donna nuda dei Pirenei

La donna nuda dei Pirenei

Da qualche anno a questa parte pare che la maniera più efficace per sentirsi apprezzato dalla società sia distinguersi dalla norma. Gesti spericolati, perversioni sessuali sin da bambini, atti di bullismo, violazione di leggi e regole: tutto pur di finire su un social network o in rete con un video da esporre a milioni di persone. E c’è da dire che anche le leggi odierne, piuttosto che tutelare il cittadino, sembrano schiave del soldo e a volte si sente di verdetti al limite del credibile che vanno decisamente contro il buon senso.
Buon senso, certo: diciamo che l’umanità di buon senso ne ha davvero poco e nella storia evolutiva è passata da un eccesso all’altro, senza mai raggiungere l’equilibrio che dovrebbe avere la specie pensante in cima alla catena alimentare. Se oggi esageriamo e non abbiamo più senso del pudore, rispetto del prossimo, pietà per i disgraziati, una volta eravamo spietati allo stesso modo ma verso chiunque si opponesse a quello che era il pensiero comune. Un esempio eclatante? Galileo Galilei rimpianse ( forse no, ma io lo avrei fatto) tutta la vita l’aver esposto la sua teoria che la Terra ruotava attorno al Sole e venne incarcerato come eretico; poi 180 anni dopo ( non 10 o 20) la Chiesa si scusò ufficialmente per averlo ingiustamente condannato.
Ecco, la vicenda che vi sto per raccontare avvenne in un periodo postumo a Galileo, ma allo stesso modo rigido ed estremamente chiuso rispetto alle “diversità”, tanto da considerare pazzo chiunque si atteggiasse in modo sospetto. Non sto per raccontarvi al solita favoletta, ma una serie di fatti realmente accaduti e documentati all’epoca degli avvenimenti.
Nei paesi industrializzati non si sente più parlare tanto di “enfant sauvage” o “bambini selvaggi”, ma nei paesi più poveri si tratta di una realtà piuttosto comune. Capita a volte che anche sui nostri giornali appaia una notizia su bambini che sono stati abbandonati ( come Tarzan) nella foresta e allevati da belve feroci.
Questa storia è un po’ diversa e riguarda una donna adulta, descritta come una ragazza bellissima, che fu vista per la prima volta nel 1807 nella zona dell’Ariége mentre si aggirava completamente nuda in compagnia di alcuni orsi. L’unica cosa che copriva il suo corpo erano i suoi lunghi capelli neri. Nell’agosto di quell’anno un gruppo di cacciatori si mise all’inseguimento di un orso bruno colpevole di aver attaccato ed ucciso alcune pecore al pascolo nei pressi del villaggio di Suc; giunsero ad una radura e con loro sorpresa videro due grossi orsi bruni in compagnia di una ragazza completamente nuda che sembrava essere a suo agio assieme a quelle belve feroci.
A quel punto la loro preda divenne un’altra, molto più interessante dell’orso per cui si erano messi in cammino. Solo dopo diverse ore riuscirono ad attirarla lontano dagli orsi e a catturarla: si comportava esattamente come i plantigradi, ringhiando e cercando di ferirli con le unghie o a morsi. Dovettero legarla con delle corde come una bestia e portarla prigioniera al villaggio di Suc.
Per due giorni rimase muta agli interrogatori, limitandosi a suoni gutturali simili a ringhi. Il terzo giorno però iniziò a parlate uno stentato spagnolo come quello che pronuncerebbe una bambina di tre anni. Disse di essere stata una giovane aristocratica spagnola scappata una decina di anni prima assieme al marito per rifugiarsi in Francia, lontano dalla famiglia che la voleva chiudere in un convento. Lungo la strada la coppia venne aggredita da una banda di banditi che uccise il compagno e che aveva in mente di divertirsi un po’ con lei prima di farle fare la stessa fine. Per sua fortuna nell’accampamento giunse un branco di orsi che mise in fuga i briganti e sembrò prenderla in simpatia, al punto che lei stessa decise di seguirli per evitare che i malviventi tornassero per portare a termine il loro piano. Seguì gli orsi sulle montagne e venne sempre trattata come una di loro, così alla fine decise di vivere assieme agli orsi, liberandosi di tutto ciò che le ricordava la cattiveria umana e votandosi alla natura. Per quel motivo quando al villaggio le diedero dei vestiti lei rifiutò e quando glieli infilarono con forza se li strappò di dosso.
Dopo alcuni giorni, approfittando della sbadataggine delle guardie, la donna evase dalla cella in cui era stata relegata e lasciò solo i vestiti strappati che era stata costretta ad indossare. Tornò sui monti e lì sopraggiunse un inverno eccezionalmente freddo, tanto che tutti si convinsero che fosse morta. Ma nella primavera successiva fu rivista di nuovo correre agile fra i monti sopra il villaggio di Vicdessos, non molto lontano da dove era stata catturata.
Nel 1809 fu catturata di nuovo e questa volta rinchiusa in un ospizio a Foix, ma il suo rifiuto di portare degli abiti le valse l’ostilità del Clero e così fu abbandonata in una cella senza cibo e acqua finchè non avesse scelto di seguire le regole. Si dice che un secondino, mosso a compassione per la donna che si ostinava a combattere per la libertà, la fece scappare e lei tornò sui suoi preziosi monti assieme agli orsi. Una mattina di marzo del 1810 fu dichiarata morta dal personale dell’istituto e l’intera cosa fu messa a tacere velocemente.
Della dona non si seppe più nulla, ma la sua storia venne tramandata sia per iscritto che oralmente e venne ricordata come “la matta di Vicdessos” o “la donna nuda dei Pirenei”.
CURIOSITA’: fino ad alcuni anni fa ad Arles-sur-Tech, un piccolo paesino sulla catena montuosa dei Pirenei, la prima domenica dopo la Calderola ( che avviene il 2 febbraio), si inscenava un rapimento di una fanciulla da parte di un orso che la portava in una grotta ( a volte era una capanna) e li la prendeva come compagna.

FONTE: Misteri dal Mondo – Credere Per Vedere