jenny-e-augusta-due-bambine-perse-nella-tormentaJenny e Augusta, due bambine perse nella tormenta

Avete mai sentito parlare della yuki-onna? La yuki-onna, secondo il folclore giapponese è la famosissima “donna delle nevi”, una creatura soprannaturali che apparirebbe agli esseri umani che si perdono nelle tormente di neve e che sono prossimi alla morte.
La notizia di cui sto per parlarvi però non è una leggenda, ma un fatto storico comprovato, sebbene abbia dell’incredibile e si svolse in Svezia all’inizio del 1900. Cosa c’entra la donna delle nevi giapponese allora? Ve lo scriverò alla fine.
I fatti si svolsero nel 1901 a Östergötland, una delle province nella parte meridionale della Svezia. Ancora oggi la zona è prettamente rurale e tra le più povere del paese. Al tempo gli abitanti vivevano alla giornata e lottavano per sopravvivere. Una di queste famiglie era quella di Johan August, un boscaiolo che ogni giorno sfidava il clima rigido e le intemperie per portare qualche spicciolo a casa e sfamare la sua famiglia.
Era il 13 novembre e Johan, come al solito, si era alzato all’alba per andare a tagliare alberi. Per terra c’era già oltre mezzo metro di neve ed era una rigida giornata invernale. Klara, la moglie Johan, si alzò verso le 7 del mattino, pronta a ricevere il pellicciaio che di tanto in tanto le portava volpi ed ermellini da scuoiare in cambio di qualche soldo da aggiungere allo stipendio del marito. Le due figlie della coppia, Jenny e a Augusta, non potevano permettersi di andare a scuola e aiutavano la madre in casa nelle faccende e nel recuperare legna per il fuoco o acqua al torrente per lavare i panni.
Per fortuna, come succede spesso tra le famiglie meno abbienti, la famiglia August poteva contare sull’aiuto di altre persone nella loro stessa condizione e a volte grazie a un regalo, a volte facendo scambi con i vicini, riuscivano a concludere la giornata con un pasto caldo e il meritato riposo.
Quel giorno doveva essere uno di quelli fortunati perchè un’anziana del villaggio vicino aveva promesso a Klara della carne secca e alcuni vestiti del suo marito da poco defunto, ma la donna era troppo impegnata nello scuoiare gli animali per andare a prendere quei doni. Fu così che chiese alle due ragazzine di andare al posto suo e come ringraziamento di portarle una bottiglia di vino. Jenny aveva solo 11 anni e Augusta appena 8, ma conoscevano bene la strada perchè l’avevano percorsa più volte con i genitori e durante i mesi più caldi spesso andavano a giocare con gli altri bambini da quelle parti.
Nonostante la forte nevicata del giorno prima Jenny e Augusta si avviarono nel primo pomeriggio, convinte di ritornare al massimo un paio di ore dopo. Attraversarono la fitta boscaglia e giunsero a destinazione, dove l’anziana donna diede loro ciò che aveva promesso; poi le dissero che sarebbero tornate subito a casa, ma inspiegabilmente non andò così.
Avevano percorso quella strada decine di volte eppure al ritorno le due ragazzine, probabilmente tradite dalla neve alta, sbagliarono sentiero e ben presto persero l’orientamento. Chi ha fatto una passeggiata nei boschi sa che questo può succedere a chiunque, anche senza neve e anche a persone esperte, perciò c’è da chiedersi perchè la madre non abbia mandato un adulto con le bambine, fosse anche solo un vicino.
Sta di fatto che Jenny e Augusta si persero nei boschi e ben presto scese il buio. Si ripararono in una rientranza sotto le radici di un grosso albero e li riuscirono a trovare riparo dal vento anche grazie ad un’enorme roccia che in parte ne copriva l’entrata.
Era ormai sera inoltrata e anche Johan stava rientrando stancamente a casa.
Klara non vedendo giungere le due figlie iniziò a preoccuparsi e assieme a Johan uscì nei boschi con una lampada e ripercorrere il sentiero che solitamente faceva per raggiungere il villaggio limitrofo. I due cercarono e chiamarono disperatamente le bambine, ma non ricevettero alcuna risposta e la notte divenne fredda e insostenibile per i due che dovettero tornare a casa. All’alba Klara e Johan andarono a cercare aiuto delle autorità, ma anche le ricerche di quella giornata furono infruttuose. Vennero organizzati gruppi di ricerca, ma dopo due giorni a temperatura di -8 °C ogni ricerca venne fermata: le bambine vennero date per morte e non aveva più senso andare avanti, anche perchè la neve era nuovamente scesa in quei giorni e tutti erano sicuri che i loro corpi sarebbero stati ritrovati solo in primavera.
Klara e Johan continuarono le ricerche per contro proprio per diversi giorni, ma non ebbero miglior fortuna e iniziarono anche loro a perdere le speranze di rivederle. L’unico che continuò assieme a loro le ricerche fu il parroco che chiese ad alcuni contadini di continuare ad aiutare gli August ancora per alcuni giorni e di battere anche i sentieri più impervi: a suo dire are necessario ritrovare i loro corpi per dar loro degna sepoltura.
Proprio uno dei contadini sollecitato dal sacerdote, Alex Lind, una mattina seguì il sentiero che per errore avevano intrapreso le bambine e quel giorno avvenne qualcosa di miracoloso.
Era la mattina del 5 dicembre del 1901 e l’uomo trovò le bambine raggomitolate sotto l’albero, ancora vive anche se in una specie di coma. Le bambine furono immediatamente portate all’ospedale di Kisa dove lottarono per sopravvivere ancora diversi giorni. Erano passati 21 giorni, ma contro tutte le previsioni erano sopravvissute tutto quel tempo alla fame e il freddo.
Jenny pesava 27 kg e Augusta 18 kg, avevano ustioni da freddo e i piedi erano congelati irreversibilmente, ma i dottori riuscirono a rianimarle e curarle. Purtroppo dovettero amputare i piedi delle bambine e per tutta la vita portarono segni di debolezza e predisposizioni a bronchiti e polmoniti, ma dopo una lunga degenza entrambe poterono tornare a casa.
E’ possibile sopravvivere 21 giorni al gelido inverno svedese?
Le bambine dissero che avevano provato a ritornare a casa dopo la prima notte, ma non riuscirono a reggersi in piedi per via del freddo che aveva già compromesso i piedi. Rimasero vicine l’una accanto all’altra per farsi caldo e si cibarono solo di neve sciolta e delle provviste date loro dall’anziana signora.
Il giornale Östgöta-Correspondent fece partire una colletta per le sfortunate bambine e i lettori donarono un totale di 30.000 SEK che servirono a pagare loro le protesi ai piedi. Dopo la lunga riabilitazione tutta la famiglia venne accolta nella città di Kisa, dove le due ragazzine continuarono a ricevere le cure e alcune donazioni da persone più abbienti e riuscirono tutto sommato a vivere dignitosamente.
Jenny e Augusta crebbero e diventarono sarte specializzate: grazie a quel lavoro diventarono quasi autonome, tanto che Jenny riuscì a sposarsi e ad avere perfino 4 figli. Augusta morì di influenza spagnola nel 1919, mentre Jenny molto più tardi, nel 1945.
E ora veniamo alla donna delle nevi.
La storia di Jenny e Augusta rimbalzò su tutti i giornali del nord Europa e furono molti i giornalisti che negli anni si presentarono a casa loro per intervistarle e carpire loro qualche notizia inedita. Nel 1913, in particolare, un inviato di un giornale di Stoccolma riuscì ad entrare nelle loro simpatie e ad ottenere informazioni davvero incredibili sulla loro vicenda. Le due ragazze raccontarono infatti che per essendo molto piccole si erano rese conto che quel freddo le avrebbe uccise e il terzo giorno decisero di abbandonarsi al freddo e si tolsero di dosso alcuni vestiti che la vecchia aveva donato loro e che avevano usato per coprirsi: in quel modo speravano di accelerare il congelamento e finire di patire quel freddo quasi insopportabile.
Fu allora che apparve loro una signora dai lunghi capelli nero e vestita di bianco che disse loro che non avrebbe permesso che il freddo le uccidesse. La descrissero come una donna dell’età della loro mamma ( circa 30 anni) con la carnagione pallida che rendeva i capelli quasi irreali e una bocca rossa come il fuoco. Il suo tocco era freddo come la neve, ma la sua vicinanza trasmetteva loro un senso di calore. La donna tornò da loro ogni giorno e tutte le volte le rassicurò dicendo loro che il freddo non avrebbe fatto loro del male finchè non sarebbe arrivato qualcuno a riportarle a casa.
Apparentemente questa sembra una storiella inventata dal giornale o dalle stesse ragazze fomentate dalle continue interviste, ma c’è un dettaglio che sembra confermare questa insolita versione dei fatti. Il primo giornale che riportò la disavventura di Jenny e Augusta fu il Östgöta-Correspondent nel 1901 e nel lungo articolo scritto a riguardo riportò anche le parole del contadino che salvò le due bambine: Örjan Hultgren disse di aver trovato le bambine grazie a sua moglie Hulda che gli rivelò di aver più volte fatto uno strano sogno in quelle notti in cui vedeva due bambine infreddolite dalla neve che si trovavano sotto un albero, e chiamavano a squarciagola la mamma. Il sogno era talmente vivido che la donna credeva di sapere anche la zona dove si trovava quell’albero e lo spiegò al marito che volle tentare la ricerca proprio dove gli indicò lei.
Si tratta di una coincidenza? Può essere, ma c’è da dire che in Scandinavia il folclore è molto vivo e gran parte della gente crede in creature protettrici dei boschi e della natura al punto da essere convinte che quelle creature esistano davvero e non è raro che i boscaioli o i contadini lascino doni lungo sentieri per aggraziarseli. Chissà , forse quella donna ha voluto per una volta restituire il favore e salvare due vite innocenti dal gelo…

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere