Florence Newton e il bacio della morte

Ogni volta che qualcuno parla della caccia alle streghe o di processi alle streghe, quella persona (ma credo che in molti la pensiamo così) afferma che “quasi tutti” quelli che vennero uccisi dalla Chiesa perché streghe o stregoni erano innocenti. Quasi tutti… perché non diciamo tutti?
La caccia alle streghe, come sappiamo, fu usata come pretesto da persone influenti, persone avide, vicini invidiosi o consorti gelosi per liberarsi di persone scomode e al tempo bastava l’accusa di due persone (facili da trovare o da pagare) per fare iniziare un processo che finiva quasi sempre nella condanna di un innocente. Allora perché non diciamo che tutti erano innocenti? Crediamo in fondo che la stregoneria sia esistita (ed esista)?
Alcuni diranno che sì, la magia nera ancora oggi influisce su luoghi e persone; altri sono più scettici, ma nonostante questo sospettano che ci sia qualcosa di sconosciuto e misterioso che avvolge le nostre vite. Per quanto riguarda le vicende di stregoneria che io ho trattato finora ho sempre lasciato intendere che la morte dell’accusato o degli accusati avvenne per errore o per ignoranza, ma per questo caso non posso elargire giudizio così a cuor leggero. Certo, sto per parlarvi di fatti avvenuti oltre 350 anni fa, quindi la storia può benissimo essere stata modificata, traviata o aggiustata ad arte nei secoli, ma così come oggi vieni scritta nei libri in effetti fa riflettere e quanto meno il dubbio lo instaura.
Secondo gli archivi storici la vicenda ebbe inizio nel 1661 quando a Youghal, una città portuale nella contea di Cork (Irlanda), scoppiò un focolaio di febbre che colpì quasi metà degli abitanti. In un periodo già critico per la dura oppressione della Chiesa, per le epidemie che mietevano vittime continuamente, per le carestie e la paura degli invasori è facile immagine come il minimo evento anomalo causasse un’isteria di massa.
La mattina di Natale di quell’anno una vecchia accattona si presentò alla porta di John Pyne, un uomo d’affari che tutti sapevano essere molto ricco, per chiedere un tozzo di pane. L’anziana donna era anch’ella conosciuta da tutti: si chiamava Florence Newton e, al contrario di Pyne, se la cavava piuttosto male e da parecchio tempo.
Ad aprire la porta di casa fu Mary Longdon, la cameriera dei Pyne, una donna piuttosto burbere e risoluta che cacciò in malo modo l’accattona per tornare a pulire casa. Qualche giorno dopo Mary andò al pozzo a lavare i panni per il suo padrone e lì incontrò nuovamente Florence, che come a solito mendicava un po’ di cibo per strada. Mentre la cameriera lavava la biancheria Florence le si avvicinò, la baciò su una guancia, e con il sorriso sulle labbra le disse che non mangiava da molto tempo, ma che non le serbava rancore e che voleva che Mary fosse sua amica. Nuovamente Mary Longdon, vedendo che la altre lavandaie la guardavano schifate, prese le distanze e con un gesto burbero la scacciò. L’anziana la fissò con rabbia e poi se ne andò borbottando parole incomprensibili.
La cosa sarebbe finita lì se non fosse che quel “bacio rubato” iniziò ad avere strani effetti su Mary. Il suo primo risveglio, la mattina dopo, fu a dir poco scioccante: la donna durante il processo alla strega disse di aver aperto gli occhi e aver visto un vecchio vestito di seta rossa (che ella identificò come il maligno) e accanto a lui una donna coperta da un velo bianco, che disse essere Goody Newton (comare Newton). La donna si sentì impossibilitata nel muoversi, come se fosse paralizzata, e il vecchio sorridendo le disse che se avesse seguito i suoi consigli lui le avrebbe dato tutto ciò che desiderava. Mary rifiutò dicendo che riponeva la sua fede in Dio e le due figure sparirono nel nulla, lasciandola libera di di muoversi nuovamente.
Non c’è male come inizio, non trovate? Sì, ma parliamo di dichiarazioni di una donna che aveva avuto un diverbio con un’altra, che era scomoda, che era noiosa e che soprattutto le aveva fatto fare una brutta figura con le amiche… Torniamo al discorso iniziale: un modo efficace per liberarsi di una persona scomoda era accusarla di stregoneria… Il fatto è che la storia continua e da allora i testimoni di ciò che accadde furono parecchi.
Qui vi riporto in sintesi i documenti scritti al tempo e ancora custoditi nel museo storico di Kinsale.
Il tribunale che si occupò del caso di Florence Newton ascoltò diversi testimoni, amici di Mary Longdon, ma anche medici, luminari, studiosi e persone dell’aristocrazia della città: vennero riportati strani fenomeni di poltergeist in casa della donna, un episodio di levitazione e diversi atti di violenza nei suoi confronti da parte di un’entità maligna. Il primo caso di interesse avvenne il giorno stesso in cui la donna si svegliò ed ebbe quella visione: verso metà mattinata iniziò a vomitare, spilli, chiodi, pezzi di lana e paglia; il medico che venne chiamato a controllare la donna affermò che la trovò in stato di delirio e con una segno viola sulla guancia simile ad un morso, proprio dove era stata baciata da Florence.
Alcuni giorni dopo la donna, sempre nei pressi del pozzo dove andava a lavare i panni, fu colpita da diverse pietre piovute dal cielo e riportò lesioni su testa, braccia e schiena. Pare circa tre mesi la donna, anche davanti agli occhi dei cittadini, veniva strattonata da una forza invisibile, graffiata e colpita. Sentendo nominare troppo spesso il suo nome Florece decise bene di rifugiarsi in una zona periferica del paese, in una vecchia casa abbandonata nei pressi di un bosco nel quale poteva scappare facilmente in caso di pericolo.
Gli anziani della comunità si precipitarono a casa Pyne per apporre sigilli alle porte e sprangare le finestre ed impedire all’influsso maligno di penetrare in casa: la gente si era già convinta che quegli eventi erano imputabili da una strega e un gruppo di ben pensanti iniziò una vera e propria battuta di caccia per acciuffare Florence Newton e portarla davanti ad un tribunale.
Mentre la gente cercava l’anziana senzatetto nei boschi e nei vicoli della cittadina, Mary fu vista levitare fino al soffitto, al punto che il prete ordinò che fosse legata con catene al letto e sottoposta ad un rito di benedizione.
Il 24 marzo 1661 Lord Myre, il sindaco di Youghal, fece imprigionare in via preliminare la Newton. Oltre a Florence Newton vennero accusate altre due donne del posto, Goody Halfpenny e Goody Dod. La notizia si diffuse a macchia d’olio e si iniziò a parlare di una congrega di streghe, di sabba nei boschi e riti malvagi al chiaro di luna.
Il caso fu ritenuto talmente importante che a presiederlo intervenne addirittura il procuratore generale, Sir William Ashton, che prima ancora di interrogare l’accusata sentì decine di versioni dei cittadini che avevano assistito al patire di Mary Longdon.
Fuori dal palazzo di giustizia si affollò gran parte del paese e ognuno aveva qualcosa da dire a riguardo della “strega” Florence. La prova più evidente comunque l’aveva Mary in volto: la sua guancia si era infettata e si era lacerata mostrando la carne e l’interno della bocca. Ma per dimostrare che Florence e le sue discepole erano streghe bisognava procedere secondo i dettami dell’inquisizione, con test e verifiche approfondite.
In realtà basto solo la minaccia di attuare l’orribile prova dell’acqua che Florence si prese tutta la colpa e scagionò le altre due donne (la prova dell’acqua consisteva nell’appendere al collo dell’accusato una tavola con inciso il suo nome e poi legarlo e immergerlo nell’acqua di un lago per diversi minuti: se affondava era dimostrata la sua innocenza, se l’acqua lo respingeva e galleggiava da solo era colpevole): di fronte al sindaco e di fronte alla minaccia di annegare, Florence Newton disse che era l’unica strega di Youghal.
La prova decisiva fu ritenuta l’incapacità della donna di recitare correttamente il Padre Nostro: davanti al tribunale di Cork fu chiesto a Florence Newton di recitare la preghiera e la donna tralasciò le parole “e rimetti a noi i nostri debiti“.
Quella mancanza convinse i giudici a farle incarcerare in attesa della decisione della pena di morte. Forse il suo patire e i trattamenti disumani davanti a tutti gli abitanti della cittadina commossero il carceriere che cercò di insegnarle la formula corretta della preghiera nella speranza che la donna riuscisse a ribaltare la sentenza di condanna. in segno di gratitudine Florence attraverso le sbarre della sua cella gli baciò la mano e dopo pochi giorni l’uomo morì di polmonite, a quanto pare maledicendo la Newton sul letto di morte.
Gli altri carcerieri affermarono di aver sentito rumori spettrali provenire dalla cella di Florence ed ella, quando le fu comunicata la sentenza di morte, volle forse spaventare giudici e astanti confessando che il demonio era venuto a farle visita sotto forma di levriero nella sua cella. Ammise davanti a tutti anche di aver gettato il malocchio su Mary Longdon, ma negò di essere una strega.
I documenti giunti al giorno d’oggi non ci dicono come si concluse il processo, ma è praticamente certo che Florence Newton fu giustiziata. Ad ogni modo viene riportato che tempo dopo Mary Longdon sembrò guarì dalla malattia che aveva sfigurato il suo viso e non fu più al centro di nessun fenomeno strano.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere