fosso-del-diavoloIl fosso del Diavolo

Nella ridente pianura romagnola, ad appena 15 km da Bologna, c’è un paesino ancora legato alla natura ed alla antica tradizione, che nasconde anche un mistero antico almeno 500 anni. Un tempo si chiamava Praduro e Sasso, ma nel 1938 assunse il nome di Sasso Marconi in onore di Guglielmo Marconi, il fisico e inventore italiano divenuto premio Nobel a cui diede i natali.
Oggi Sasso Marconi ha ville, case e strade, ma fino a poco più di mezzo secolo fa era una zona rurale in cui i pochi abitanti si radunavano in un piccolo borgo circondato da campi da coltivare all’ombra delle colline. Se facciamo ancora un passo indietro all’epoca medievale, sotto l’Appennino bolognese c’erano per lo più boschi e sentieri e i pochi campi venivano coltivati a ridosso dall’antica via che scendeva dai monti e che collegava i vari feudi con Castel del Vescovo.
Al tempo infatti l’intera zona era un feudo gestito dai vescovi di Bologna ed arroccato su di un’altura sorgeva un bastione con solide mura che dava asilo ai contadini e alle persone in fuga dai villaggi attaccati costantemente dai briganti e dalle popolazioni che scendevano da nord. Inoltre, nonostante il potere della Chiesa fosse molto sentito, non era raro che i feudatari vicini cercassero di allargare i propri possedimenti a scapito di Castel del Vescovo.
A valle, poco distante dal castello, il piccolo borgo di casupole era spesso depredato e i contadini e gli artigiani erano soliti a vivere alla giornata. Si trattava di un’epoca sanguinosa fatta di battaglie sia contro altri popoli che contro gli stessi vicini e le contrade vivevano nella paura della carestia e della morte. Fu in quel periodo tardo medievale che tra la gente iniziò a spargersi la voce di misteriose apparizioni di un demone gigantesco che si aggirava lungo i sentieri e nella boscaglia cercando anime dannate e seminando ovunque desolazione e morte.
Quei paurosi racconti erano spesso legittimati da assalti di briganti a carovane o ai inermi contadini nei campi che lasciavano solo corpi senza vita a terra e gli abitanti del luogo erano molto superstiziosi, cosi bastava un qualsiasi evento anomalo per terrorizzare tutti.
Una sera d’autunno verso l’imbrunire apparvero improvvisamente in cielo grosse nubi nere portate da un vento gelido e all’improvviso balenò un lampo accecante e un sordo boato scosse la terra dalle fondamenta gettando nello sgomento quelle semplici popolazioni.
Tutti si affrettarono alla propria abitazione a sprangare la porta e rifugiarsi temendo che quel demone fosse giunto nel borgo a reclamare le loro anime. Il temporale infuriò devastante contro le pareti delle misere casupole che tremavano ad ogni tuono e ognuno se ne stava rannicchiato ad invocare la grazia con gli occhi al cielo.
Le nubi si spostarono sopra il castello e allora tutti ebbero la certezza che quel demone di cui si parlava tanto era giunto per radere al suolo quel simbolo di cristianità, come a sfidare la casa di Dio. Ci fu chi vide un’enorme figura che emettendo urla paurose percorreva tutt’intorno le solide mura del maniero cercando un varco attraverso cui introdursi e che tentò di scavalcarle compiendo un lungo balzo da un’altura vicina chiamata Sasso di Glossina.
Fu allora che i timidi contadini si affacciarono sull’uscio delle loro porte di casa ad osservare il miracolo: all’improvviso nel cielo cupo offuscato dalle nubi apparve una luce abbagliante al centro della quale fu vista distintamente la bianca immagine della Vergine che con un raggio di luce colpì la paurosa creatura infernale facendola cadere rovinosamente ai piedi della collina.
All’alba del giorno dopo, quando gli abitanti osarono uscire dalle loro abitazioni, andarono a vedere ai piedi della rupe e lì notarono con stupore un’enorme impronta lasciata sul terreno dalla creatura infernale e dove prima c’erano campi e vigne non rimaneva che una larga spaccatura attraverso cui scorreva un rivolo d’acqua che terminava in un enorme fosso in cui spariva sotto terra.
Fu da allora che quella fenditura venne denominata “Fosso del Diavolo” e, a perenne ricordo della salvezza ottenuta, sul luogo venne eretta una piccola stele in onore di Colei che ancora una volta aveva dimostrato di essere più potente delle forze infernali.