Howard StormIl viaggio alle porte dell’inferno di Howard Storm

Al di là di tutte le religioni, che vogliono imporci un’idea precisa del nostro destino, ognuno di noi ha un’idea proprio di cosa ci sia dopo la morte, anche chi è completamente ateo. La paura della morte è proprio la leva su cui ci si è appoggiati in passato per conquistare la fiducia degli uomini, che ancora oggi, dopo passi da gigante in tutti i campi scientifici, non è arrivato a definire cosa ci sia “oltre”.
Personalmente ho un’idea molto “stramba” di cosa succeda all’anima dopo la morte del corpo e per correttezza non la enuncerò. Sta di fatto che in alcuni casi ( non tanto rari di recente) alcune persone sono convinte di aver visitato il Regno dei Morti ancor prima di morire.
Come dice il titolo della mia pagina bisogna “Credere per Vedere” e non a caso lo scrivo a lettere maiuscole. Ciò vuol dire che, a meno che non ci capiti un’esperienza NDE ( esperienza di premorte), dobbiamo fidarci di ciò che ci dicono le persone protagoniste.
Questa e la prima e forse l’ultima volta che parlerò di questo argomento perchè pare proprio che negli ultimi anni alcuni “furbi” sfruttino l’argomento per un profitto e scrivano libri (anche piuttosto cari) che cercano di affibbiare alla gente come “la verità assoluta”.
Cosa è una NDE? Beh, in Italia la chiamiamo “esperienza di premorte”, ma forse è più giusta la traduzione dall’inglese, ovvero “esperienza vicino alla morte”. Accade in rarissimi casi e nella maggior parte di essi in conseguenza ad un grave trauma cerebrale ( ma non è detto sia sempre così). Le persone che hanno avuto questo tipo di esperienza hanno vissuto in prima persona una specie di viaggio nell’Aldilà e dopo aver visto e provato sensazioni uniche sono tornate sul piano reale risvegliandosi solitamente da un coma.
La maggior parte delle NDE, secondo chi afferma di esserne stato protagonista, sono esperienze positive che in qualche modo cambiano al vita in meglio di chi nella vita ha avuto atteggiamenti di sufficienza o ha compiuto azioni negative, ma ci sono anche casi in cui “l’avventura” è tutt’altro che piacevole e il rianimato ne rimane scioccato.
Bene, tra tutte ho scelto la testimonianza di Howard Storm, e per diversi motivi: non vuole spingere la gente a seguire una religione, non è stata un’esperienza positiva da raccontare “modello fiaba”, è stata vissuta da un ateo ( cosa secondo me importantissima in questo caso) e non vuole fornire insegnamenti a nessuno.
Nel 1985 Storm aveva 38 anni ed era insegnante d’arte all’Università del Kentuchy. Era una persona molto severa e arrogante e spesso era al centro di discussioni sia sul lavoro che in famiglia. Era ateo al punto da essere ostile verso qualsiasi forma di religione e coloro che la praticavano: in pratica non credeva a nulla che non fosse scientificamente dimostrato.
Nel giugno 1985, a causa di un forte stress, decise di fare un viaggio assieme alla moglie in Europa e rilassare la mente e il corpo in previsione della sessione di esami. Howard però si portava dietro già da tempo un’ulcera, che durante la sua vacanza peggiorò drasticamente e gli perforò lo stomaco facendo travasare i succhi gastrici. Venne ricoverato in codice rosso, ma entrò in coma ed i suoi valori precipitarono: alla moglie i dottori dissero che non avrebbe superato la notte.
L’uomo in un’intervista disse che quando venne ricoverato era cosciente della situazione e ciò che più rimpiangeva era di non riuscire a trovare le forze per dire addio alla moglie. Poco dopo il ricovero avvertì una sensazione di profondo relax e si abbandonò aspettando la fine.
A quel punto i suoi ricordi ebbero un blackout, fino a quando qualcosa accese una luce davanti a se. Con sua grande sorpresa si vide in piedi accanto al letto ospedaliero e stava guardando il suo stesso corpo che era disteso nel letto attaccato a tubi e macchinari.
