.
Dopo quel periodo (non si sa perchè lasciò l’esercito, ma si dice che venne espulso per cattiva condotta) preferì vagabondare per la Scozia piuttosto che tornare al pesante lavoro di campagna, ma ben presto i suoi soldi finirono. per mantenersi cercò lavoro come tessitore nella cittadina di Peebles, ma anche lì si accorse di quanto lavorare fosse faticoso. Dopo aver resistito due anni si mise alla ricerca di un lavoro meno pesante e venne assunto in una panetteria, ma anche questa nuova occupazione non era di suo gradimento: alzarsi preso la notte e lavorare fino all’alba per soddisfare le richieste e le commissioni dei vari commercianti era per lui uno sforzò eccessivo.
Passò quindi a lavorare in una bottega da calzolaio, ma anche il mestiere di ciabattino gli andava stretto. In quei mesi però conobbe una donna di nome McDougal, che gli propose di scappare con i pochi soldi che lei aveva sottratto alla famiglia e di tentare la fortuna insieme ad Edimburgo, città più popolata e dove il calzolaio avrebbe sicuramente guadagnato di più.
Lì trovarono una pensione a basso costo gestita dalla signora Margaret e dal suo amante William Hare, anche lui emigrato dall’Irlanda per far fortuna.
Burke entrò quasi subito in sintonia con Hare e tra loro nacque una amicizia tale da cercare un’occasione per far fortuna insieme, ovviamente con il minimo sforzo. L’occasione giunse nell’ottobre del 1827 quando Hare, che già da tempo aveva fiutato l’affare, propose a Burke il traffico di cadaveri alla scuola di medicina di Edimburgo, i cui professori e allievi spendevano parecchi denari per una salma fresca su cui lavorare.
Proprio in quei giorni nella pensione di Hare morì un pensionato di nome Donald, che aveva confidato al gestore della pensione di non avere parenti prossimi. Hare propose a Burke di vendere il cadavere dell’uomo alla scuola di medicina. All’epoca alle Università era concesso operare solo sui cadaveri senza nome e su quelli dei criminali giustiziati: proprio per questo motivo, data la scarsità di corpi a disposizione, la ricerca di corpi da dissezionare era frenetica, al punto che spesso le varie scuole e i medici ricercatori di ritrovavano per aste clandestine per aggiudicarsi un cadavere.
Il loro primo cliente, Robert Knox, professore di anatomia, li pagò molto bene e ciò li spinse a proseguire quella nuova redditizia occupazione. Dopo pochi giorni i due William vennero convocati dal professore Knox che presentò loro alcuni colleghi e alcuni allievi ” dotati” che lui personalmente seguiva e lasciò intendere ai due che la loro offerta alla scienza era sta molto gradita, talmente gradita che lui e i suoi colleghi erano disposti a pagare lautamente altre eventuali salme qualora gliene avrebbero procurate.
Burke e Hare fiutarono l’affare e si organizzarono spiando il custode del cimitero. Una volta scoperto che il guardiano non era presente durante la notte i due cominciarono a trafugare i cadaveri più recenti per poi venderli al prof. Knox, ma non sempre però i corpi ottenuti in questa maniera erano adatti agli scopi didattici: al professor Knox servivano “freschi” e non in avanzato stato di decomposizione.
C’è poi da dire che Burke e Hare avevano sicuramente intrapreso un lavoro di nicchia, ma non erano i primi a procurarsi in quel modo le salme da vendere alla facoltà di Medicina: prima di loro alcune bande di aguzzini andavano nei cimiteri a scoperchiare le tombe per spogliare le salme dei gioielli e ne approfittavano, nel caso di cadavere integro, per rapire la salma e venderla ai medici. Molto spesso erano addirittura gli stessi studenti di anatomia e i medici a procurarsi in quel modo una cadavere da studiare.
Per quei motivi Hare e Burke, dopo aver provato il piacere dei soldi facili, si trovarono nuovamente a dovere ingegnarsi per far soldi. Il passo successivo fu rendersi conto che l’omicidio sarebbe stato il sistema più sbrigativo di procurasi la “merce” adatta a soddisfare le richieste del professor Knox e della sua compagnia.
La prima vittima del loro scellerato operato fu un anziano di nome Joseph ospitato nella pensione gestita da Hare: una sera diedero all’anziano da bere una quantità elevata di alcool facendolo ubriacare, poi lo soffocarono, misero il corpo dentro un grosso sacco e lo portarono alla scuola di anatomia, con grande gioia del professore che non si preoccupò neanche di chiedere la provenienza di quel cadavere.
Nel mese di febbraio del 1828 un pensionato di nome Simpson che abitava nello stesso quartiere dell’ostello venne seguito da Hare che lo vide maneggiare con un bel gruzzolo; Hare, conoscendolo come ottimo bevitore, gli offrì da bere nella sua pensione dicendogli che era il suo compleanno e che desiderava offrire da bere a chiunque conoscesse. lo scopo ovviamente era di ucciderlo, derubarlo e farlo finire su un tavolo da dissezione, ma sia Burke che Hare non considerarono la capacità dell’uomo di reggere l’alcool. Entrambi si addormentarono insieme all’anziano, ma per loro fortuna al loro risveglio il sig. Simpson era ancora sdraiato sul pavimento. Hare lo strangolò e la sera stessa il corpo fu venduto al dottor Knox dentro ad una cassa.
L’amante di Hare, Margaret, era consapevole degli intrighi del marito e del suo amico, ma quel denaro facile e in grande quantità che entrava nelle loro tasche la fece diventare complice dei due aguzzini. Fu proprio lei a procurare la terza vittima: una mattina di marzo la donna avvicinò un’anziana che tornava a casa dal mercato con le borse pesanti, così la invitò ad entrare dentro per riposarsi qualche istante. Approfittando di un momento di distrazione della vecchia prese il bastone dalla catasta di legna per il camino e le fracassò la testa. Al suo arrivo l’amante, piacevolmente stupito, si vide davanti agli occhi un nuovo cadavere da portare insieme a Burke alla scuola.
Quella profonda ferita alla testa allarmò Knox che, iniziando a sospettare qualcosa, chiese spiegazioni ai due: Burke e Hare se la cavarono dicendo che il decesso era avvenuto in seguito ad una caduta dalle scale.
Il 9 aprile del 1828 Burke avvicinò due prostitute diciottenni di nome Mary Paterson e Janet Brown e le invitò alla pensione di Hare per offrire loro una bevuta. Mary Paterson non reggeva l’alcool e bastarono pochi bicchierini di whisky scadente per farla cadere esanime sul tavolo. Al contrario l’amica resse molto bene, almeno fino a quando Helen, l’amante di Burke, scese nella hall e vide le due ragazze. In preda alla gelosia iniziò a gridare facendo una sfuriata contro il suo compagno e costringendo Janet ad andarsene.
Un cadavere poteva anche bastare ai due trafficanti di salme, ma nel pomeriggio sopraggiunse un altro intoppo: Janet tornò alla pensione per cercare l’amica e Burke le disse che se ne era andata qualche ora prima. In realtà in quel momento il corpo della ragazza era già nell’istituto di anatomia, per la soddisfazione del professor Knox che si trovava una bella ragazza con cui “giocare”.
Il mese dopo i due killer puntarono su una venditrice ambulante che di tanto in tanto passava davanti alla pensione. Fingendo di voler acquistare una grande quantità di lacci per scarpe Burke la invitò a tornare la sera tardi alla pensione. Come per le altre vittime, dopo averle fatto bere quasi una bottiglia intera, i due la trascinarono nel seminterrato e la strangolarono.
Sempre nel mese di maggio Burke e Hare videro due agenti che trascinavano di peso una mendicante ubriaca. Colsero la palla la balzo e dissero ai poliziotti che quella donna era una loro conoscente e che ci avrebbero pensato personalmente a riportarla nella sua abitazione. I poliziotti, forse contenti di essersi liberati di una grana, lasciarono l’anziana nelle mani dei due killer, che con tutta calma nello stanzino della pensione le spezzarono il collo e la portarono alla scuola.
Per quanto fosse contento di tanti soggetti su cui lavorare, il professore Knox iniziava a nutrire qualche sospetto sui due, che quasi a cadenza prefissata di un mese giungevano di notte con cadaveri freschi e tutti con lo stesso odore di alcool. Iniziò a far loro diverse domande su dove si procurassero i cadaveri e su come fossero morti, così per un po’ di tempo i due tornarono a disseppellire i morti dal cimitero.
Burke aveva il compito di sorvegliare i becchini e gli addetti delle pompe funebri: li seguiva quasi tutto il giorno per capire se c’era un funerale da svolgere e nel caso si informava sul defunto e sulle cause della morte; Hare invece sfruttava le sue conoscenze tra clienti, amici e i venditori del mercato poco lontano per sapere se ci fossero persone malate o disagiati senza parenti, in modo da capire se c’era la possibilità di fare altri soldi.
Nel luglio dello stesso anno Burke incrociò un vagabondo che elemosinava lungo la strada principale. L’uomo puzzava di alcool così il killer invitò l’uomo a seguirlo, con la promessa di una bottiglia intera di whisky. Durante il loro tragitto però una signora con il nipotino chiese un informazione a Burke: era chiaro che non erano del luogo, al contrario del vagabondo che sembrava essere conosciuto in città, e per eventuali indagini sarebbe stato più facile far perdere le tracce.
Burke in quel caso “graziò” l’ubriaco cacciandolo in malo modo e decise di occuparsi dei due forestieri. Spiegò alla donna che l’indirizzo che cercavano era piuttosto lontano e che aveva dato loro l’indicazione si era preso gioco di loro. Lui, al contrario, li avrebbe accompagnati addirittura di persona, non prima però di aver offerto loro qualcosa alla pensione di Hare.
Giunti all’albergo, Margaret e Helen distrassero il ragazzino portandolo in un’altra stanza, mentre la nonna venne uccisa da Hare con un colpo dietro la testa. Al nipote Burke fracassò la testa contro lo spigolo di un muro della cantina. In quell’omicidio collaborò per la prima volta anche Helen, la fidanzata di Burke, e da quel momento le due coppie iniziarono a collaborare a pieno.
La vittima successiva fu la signora Ostler, una donna di Londra in cerca del cugino che abitava ad Edimburgo: adescata da Burke lo seguì alla pensione dove venne strangolata e rivenduta al solito prof. Knox.
Verso la fine dell’estate del 1828 Ann, una cugina di Helen, decise di farle visita nella sua pensione. La donna, che proveniva da un piccolo paese nei dintorni di Edimburgo, era felice di rivedere la parente dopo tanto tempo, ma anche il suo viaggio fu di sola andata. Ci pensò da Burke a tramortirla e finirla a bastonate.
A settembre toccò ad una prostituta di nome Mary Haldane, strangolata nella pensione dopo essere stata invitata per la colazione. Lo stesso giorno si presentò alla locanda Peggy, la figlia dodicenne della prostituta, sicura che la madre fosse entrata in quell’albergo. Quando Margaret e Helen le dissero che none ramia venuta in albergo la ragazzina disse che sarebbe andata a denunciare la scomparsa; Le due donne allora chiamarono Burke che se ne occupò personalmente spezzandole il collo. Alla sera madre e figlia erano nel laboratorio di Knox.
Nell’ottobre del 1828 la stessa sorte toccò ad un mendicante di 18 anni di nome James Wilson che, attirato alla pensione dalla promessa di un goccetto, vene aggredito e ucciso da Burke e Hare.
Quando gli allievi del prof. Knox videro la salma del ragazzo lo riconobbero subito e iniziarono lunghi sotterfugi con il loro maestro. Burke e Hare erano sicuramente degli assassini. Forse la paura di fare la stessa fine, forse il fatto che in ogni caso loro erano estranei ai fatti e che avevano sempre corpi da studiare, decisero di mantenere la bocca chiusa, anche se qualcuno di loro, si dice, fece la prima soffiata alla polizia.
Il 31 ottobre 1828 nella locanda entrò una donna di nome Mary Docherty, che aveva lo stesso cognome della madre di Burke. I due parlarono un po’ di questa strana coincidenza e la donna affermò che proveniva da Innisowen, una graziosa cittadina irlandese. Per celebrare quella insolita coincidenza Burke la invitò a festeggiare la notte di Halloween all’albergo assieme a loro.
Quella sera però giunse alla locanda anche un’altra coppia di nome Grays, che si fermarono a festeggiare tutta la serata ballando e bevendo e ritardando i piani delle due coppie di assassini. Quando i Grays se ne andarono via Mary Docherty rimase sola nelle mani degli assassini che la strangolarono e la misero nella solita cassa da consegnare alla scuola di medicina.
Quella sera però Burke e Hare furono sprovveduti e un anziano che alloggiava nella pensione si ascoltò i discorsi dei due uomini che stavano decidendo quando consegnare il cadavere .
Il mattino seguente i Grays perchè la signora Grays aveva perso un orecchino di valore ed era convinta che fosse caduto durante i balli della sera precedente. Ne approfittarono per chiedere ad Helen dell’amica conosciuta la sera prima, Mary, ma lei disse loro che era stata mandata via perché aveva fatto delle avances al suo compagno. Appena Helen si allontanò per le faccende della locanda i Grays si misero a cercare l’orecchino e in un angolo della sala trovarono la cassa con dentro il cadavere di Mary. La cassa era semichiusa così la signora Grays volle sbirciare dentro facendo la macabra scoperta.
La coppia inveì contro Helen che li supplicò di non dire nulla a nessuno perchè in realtà la donna era caduta dalle scale ed era morta sul colpo: era stato un incidente, ma non voleva che la pensione ci rimettesse il nome. La coppia non credette a quella versione e andò ad avvisare la polizia.
Margaret che Helen si fecero prendere dal panico e rintracciarono Burke e Hare che stavano bevendo nella locanda vicina, così il cadavere fu portato frettolosamente alla scuola d’anatomia. Nel frattempo gli agenti giunsero alla pensione e, non trovando nessuno, interrogarono i clienti della pensione finchè non si fece avanti l’anziano che la sera prima aveva ascoltato i due assassini organizzarsi per disfarsi di Mary.
Al loro ritorno, le due coppie trovarono i poliziotti ad attenderli davanti alla pensione e furono condotti in centrale per chiarire tutta la storia. Nell’interrogatorio i quattro cercarono di proteggersi a vicenda, ma le dichiarazioni erano spesso divergenti fra loro; a rafforzare i sospetti della polizia furono gli indumenti trovati nella locanda di una delle vittime.
A questo punto inizia un mistero che è giunto fino ad oggi irrisolto: c’è chi dice che Hare avesse conoscenze nella polizia, c’è chi afferma che fu bravo a far ricadere la colpa sul compagno; in ogni caso il capo ispettore che seguiva le indagini promise a William Hare che se avesse testimoniato contro Burke sarebbe stato un uomo libero e Hare non si lasciò sfuggire quell’occasione.
Il processo iniziò il 24 dicembre del 1828 e il verdetto fu emesso il giorno successivo: Hare, Helen e Margaret furono assolti, mentre Burke fu condannato per aver compiuto 16 omicidi e venne impiccato il 28 gennaio del 1829.
Ovviamente dopo che i fatti vennero a galla e il processo scosse tutta la città, Hare fu costretto a chiudere l’attività. Helen emigrò in Australia dove morì nel 1868, Margaret invece si trasferì in Irlanda e di lei non si seppe più nulla.
Anche l’avido prof. Knox fu dalla gente, compresi i suoi allievi, additato come assassino e, sebbene le autorità lo ritennero estraneo ai fatti, decise di farsi assumere in un ospedale di Londra dove morì nel 1862. Un piccola curiosità: tra gli studenti del professore ce n’era uno particolarmente brillante, che un giorno divenne noto a tutto il mondo: era Charles Darwin.
William Hare, scampato all’impiccagione con la sua abile mossa, non ebbe però un destino favorevole: stabilitosi a Londra venne accoltellato da un mendicante e gettato dentro ad un pozzo. Si dice che presumibilmente quel vagabondo lo avesse riconosciuto per una tentata aggressione ad Edimburgo da parte sua e di Burke e che decise di saldare i conti personalmente.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere