carcassa di TecolutlaLa misteriosa carcassa di Tecolutla

Tecolutla (chiamata spesso erroneamente Tecoluta) è una località messicana, diventata famosa in tutto il mondo nel 1969, dopo il ritrovamento del “Mostro di Tecolutla” o la “Carcassa di Tecolutla”, ovvero il ritrovamento di una carcassa di un animale marino che si arenò sulla spiaggia di La Vigueta.

La mattina del 14 marzo 1969, alcuni pescatori avvistarono un animale di grosse dimensioni ormai morto, galleggiare a poca distanza dalla riva. Venne descritto come somigliante ad “una barca capovolta”. I pescatori invece di avvisare le autorità, attesero pazientemente il ritiro della marea finche fù possibile avvicinarsi all’animale. Molti degli uomini presenti, presi dal desiderio di guadagno che potavano trarre dalla sua carne e dalle sue ossa, iniziarono a sezionarlo.

Quando l’animale fu presentato alla prima equipe di scienziati era ormai stato irrimediabilmente mutilato in più punti e quindi non era più possibile il suo riconoscimento.

Quando gli scienziati riuscirono a mettere le mani sulla carcassa, dell’animale non restava altro che la testa, di cui è disponibile anche una celebre foto. L’equipe non poterono far altro che constatare l’elevato stato di composizione della carcassa di Tecolutla, cosi il 16 marzo la caricano, con una gru, su un automezzo e la portarono di fronte al molo per studiarla prima che si decomponesse del tutto.

Secondo quanto riportato sui documenti ufficiali del caso, la carcassa pesava più di una tonnellata, era ricoperta da una spessa corazza e munita di un corno lungo tre metri. Dalla ricostruzione ipotetica dello scheletro il peso dell’animale da vivo venne stimano in 35 tonnellate e, sebbene fu identificato inizialmente come un cetaceo, alcuni particolari dovettero far ricredere gli studiosi.

I resti dell’animale erano di colore nero, caratterizzati da striature bianche. Un particolare decisamente insolito era che dalla sua bocca fuoriuscivano alcuni denti di quasi 4 cm di lunghezza, cosa davvero insolita per i cetacei.
Secondo gli esperti, questi elementi non riscontrabili tutti insieme in alcuna specie conosciuta, non classificherebbero l’animale in nessuna famiglia. Alcuni attribuirono quei tratti particolari alla decomposizione e conclusero che si trattasse della carcassa di una balenottera o un capodoglio, ma molti altri studiosi ne presero le distanze.
La teoria a cui puntò la maggior parte degli studiosi della carcassa fu di uno zifide, un cetaceo praticamente ancora oggi quasi del tutto sconosciuto e raramente osservato nel suo habitat, dotato di un corpo simile a quello di una balena e di una testa simile a quella dei delfini con denti. Degli zifidi si sa poco e nulla perché vivono lontanissimi dalla costa, in profondità spesso inaccessibili ed è stato possibile accertarne l’esistenza solamente grazie a carcasse arenatesi in riva.

Il ritrovamento divenne motivo di attrazione di moltissimi curiosi. Il 18 marzo, dopo due giorni dalla messa in pubblico, il cadavere iniziò ad andare in putrefazione e gli organi a cadere dalla carcassa, l’odore si fece insopportabile; ciononostante, il sindaco di Tecolutla ignorò la richiesta della cittadinanza di sotterrarlo e volle mantenerlo ancora in vista come “attrazione turistica” per altri 10 giorni.

Oggi il cranio della creatura è esposto al museo di biologia Marina di Tecolutla e rimane un grande mistero della criptozoologia, sul quale purtroppo la barbarie dell’uomo ha reso impossibile far luce.