La prima reazione che ebbe fu di tremendo spavento e iniziò ad urlare. Nessuno lo ascoltò, nemmeno al sua stessa moglie che era seduta su una sedia di fianco al letto e stringeva la mano del suo corpo. Le si avvicinò, la chiamò e le urlò in faccia perfino bestemmiando, ma la donna non le prestò attenzione. Era confuso, sconvolto e arrabbiato, ma non riusciva ad attirare l’attenzione su di lui in nessun modo.
In cuor suo sapeva che non era un sogno: il pavimento era freddo ed i suoi piedi nudi percepivano il contatto con il suolo; sentiva caldo sulla pelle e percepiva la luce dei lampioni fuori dalla finestra. Tutto attorno a lui sembrava però fermo, come se il tempo si fosse fermato per tutti tranne che per lui.
Ad un certo punto sentì chiamare il suo nome: <<Howard, Howard! Vieni qui!>>.
Si voltò e capì che oltre la porta della camera c’erano diverse figure che lo chiamavano.
<<Siamo qui per prenderci cura di voi. Ti devi rassegnare. E’ il momento che tu venga con noi.>>
Howard provò paura perchè quelle figure erano solamente delle ombre, così chiese loro chi fossero.
Chiedendo, ancora una volta, chi fossero, ho chiesto loro se fossero medici e infermieri.
<< Sbrigati, vieni a vedere. Lo scoprirai da te!.>>
Con una certa riluttanza l’uomo uscì nel corridoio, ma si trovò di fronte una fitta nebbia, che gli impediva di vedere ad oltre due passi da lui. Poteva vedere le sue mani, ma non le figure che lo stavano chiamando, che erano una decina di metri più avanti.
Intravedeva solamente delle sagome confuse, o meglio delle forme che mutavano e lo precedevano nella nebbia. Howard la seguì nella nebbia sempre più profonda. Chiese loro nuovamente chi o cosa fossero e ricevette la stessa risposta di prima.
<<Sbrigati, lo scoprirai…>>
A quel punto le seguì, ma il corridoio sembrava non finire mai, nemmeno la nebbia che lo dimorava. Allora Howard si lamentò dicendo alle figure che era stanco e voleva tornare indietro.
<<Il dolore è una stronzata, Howard. Devi seguirci ed avrai le tue risposte!>>
Gli sembrò di aver viaggiato per chilometri, ma alle sue spalle c’era sempre il corridoio con una lontana luce che proveniva dalla sua stanza.
Le figure, notando il suo tentennare, iniziarono a prenderlo in giro sul suo corpo, facendo anche battute pesanti e scatenando in lui il desiderio di raggiungerle e picchiarle.
Per provocarlo maggiormente iniziarono a ridere e bisbigliare, tanto che una di loro disse:
<<Shhhhh, ti può sentire…Lui può sentire!>>
Howard iniziò a correre, ma più andava veloce e più le ombre si allontanavano. Ad un certo punto il corridoio finì e l’uomo si perse nella fitta nebbia. Iniziò ad urlare ed insultare chiunque lo avesse condotto in quel luogo, ma attorno a lui c’era il silenzio più assoluto. A quel punto di voltò e fece per tornare sui suoi passi, ma come fece un passo delle mani lo abbrancarono e lo trascinarono dalla parte opposta.
Si ritrovò a combattere contro delle braccia di cui non avvertiva i corpi, ma sentiva chiaramente insulti e minacce di voci mostruose nella nebbia, che sembravano a tratti divertite da quel suo comportamento.
Alcune mani tirarono fuori gli artigli e iniziarono a lacerargli il corpo, mentre qualcosa lo morse dietro il collo provocandogli un estremo dolore. Più si divincolava più mani lo afferravano e lo trascinavano, tanto che ebbe la sensazione che fossero almeno in 20 ad opporsi a lui.
Howard continuò a combattere senza sosta, ma era consapevole che “loro”, al contrario, non avevano alcun fretta di vincere. Giocavano con lui proprio come un gatto gioca con un topo. Lo graffiavano, lo mordevano e strappavano pezzi della sua carne, ma lentamente, in modo che il loro divertimento durasse più a lungo possibile.
Alcuni di loro davano ordini agli altri ed erano quelli che più si divertivano a insultarlo, umiliarlo e prendersi gioco di lui: Howard era preda di una folla di esseri-ombra totalmente guidata da una crudeltà sfrenata. Anche se inizialmente aveva pensato che quegli esseri fossero vestiti, durante il contatto fisico loro non percepì mai abiti, ma solo una pelle viscida e dura dal colore scuro con bozzi quasi ovunque.
Howard ad un certo punto cadde a terra e rimase sdraiato ed esausto in mezzo a loro, ma con sua sorpresa le figure si calmarono e si allontanarono nella nebbia: nelle loro parole c’era la delusione perchè l’uomo non era più divertente e la sua resa li annoiava. Di tanto in tanto sentiva un calcio ai fianchi, un graffio sulle braccia, un morso ai piedi, ma erano sempre più rari e le figure sembravano allontanarsi lentamente.
Attorno a lui tornò il buio, anche se i suoi occhi erano aperti e sondavano sopra di lui in cerca di uno spiraglio che gli facesse capire dov’era.
<<Dove sono?>> chiese.
<<Ancora da nessuna parte, ma è giunto il momento di deciderlo!>> gli rispose una voce, stavolta molto più “calda” e accogliente di quelle che aveva sentito fino ad allora.
<<Cosa devo fare?>> chiese nuovamente Howard.
<<Prega Dio… >> rispose lei.
<<Io non prego. Non so come pregare.>>
A quella risposta la nebbia si schiarì leggermente e Howard, disteso ancora a terra nel buio, si vide circondato da centinaia e centinaia di creature feroci dall’aspetto mostruoso simili agli orchi delle fiabe, con grosse mascelle da cui spuntavano lunghi canini, braccia artigliate e occhi rosse come il fuoco.
La situazione sembrava senza speranza, ma la voce nuovamente gli disse:
<<Prega Dio… >>
Howard non sapeva come fare. La voce glielo disse una terza volta.
Howard pensò e qualcosa che aveva sentito dire e balbettò:
<<Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla … Dio benedica l’America!>>
Alle sue parole quelle creature andarono in delirio, come se avessero gettato loro addosso dell’olio bollente. Iniziarono ad urlare ed insultarlo con voci mostruose, pronunciando una lunga serie di oscenità e bestemmie che lui conosceva molto bene perchè a volte le pronunciava lui stesso.
Howard allora continuò:
<<Padre nostro che sei nei cieli…>> ma non ricordava altro, così iniziò a pronunciare parole a caso che avessero a che fare con la religione, come “chiesa”, “saio”, “La Mecca”, “Buddha”, ecc.
La folle divenne sempre più frenetica e le urla sempre più forti, finchè… finchè tutto finì e Howard sprofondò nuovamente nelle tenebre.
Rimase lì per molto tempo in uno stato di disperazione e paure per ciò che gli sarebbe successo; non aveva la forza di alzarsi, ne di muovere le braccia: si abbandonò al suo destino, qualunque fosse stato.
Howard Storm riaprì gli occhi nel suo letto d’ospedale, e stavolta sua moglie era lì al suo fianco e fu la prima ad accoglierlo al suo risveglio. L’uomo subì un intervento molto delicato allo stomaco che durò 8 ore, durante le quali i dottori affermarono che più volte era andato vicino alla morte. Tuttavia l’uomo si riprese e scelse di cambiare vita, diventando molto più malleabile e mite di carattere. Entrò anche a far parte della United Church of Christ ed iniziò lo studio della teologia.
Storm ha voluto lasciare un consiglio a tutti gli esseri umani:
<<Quella doveva essere la porta dell’Inferno, l’ingresso degli inferi. La gente deve rendersi conto che in ogni momento sta costruendo la propria vita eterna, anche in questo preciso istante.>>

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere