i bambini di massacre rocksI bambini di Massacre Rocks

In Idaho, poco fuori la città di Pocatello, inizia una riserva indiana degli Shoshoni, nativi di quelle zone. Il parco naturale di cui fa parte la riserva ingloba lo Snake River e le montagne rocciose che lo costeggiano. Proprio lungo il fiume c’è una zona dove il passaggio tra le montagne è molto stretto e forma un’insenatura profonda qualche metro dove l’acqua rallenta in un laghetto naturale. Questa zona ha nomi spaventosi: la denominazione ufficiale è Massacre Rocks, ma molti la chiamano “Porta della Morte” o “Porta del Diavolo”.
Il nome di Massacre Rocks venne dato dei coloni inglesi in seguito a due stragi avvenuti nei pressi di quelle rocce: il 10 agosto 1862 i nativi americani tesero un’imboscata alle carovane dei migranti che seguivano lo Snake River, molti di loro morirono sotto i carri o massacrati; alcuni scontri si erano verificati anche nel 1851 ( sono ricordati come “il massacro di Clark”) ad est di Massacre Rocks e i cadaveri furono trascinati dal fiume, molti dei quali si arenarono proprio nella strettoia.
Ma la storia che vi racconto è decisamente più vecchia ed il fatto che quella zona del fiume si chiamo proprio Massacre Rocks la rende ancora più inquietante. Nel 1700 in Idaho erano insediati gli indiani Shoshoni, ma di cento non vivevano in tranquillità: erano perennemente in conflitto le altre tribù indiane, tra cui i Piedi Neri, i Crow, i Lakota e i Cheyenne, che pian piano ebbero al meglio su di loro e li spinsero sempre più verso sud.
Molti di questi conflitti portarono la tribù a periodi di carestia e malattia e verso il 1750 rischiarono l’estinzione in seguito ad un lungo periodo di magra del fiume.
I capi villaggio si riunirono per prendere una drastica decisione: non c’era abbastanza cibo per tutti e bisognava decidere se morire tutti quanti o sacrificare solo alcuni di loro. Fu deciso che tutte le persone in forze e in grado di aiutare attivamente la tribù dovessero avere la precedenza, mentre vecchi e bambini dovessero essere sacrificati per il bene della comunità. I vecchi e chiunque non accettasse quella decisione vennero abbandonati nel deserto, mentre i bambini vennero portati in riva al fiume e annegati: era l’unica alternativa a vivere una vita di stenti che comunque li avrebbe condannati a morte. Le donne incinte al momento delle doglie venivano accompagnate al fiume e tornavano al villaggio solo dopo aver abbandonato il nascituro. Si dice che quella carestia durò per circa tre anni.
Le leggende indiane parlano di due strane creature del fiume che a quel tempo si presentavano a reclamare i bambini:
– La prima era un mostro simile ad un coccodrillo lungo 30 piedi ( 9 m), ma con lunghissime zanne e la testa squadrata, che si presentava per divorare le carcasse gettate a riva o in acqua. La sua presenza venne anche confermata alla fine della guerra civile, da alcuni inglesi che riferirono di essere stati inseguiti lungo la riva da un rettile enorme con la testa di un cane.
– La seconda era una specie di folletto dalle sembianze di uno gnomo che si presentava alle madri che giungevano sulla rive dello Snake River e si faceva consegnare il bambino prima che fosse ucciso. La leggenda vuole che quei bambini “salvati” dalla morte in realtà seguirono quei folletti ( erano più di uno) sott’acqua e si adattarono alla vita acquatica, sviluppando pinne e branchie. Sopravvissero alla carestia banchettando con girini e piccoli pesci e alla loro morte si trasformarono in spiriti protettori della riserva.
Al giorno d’oggi i cosiddetti “Water Babies” sarebbero ancora lì lungo le sponde dello Snake River, e di tanto in tanto manifesterebbero la loro presenza. Se si va sulle rive del fiume e ci si diede su una roccia in silenzio per un po’ di tempo, si inizierebbe a sentire nell’aria il rumore inconfondibile dei bambini che piangono. Si suppone che siano gli spiriti di quegli sfortunati bambini alla ricerca di loro madri.
Molti pensano che le anime di quei bambini in realtà covano un profondo rancore per gli esseri umani a causa della loro condanna e che fingerebbero il pianto per attirare i benefattori e trascinarli nelle profondità dell’insenatura e procurare la stessa morte che toccò loro in sorte.
Alcuni anche di recente hanno affermato di aver visto delle ombre di piccoli esseri umanoidi giocare nei canali e nei fiumi della riserva Shoshoni e che le loro risate possono essere ascoltate anche in lontananza.
La leggenda dei Water Babies si è tramandata nei secoli e ancora oggi in Idaho è molto conosciuta. Non cercate di convincere un discendente dei nativi ad andare a pescare nello Snake River perchè non ci riuscireste in nessun modo; non ha dimenticato i peccati dei suoi avi e sosterrà di non essere abbastanza stupido da avvicinarsi al bordo dell’acqua.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere